Ci vorrebbe un amico
Per riuscire a dimenticarti, a dimenticare tutto il male servirebbe un amico – cantava Antonello Venditti. E quando stai giù e ti senti immerso nei guai fino al collo non devi far altro che gridare forte il mio nome e in un battibaleno mi troverai a bussare alla tua porta – riecheggiava James Taylor.
Già.
Perché soltanto un amico può raccogliere le fredde e gelide lacrime di una mattinata d’inverno, quando il dolore ti annienta il petto. Soltanto un amico può starti ore e ore ad ascoltarti, seduto su un muretto sorseggiando birra e fumando sigari. Ed è soltanto con un amico che puoi pensare di ubriacarti fino a notte fonda, passare da casa sua per prendere due teli da mare e farti il bagno nudi fra gli scogli della Timpa. E quando lui se ne va capisci il vuoto che ti rimane.
Perché soltanto un amico può passare un caldo sabato mattina di tarda primavera attaccato al suo tablet, aspettando lo streaming di un evento che per gli altri sarà nulla ma per te è il massimo della vita e ti invia messaggi prima e dopo, confessando d’essersi emozionato.
Perché soltanto un amico può dichiarare a mezzo mondo che di notte ti sta seguendo che sì la medaglia nella sua gara è stata bella ma questa lo è ancor di più perché l’avete vinta insieme, perché ha vinto lui, perché da italiano è ancor più bello e che la dedica a te insieme al tuo zio allenatore e alla tuo ragazza.
E allora, sì, ha ragione da vendere Venditti e ci vorrebbe proprio un amico quando hai bisogno di condividere qualcosa di speciale, ci vorrebbe proprio quando hai voglia di qualche follia, lontano dal raziocinio talvolta desolante della ragione.
Ci vorrebbe un Gabriele Detti per ciascuno di noi e se Cicerone fosse stato un nostro contemporaneo e avesse aperto una pagina Facebook per il suo De Amicitia sono certo avrebbe scelto questa immagine per la copertina. L’amico che abbraccia e coccola il campione, giocando insieme a cavalcioni sulla corsia.