Elogio della sterilità

 In POLITICA

Premesso che l’idea di una riduzione del carico fiscale sui redditi più bassi sia iniziativa sacrosanta – specialmente se accompagnata al mantenimento dei livelli di servizi pubblici richiesti dalle stesse fasce di reddito (altrimenti si vanificherebbe tutto) – e comprendendo la natura puramente elettoralistica dei famosi “80 euro” in busta paga che probabilmente consentirà al Partito Democratico del Primo Ministro Renzi di superare il record di Veltroni del 2008 (l’avremmo fatta tutti!), rimane una forte amarezza per il fatto che in questa fase di grande consenso popolare il Governo, guidato dal segretario del maggior partito di centrosinistra, non abbia compiuto un solo atto affinché anche le famiglie monoreddito, sopra la famosa soglia di 1500 euro mensili (da lavoro dipendente), fossero oggetto di bonus fiscale (e tali famiglie sono maggiormente residenti nel centro-sud).

Appare francamente poco equo un provvedimento che da un lato consente ai lavoratori dipendenti con redditi bassi di ottenere finalmente un bonus, ma dall’altro non distingue se vi sia o meno un carico familiare.

Facciamo un esempio pratico, aspettando di leggere bene il decreto che non mi sembra sia ancora noto.

Supponiamo vi siano due famiglie identiche in composizione, quattro persone (due coniugi e due figli), ma nella prima lavorano entrambi i genitori nella seconda soltanto uno (statisticamente il padre). Ipotizziamo che le entrate mensili di ciascuna famiglia siano di 2800 euro: nel primo caso 1400 euro cadauno, nel secondo caso soltanto il capofamiglia.

Mentre la prima famiglia otterrà doppio bonus, perché entrambi sono lavoratori dipendenti, la seconda famiglia non otterrà nulla da questo provvedimento. L’unico plus è quello del coniuge totalmente a carico che per quel reddito mensile è di circa 36 euro. Quindi abbiamo una differenza di trattamento abbastanza forte (sui 150 euro).

Se al provvedimento sul bonus fiscale aggiungiamo anche l’ipotizzato taglio di detrazioni e assegni familiari per finanziare alcune parti del jobs act, troviamo che le famiglie monoreddito – che spesso sono tali proprio a causa dell’ingessatissimo mercato del lavoro e per la crisi economica – sono ancora una volta quelle penalizzate. Non è la prima volta che i governi nazionali – di fronte a tesoretti – anziché ragionare su quozienti familiari o comunque sugli aiuti – finanziari o sociali – a chi ha la pessima idea (in questo paese, naturalmente) di continuare a fare figli, preferiscano qualche bello spot elettorale.

Troppo difficile – evidentemente – spiegare che saranno i nostri figli, in futuro, a garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e del servizio sanitario pubblico: due pilastri del welfare dei quali usufruiranno anche coloro che figli non ne hanno, per scelta o per sfortuna.

 

p.s. nell’intervista pasquale a Repubblica, Matteo Renzi ha invitato ad aspettare i provvedimenti per le famiglie perché è “assurdo che lo Stato penalizzi chi fa figli”. Ora naturalmente abbiamo aspettato tanto, aspetteremo anche questo altro lasso di tempo che il Primo Ministro ci chiede, ben consci però che non è né il primo né sarà l’ultimo Presidente del Consiglio che da Palazzo Chigi troverà assurdo che siano penalizzate le famiglie. Anche noi – che non abitiamo a Piazza Colonna – lo troviamo francamente assurdo. Speriamo che almeno concretizzi l’impegno: stavolta non ha promesso nulla.

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