Il voto utile

 In POLITICA
«Da domani lo scriviamo anche noi un bel cartello, Giosuè! “È vietato l’ingresso ai ragni e ai Visigoti”. E basta con questi ragni!». Ci ha fatto sorridere molto questo dialogo che Roberto Benigni inserì nella prima parte de La Vita è Bella. E ci ha fatto molta tenerezza questo padre ebreo che cerca di salvare l’immaginazione del figlio dall’orrore che sta per consumarsi davanti ai loro occhi.

Questo spazio ha compiuto dieci anni: i primi articoli, scritti in inglese, volevano raccontare i miei primi passi nel mondo della fotografia digitale e dell’e-commerce. Poi sette anni fa nacque il vero e proprio blog Trentamila Piedi sopra lo Stivale: in Italia era un momento storico che all’epoca avevo definito di “democrazia condizionata”, condizionata dal fatto che il padrone del più grande impero mediatico privato controllava la televisione pubblica da Presidente del Consiglio. Berlusconi voleva imporre una stretta sull’utilizzo delle intercettazioni e un bavaglio alla stampa, soggiogando il potere giudiziario sotto il controllo del potere esecutivo. Il lavacro elettorale mondava da ogni sozzeria la classe politica, la quale ergeva come unico proprio giudice il popolo sovrano, quello stesso popolo che veniva “addomesticato” dalle televisioni pubbliche e private, continuando l’opera di rincogliomento totale delle masse avviata negli anni Ottanta.

Sette anni dopo Berlusconi è incredibilmente quasi muto e la scena politica principale è contesa da tre poli, o meglio tre polli, che nel pollaio del Palazzo si beccano in continuazione, in un gioco al massacro di istituzioni e cittadini. In un incredibile tutti contro tutti, Salvini attacca Renzi, Grillo attacca Renzi, Renzi attacca Grillo e Salvini: inseguono tutti quello che è diventato il più grande partito di massa che il nostro paese abbia mai conosciuto dai tempi del dissolvimento di DC e PCI: il “partito dell’astensione”.

Quella alla quale stiamo assistendo ormai da mesi e mesi non è – cari amici e lettori di questo blog – politica e nemmeno lotta politica: è semplicemente una guerriglia mediatica continua per accalappiare il consenso di una larga parte dell’elettorato, che non si sente più rappresentato dai partiti politici tradizionali e nemmeno dai movimenti più recenti e che quindi rimane a casa o vota scheda bianca/nulla. Un problema, quello rappresentanza politica, ormai non più soltanto un tema italiano: nelle ultime presidenziali francesi al secondo turno il 10% di chi è andato a votare ha messo nell’urna una scheda bianca o nulla. E qualcosa di analogo l’abbiamo visto alle legislative transalpine.

Tutta questa premessa per dirvi che in questo blog, pur nell’imminenza di una campagna elettorale probabilmente violentissima, non si parlerà né di questi galletti né delle loro polemiche continue: viviamo un periodo storicamente rilevante che gli storici del futuro probabilmente classificheranno come un’epoca ben determinata. Un periodo che ha avuto il suo inizio con la caduta del muro di Berlino che ha aperto i varchi dell’Occidente e che ci ha messo di fronte alla prima vera verifica della solidità dei nostri principi e ai nostri valori. E dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre, che hanno dato il via a un terribile sequela di attentati in Europa e nel mondo intero, le democrazie occidentali, quelle basate sullo stato di diritto e sulle libertà, si trovano di fronte a se stesse e a come tutelare insieme la sicurezza dei propri cittadini e la solidità delle proprie costituzioni, che contengono i principi cardine dei nostri ordinamenti e delle nostre libertà fondamentali.

Ciò che a chi scrive appare intollerabile è che le lacune precipue del conflitto politico-elettorale, l’assenza dunque di una visione credibile e realizzabile per risollevarci dall’ormai decennale crisi economica che il nostro Paese (e non solo) vive, stiano in qualche modo scaricandosi sugli ultimi, i più deboli, gli indifesi, che sono senza tema di smentita coloro che stanno fuggendo dai loro paesi per salvare la loro pelle. Intere popolazioni abbandonano le loro terre non perché va di moda fare un viaggio trans-mediterraneo a bordo di fatiscenti barconi ma perché scappano dalle guerre, dalle malattie e dalle carestie. Queste ultime – paradosso della storia – sono per la maggior parte causate proprio da quel riscaldamento globale che vede le popolazioni più ricche – compresi noi italiani – i principali responsabili dell’innalzamento delle temperature del pianeta. Paradossalmente con il nostro tenore di vita alziamo la qualità delle nostre esistenze e condanniamo quella parte di mondo che non ha raggiunto il nostro livello di sviluppo, costringendo quelle genti ad abbandonare i loro territori per cercare di non finire come cibo per gli avvoltoi. E – scandalo fra gli scandali – abbiamo pure il coraggio di chiamarli migranti economici, come se avessero alternativa, la possibilità di scelta fra un posto di lavoro e un altro.

