Fra arte e ghiaccio
Èstato un intenso weekend quello appena trascorso per la nostra piccola viaggiatrice. L’autunno a Roma sa essere speciale, specialmente quando il sole splende in un cielo terso e senza nubi com’è stato quasi ininterrottamente fra sabato e domenica. Sabato abbiamo voluto regalare un’esperienza diversa alla nostra piccina: la partecipazione al laboratorio creativo del Book Art Project, il progetto che ha coniugato arte e narrativa, con 12 artisti che hanno interpretato il romanzo di Chiara Cecilia Santamaria “Da qualche parte nel mondo”, sul quale vi avevo raccontato tre settimane fa con questo post.
L’iniziativa, curata egregiamente da Susanna Bianchini nella splendida cornice dello spazio Cerere, a San Lorenzo, ha consentito all’autrice e agli artisti che hanno risposto alla sfida di raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere: arte, narrativa e beneficenza, una bella dimostrazione di come si possano realizzare progetti per aiutare il prossimo.
Anche i bambini sono stati chiamati a interpretare loro stessi il romanzo: sotto la guida delle educatrici del Work in Project, Elisa e gli altri giovani artisti hanno dato sfogo alla loro fantasia e alla loro irrefrenabile creatività, lavorando su vecchi libri e creando le loro opere.
Al termine della fatica hanno raccontato cosa ci fosse secondo loro da qualche parte nel mondo. Le risposte sono state molto graziose: da «la guerra ma anche la pace» a «c’è stile». Chiara ha scritto un bel pezzo per raccontarle.
Elisa, visibilmente emozionata, ha affermato che secondo lei da qualche parte nel mondo c’è tutto quanto, quasi come se sapesse che veramente in questo universo la porzione dello spazio che viviamo è talmente infinitesima che altrove c’è – di fatto – tutto.
Per noi genitori è stata l’occasione di apprezzare la mostra di questi dodici artisti che hanno rappresentato molto efficacemente il libro, i suoi personaggi o i suoi ambienti. A me sono piaciuti particolarmente i volti: forse perché amo i ritratti anche in fotografia, le facce riprodotte sulle copertine del libro di Chiara erano particolarmente intense (qui potete ammirare tutte le opere).
È stato un bellissimo pomeriggio: vedere gli occhi felici della propria bambina, riempie sempre di tanta gioia e siamo molto contenti di averle potuto far fare un’esperienza originale come se ne fanno poche. Sono contento di aver potuto conoscere Chiara di persona: in un mondo che spesso si rinchiude dentro relazioni virtuali, l’aver potuto stringere una mano “vera” dà anche un senso di “realtà” alle chiacchiere che a volte ci troviamo a fare sui social media e che proprio per il confine virtuale risultano in qualche modo limitate.
Per non farci mancare nulla, pur avendo la casa sottosopra, ieri mattina – vista la stupenda giornata di sole – abbiamo deciso di scendere nel cuore del quartiere dove viviamo dove vi era un mercatino natalizio e un po’ di street food (che non guasta mai!).
Ma fra le altre cose previste, nel centro sportivo per il quale io gareggio nel nuoto, hanno avuto una splendida idea: realizzare una pista da pattinaggio su ghiaccio, utilizzando “ghiaccio” eco-sostenibile: una specie di “ghiaccio artificiale”. Così con grande sorpresa per me e sua madre, Elisa ha chiesto il permesso di poter provare a pattinare. Pensavamo fosse una breve prova, giusto qualche sculacciata per terra e via, in giro per le bancarelle! E invece …
Due passi con l’istruttrice e poi da sola per una buona mezz’ora di pattinaggio! Se ripenso a quante volte io sia caduto nell’unica volta che ho provato – in Inghilterra a Rochester – mi viene da piangere! Ma d’altronde si sa, i bambini imparano subito a fare qualunque cosa.
Quando i weekend sono come questo, sereni e felici, anche la permanenza così lontano da ciò per noi è “casa” diventa più sopportabile: d’altra parte se ci pensiamo basta veramente poco ai bambini per essere contenti e noi adulti, di riflesso, riusciamo a rasserenarci … come per magia. Ecco forse non riusciamo a scoprirla veramente e magari mia figlia non sarà d’accordo con me, visto che per lei non esiste, come non esistono Babbo Natale e la Befana: parafrasando però la domanda che le educatrici rivolgevano sabato ai bambini, forse da qualche parte del mondo c’è quella magia che ti restituisce un po’ di serenità.