#RideTheWave

 In LIFE, PROGETTI

Caro il mio piccolo blog,

ti ho trascurato ultimamente. Sembrano lontanissimi i tempi in cui ogni giorno pubblicavamo un articolo, se non due! È che le cose sono cambiate, lo sai. Di che dovrei parlare: ancora di politica? Non mi va: praticamente sono un uomo di Prima Repubblica, uno che fatica a trovare il senso di un dibattito binario, come lo ha definito ieri Tommaso Cerno, fresco nuovo direttore de l’Espresso, durante una trasmissione televisiva. Viviamo i tempi della semplificazione schizofrenica: sei con me o contro di me e francamente dopo venti anni di berlusconismo non ho più le energie per imbarcarmi in analisi e discussioni con chi pensa che il mondo sia bianco o nero, che la realtà sia discreta come direbbero gli informatici, che la vita sia una questione di bit: uno o zero, positivo o negativo. Questi sono i risultati di trenta anni di televisione commerciale e dell’inseguimento del servizio pubblico a quel modello: Drive In, Paperissima, Grande Fratello, Isola dei Famosi, Temptation Island (ti risparmio i dettagli su cosa sia quest’ultimo!). La società che ne è venuta fuori mi sembra piuttosto deludente: grillismo, berlusconismo, renzismo. L’iperpersonalizzazione della politica ha portato inevitabilmente allo scollamento di una parte dell’elettorato e dell’opinione pubblica che non era abituata a ragionare così, con la ricerca dell’Uomo della Provvidenza: prima B., ora Matteo, poi chissà Luigi/Beppe. E io – mio caro – non ce la faccio proprio a farcirti di articoli nei quali provo a ragionare: sui social non si ragiona si urla e tu sei venuto al mondo per altro.

Ma come sai la ragione di questo silenzio è anche un’altra: questa estate, quella che finalmente ci ha portato ai Giochi Olimpici (e speriamo di poterci scrivere qualcosa in queste due settimane di gare), sarebbe dovuta essere l’estate dei reportage, della pubblicazione prima di tutto di quegli 11 post che ancora risiedono nella tua pancia, zeppi di foto e privi di parole! La Provenza, la Puglia, la Valle d’Aosta, la nostra Sicilia: migliaia di immagini che aspettavano la solita scrematura prima di essere buttate in pasto a Google!

Ma poi, quanto meno te lo aspetti – e giuro non me l’aspettavo proprio – in una di quelle mie innumerevoli pause pranzo a Villa Borghese, ecco che prendono forma pensieri e parole sopite da tempo dentro strati e strati di stress. Cosa abbia fatto scattare questa molla non saprei e comunque anche se lo sapessi sarebbe una specie di segreto che un autore condivide soltanto con il proprio libro. E così quel maledetto foglio bianco, che tante volte faticava a riempirsi, che persino la più comune costruzione logica “soggetto+predicato+complemento oggetto” appariva peggio di una scalata dell’Everest, ha cominciato a vedere i suoi pixel illuminarsi di bianco e di nero, di forme, di caratteri e di numeri.

E l’estate che doveva essere riempita di storie di viaggi e di nuove immagini per raccontare l’esplorazione di questo mondo e l’emozione che si prova ogni qual volta si incontrano popoli e culture distanti dalle nostre, si è invece riempita per te quasi di silenzio, interrotto soltanto dagli europei di calcio, da qualche episodio di cronaca e da qualche breve commento – sarcastico – sulla politica nazionale.

Ma per me invece questa è l’estate più ispirata che io ricordi: luoghi, personaggi, scene prendono forma quasi inconsciamente, con i polpastrelli delle dita che battono sulle tastiere dei miei aggeggi elettronici quasi automaticamente. Ci sono ancora personaggi da vestire e da animare, storie da pettinare e contestualizzare, sentimenti da scandagliare e da rispettare. Ma sono lì: li posso vedere accanto a me mentre scrivo, li ascolto mentre mi parlano e mi raccontano le loro vicende.

Ci sei andato di mezzo tu che aspettavi fiumi di inchiostro e ti sei ritrovato nelle secche di un canyon, vedendo scorrere l’acqua verso altre destinazioni.

So che mi aspetterai perché sono sei anni che ci raccontiamo il nostro viaggio a cavallo di questo Stivale, anche se proprio quest’anno in volo ci siamo stati poco. Adesso è però il tempo di cavalcare l’onda, assecondarla, lasciarsi trasportare da questi marosi talvolta imperiosi ovunque essi vogliano portarci. Verrà il tempo nel quale anche tu troverai nuova linfa: per il momento trattieni tutte le energie, goditi le nostre Olimpiadi – qualche articolo ci sarà, stanne certo, e stammi al fianco in questo stupendo viaggio.

Ricordi quella canzone di Simon & Gurfunkel che canticchiamo spesso quando scriviamo?

Ecco sii così: like a bridge over troubled water. Sono certo che saprai come ease my mind.

Ci conto.

 

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