Negli ultimi sei mesi alcuni episodi accaduti in politica mi hanno colpito profondamente e determineranno la mia scelta elettorale alle prossime elezioni legislative della primavera del prossimo anno:

  1. Legittima difesa: in un disegno di legge la maggioranza a guida democratica ha inteso modificare il concetto di legittima difesa. Nel dibattito sul tema è sempre più presente l’idea che armarsi è la soluzione per darsi maggiore sicurezza.
  2. Stupro da parte di un profugo: la Presidente del Friuli Venezia-Giulia ed ex vice segretario del PD, Debora Serracchiani, ha scritto (e ribadito dopo le polemiche) un comunicato stampa dove ha lasciato intendere che un delitto quale lo stupro compiuto da un richiedente asilo politico fosse più odioso e più grave dell’analogo compiuto da un cittadino italiano.
  3. In una sentenza, la Cassazione pur respingendo (giustamente) la richiesta di un Sikh di indossare il proprio pugnale (simbolo religioso), si è allargata e ha parlato di conformità ai valori occidentali ai quali tutti devono tendere se vogliono essere accolti in Italia.
  4. L’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi è forsennatamente impegnato nella promozione del suo libro Avanti (un tomo a metà fra la commedia e la fantascienza, a mio parere): nelle sue memorie ha scritto “aiutiamoli a casa loro”, rubando lo slogan di Salvini.
  5. Patrizia “Pat” Prestipino, neo responsabile del Dipartimento Animali del PD (caliamo un velo pietoso sulla fantasia dei nomi dei dipartimenti in questa nuova segreteria Renzi), ha parlato di politiche per tutelare la maternità perché la “razza italiana” è sostanzialmente minacciata dall’ondata migratoria.
  6. Il senatore democratico Esposito, nella polemica sulle ONG (sì, in Italia anziché fare le polemiche sulla corruzione, sull’evasione fiscale, sulle mafie le facciamo su chi fa del bene!), parla di “ideologia” del salvamento in mare: “non possiamo salvarli tutti”. Certo, lasciamoli crepare!
  7. La sindaca PD di Codigoro (Ferrara), Alice Zanardi, ha ordinato maggiori controlli e possibilmente tasse più elevate ai cittadini che ospitano profughi.
  8. Il ministro Minniti, in evidente piena personale campagna per chissà quale futuro prossimo incarico una volta espletate le elezioni, annuncia che verranno negati i porti italiani a quelle ONG che non avranno firmato il codice di condotta promosso dal Governo.

Sono ragionevolmente convinto che questo elenco, con buona pace del ministro Delrio (il migliore nella compagnia di giro attorno a Renzi e al Giglio Magico), continuerà ad aumentare mano a mano che ci avvicineremo alle elezioni. Il rigurgito di una destra fascista, insieme con la totale insipienza dei grillini come forza di governo ma buona sempre per raccattare malumore in un paese immobilizzato, stanno portando il maggior partito sedicente di centrosinistra a spostarsi progressivamente a destra, come peraltro stanno certificando i maggiori e autorevoli osservatori dei quotidiani progressisti. Per tre giorni consecutivi Repubblica, sicuramente assai tenera nei confronti di Renzi da quando Calabresi è direttore, ha infilato tre editoriali di fuoco contro questa deriva anti migranti che sta spingendo il PD ad abiurare la propria storia e i propri principi fondativi. Dopo il numero uno di Largo Fochetti, prima la firma di punta Massimo Giannini e poi l’ex direttore Ezio Mauro, hanno letteralmente fatto a pezzi la politica del Viminale. Per non parlare ovviamente di Roberto Saviano il quale senza se e senza ma si è schierato per Medici Senza Frontiere che ha osato non firmare il Codice di Condotta di Minniti per un solo insormontabile punto: la presenza di armi a bordo.

Ora quello a cui stiamo assistendo è una deriva pericolosa del PD: l’inseguimento ai voti di destra, alle paure della gente alla quale viene additato il mostro dell’uomo nero che sbarca a Lampedusa, non può che allarmare chiunque basi le proprie convinzioni politiche attraverso lo studio dei dati statistici che affermano senza alcuna ombra di dubbio che un’invasione proprio non c’è. Questa scelta di Minniti e della maggioranza di Governo di strizzare l’occhio ai più beceri istinti pur di racimolare qualche consenso in più (tanto gli idealisti di sinistra son dati per persi da tempo) non può che portare il nostro Paese a un deficit etico di serie proporzioni. E forse ha ragione proprio Saviano quando afferma che questo non è più il tempo dei guanti, del fair play, e che bisogna rispondere ai Salvini, ai Di Maio, ai Dibba e purtroppo per noi di sinistra anche agli ex compagni di avventura Esposito, Serracchiani, Renzi, Minniti, con la fermezza di chi crede che negare i diritti umani ai migranti è equivalente di negare a se stessi tutta la propria storia.

Non possiamo più fare sconti a chi sostiene che è ideologico salvare vite umane, non possiamo più tollerare che venga distorta la realtà per coprire le più grave mancanze che portano la nostra intera classe dirigente ad essere inadeguata a risolvere i problemi economico-sociali del nostro Paese. Perché come dice ironicamente Arianna Ciccone non è che se togliamo di mezzo questo cazzo di problema dei migranti poi c’è improvvisamente la ripresa e la crescita!

A questo punto però, a sei mesi dal voto politico (con una legge elettorale per ora astrusa), è importante essere chiari, soprattutto a futura memoria di quando – statene certi – ci chiederanno il voto utile per evitare le inutili dispersioni. Lo vogliamo dire con fermezza ora: forse non c’è più voto inutile di quello dato a chi poi non rispetta i propri ideali e calpesta i propri principi. A quel punto meglio votare Clemente Mastella: hai visto mai che ci fa conoscere Lenny Kravitz!

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