#UNNIEASANTA
L’account ha una descrizione deliziosa: «Un catanese VERO, segue ‘a festa dal 3 al 5 domandandosi: Unni è ‘a Santa?» e porta me e il mio amico, omonimo, a uno sforzo assurdo. Lui sul campo, insieme a un numero imprecisato di twittaroli impazziti, che seguono candelore e fercolo della martire catanese, social referenziando a beneficio di tutti coloro che seguono l’evento soltanto sui social; io su Twitter, postando, ritwittando, facendo ogni sforzo per far salire l’hashtag di posizione.
Lo scorso anno siamo riusciti in un’impresa bestiale: il nostro #unnieasanta è arrivato nelle prime cinque posizioni, roba a livello “maratona” di Mentana, per intenderci!
Ed è proprio su questo che vorrei soffermarmi: un gruppo sparuto di pochi individui, alcuni non più giovanissimi (quindi non proprio digital native, come si usa dire!), addirittura distanti fisicamente dall’evento (purtroppo non partecipo alle festività agatine dal 2010), decide di fare un esperimento sociale che è assai indicativo sulla potenza dei social network nel veicolare le informazioni. Ora, se un esperimento come questo riesce, un esperimento peraltro basato su fatti reali e verificabili (il fercolo di Agata è ormai georeferenziato e le coordinate sono fornite in API a chiunque), cosa potrebbe invece accadere con altre notizie?
Vi confesso che quando lo scorso anno abbiamo raggiunto le prime cinque posizioni su Twitter da un lato ero felice come un bambino (mi è sembrato di partecipare in qualche modo alla Festa!) dall’altro mi sono reso realmente conto di che pericolo possano essere taluni strumenti se adoperati con intenti poco edificanti e in mano a manipolatori della realtà.
È per questo che considero assai più grave, di quella in capo alla politica, la responsabilità della stampa italiana, viepiù oggi nel quale i media sono ben oltre la mera carta, che talvolta non verifica le notizie e si limita a ritwittare o ripostare la posizione del potente di turno o di colui che sta scalando il potere con metodi non proprio puliti (vedi la vittoria di Trump in US, aiutata anche dalle infiltrazioni russe nei social media).
Compito della stampa, oltre a quello principale di essere il cane da guardia di qualunque politico (ed è per questo che il dilagare di giornalisti candidati alle elezioni costituisce – a mio avviso – un danno alla categoria), dovrebbe essere quello di verificare approfonditamente le notizie, altrimenti quando al posto di un hashtag, innocuo e divertente come #unnieasanta, dovesse esserci qualcosa di più serio che fa montare la già abbondante rabbia dei cittadini, poi non è che gli stessi giornalisti possano meravigliarsi più di tanto se cominciano a proliferare tanti mini fascismi sparsi qua e là!
Tornando alla nostra amata Catania, la festa sta per cominciare, anche se ho già visto sui social che le candelore stanno già percorrendo le strade del centro e si stanno facendo ammirare dai turisti che anche quest’anno arriveranno a frotte. Catania si mette in gran spolvero per la Festa che – per chi non lo sapesse – è la terza al mondo per numero di partecipanti: ogni anno si riversa nel centro storico della città oltre un milione di persone, baciate spesso dalla fortuna di un inverno mitissimo, come quello dello scorso anno quando la festa si concluse a mezzogiorno del 6 febbraio.
Anche quest’anno, con l’amico Vincenzo saremo lontani ma vicini, uniti da questo grande gioco dello scalare le classifiche su Twitter, mossi soltanto dal desiderio di vivere la nostra città e la nostra festa in modo allegro e pulito, sperando sia di viatico a una risurrezione della nostra terra che è ancora – ahinoi! – assai lenta.
Chi volesse aiutarci nella nostra missione sociale ecco tutti i riferimenti:
#unnieasanta – hashtag ufficiale
@unnieasanta – profilo FB, TW e IG ufficiale
Il mio profilo twitter lo conoscete bene:
@vpistorio
Chi volesse gustarsi un anticipo della festa, ecco il mio reportage del 2010.
Buona Festa di Sant’Agata a tutti!