La mia droga “Monterossi”

 In LIBRI
Conoscevo Robecchi come giornalista, non benissimo invero agli inizi ma un po’ meglio da quando scrive sul Fatto. La sua rubrica “Piovono Pietre” è per me un must del giornale diretto da Marco Travaglio: la sua satira, al grande pubblico probabilmente era già nota perché il giornalista milanese è uno degli autori di quel mostro sacro che è Maurizio Crozza.

Ma siccome sono uno snob, e forse un po’ troppo siculo, non avevo dato molto peso all’uscita del suo primo romanzo: “Questa non è una canzone d’amore” per la Sellerio. Camilleri per me restava il top della casa editrice palermitana e quindi chiunque osasse pubblicare con lo stesso colore della copertina era una specie di usurpatore! E poi al maestro di Girgenti dovevo l’antidoto alla nostalgia che periodicamente – specialmente nei lunghi mesi invernali e primaverili – mi prende che nemmeno so spiegare come e perché: se poi aggiungiamo le trasposizioni televisive delle indagini di Montalbano, con la sola sigla che mi fa volare con la mente (e giuro anche con il corpo per qualche strana coincidenza spazio-temporale!) lungo le spiagge della mia terra (e della mia infanzia) e sopra lo splendore del Barocco Siciliano, ecco che non ritenevo corretto che sui miei scaffali ci fossero altri autori di noir.

Ma siccome viviamo nel mondo del digitale, dove siamo profilati persino per quale carta igienica decidiamo di acquistare, su Amazon continuavano a suggerirmi il romanzo di Robecchi, insieme ad altri autori della Sellerio. Così un giorno, mentre acquistavo l’ultima uscita di Montalbano, approfittando del servizio Prime del colosso americano (quello che tu paghi una quota di tot euro l’anno e non paghi mai le spese di spedizione e ti arriva il giorno dopo il pacco … e fra un po’ si materializzerà all’istante!) ecco che finalmente aggiunsi all’ordine altri autori: Manvaldi, Recami e appunto Alessandro Robecchi.

Fu in occasione del suo “Dove sei stanotte“, il secondo dei romanzi che lo scrittore meneghino ha pubblicato dopo il successo appunto del primo.

Mi rapì. Letteralmente.

Il suo personaggio, l’autore televisivo Carlo Monterossi, autore di programmi spazzatura quali quelli che siamo soliti vedere su molte televisioni, specialmente commerciali, si trasformava in un esilarante investigatore privato, trovandosi invischiato in faccende tanto surreali quanto pericolose. Divorai quel libro e questo personaggio, Monterossi, è diventato insieme al mio Montalbano una delle compagnie preferite nelle lunghe e solitarie serate estive, quando la mia famiglia si trasferisce in Sicilia e io attivo il commuting mode, il pendolarismo fra la capitale d’Italia e il capoluogo etneo.

Adoro lo stile di Robecchi: asciutto, preciso, coinvolgente. Riesce a dipingere Milano in maniera così bella che sembra di girare per la metropoli lombarda insieme ai suoi personaggi. Ne riesci a cogliere le sfumature, il bello e il brutto, il silenzio serale e il vociare diurno delle attività economiche che ne fanno la capitale economica del Paese.  Uno stile che è anche una lezione perpetua per chi vuole scrivere, per chi cerca l’ispirazione, per chi lavora con le parole.

Finalmente, dopo aver divorato in una notte “Di rabbia e di vento” (il terzo della saga di Monterossi, uscito qualche mese fa) ho recuperato il tempo perduto gustandomi pure il primo, che era nella mia biblioteca e che aspettava solo l’estate “giusta” per essere finalmente letto e terminato. Quello che posso dire – non essendo un critico letterario – è che adesso ho sviluppato una sorta di dipendenza, come con il maestro Camilleri: non vedo l’ora che Alessandro ne partorisca un altro e spero vivamente ci stia lavorando per il 2017. Le sue storie, i suoi ricami, le vicende che Montessori “pettina” per il suo programma spazzatura “Crazy Love” (a proposito, strano che non ne abbiano fatto un vero programma: tra le tante schifezze che si vedono nella televisione commerciale – e non solo – questo non sfigurerebbe di certo!) sono una delizia per il palato di chi apprezza i gialli (o i noir, come si ama dire adesso che le lingue straniere ci fanno sentire più fighi) quando non scadono troppo nel pulp, nel voler a ogni costo cercare sangue. Per me – divoratore di tantissime serie americane (soprattutto poliziesche) – è stato un enorme piacere la scoperta del Robecchi scrittore, con la sua satira così efficace, il suo immergere nel quotidiano che “veramente” viviamo le vicende surreali che descrive. Mi ha persino contagiato la curiosità per Bob Dylan – autore del quale conosco pochissime canzoni, lo confesso – che evidentemente è una sorta di musa ispiratrice per il nostro giornalista.

Tra i tre libri io preferisco il secondo: probabilmente perché sono un fottuto romantico e la vicenda di Maria, questa donna della quale Carlo si innamora e che promette di tornare ma ancora non l’ha fatto, ha – a mio avviso – aggiunto al classico giallo un qualcosa in più, un ulteriore elemento di sogno per il lettore di un romanzo.

E sono grato a Robecchi anche per un’altra cosa: in questa calda estate del 2016, quando finalmente sto mettendo mani al mio romanzo in maniera più precisa e sicuramente più determinata, la lettura di questo autore è una sorta di lezione gratuita di come ci si debba soffermare quando si osserva la realtà, perché molta della nostra immaginazione, quando cominciamo a scrivere, può scaturire dalla mera osservazione del mondo che ci circonda, dalla città che abitiamo, dalle cose che ci capitano, dalle persone che incontriamo, dagli altri che gomito a gomito dividono con noi le strade, i quartieri, le città, il mondo.

Se – come spero – il prossimo anno finalmente avrò completato il mio lavoro sarà anche merito di Carlo Monterossi e del suo autore: il primo, per provare a uscire dallo schema dell’autore televisivo strapagato ma insoddisfatto, amante della giustizia (certo come giustiziere fai da te è un po’ ridicolo ma è questo il fascino del personaggio!); il secondo, perché la sua scrittura è meravigliosa, limpida, trascinatrice. E davanti ai suoi libri è come se ci si trovasse al primo banco di una scuola di narrativa.

A chi legge ma ancora non ha avuto modo di avere tra le mani i tre volumi, consiglio vivamente di non perdere tempo: collegatevi con Amazon, IBS, qualunque altro sito dove siete soliti comprare libri e acquistateli … tutti e tre!

La vostra estate – vi giuro – svolterà!

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