Dov’è Charlie?

 In POLITICA
La foto che vedete in cima a questo articolo è stata scattata circa un anno fa. Eravamo stati a Nizza per tre giorni dopo averne trascorsi sei in Valle d’Aosta e stavamo per rientrare in Italia. Ci trovavamo a Mentone, prima cittadina francese oltre il confine di Ventimiglia e la terra che vedete dietro il Bastione, è il nostro Paese. Sulla scogliera simile a quella francese, qui in primo piano, da qualche giorno ci sono centinaia di uomini, donne, bambini che vorrebbero attraversare la frontiera: sono arrivati in Europa mossi dalla disperazione e la mia Francia, quella che a inizio anno diede a tutto il mondo una lezione di civiltà con la marcia contro il terrorismo dopo i fatti di Charlie Hebdo, li sta respingendo, li lascia sulla scogliera di Ventimiglia, forse temendo che possano rovinare il panorama ai loro turisti, la loro Costa Azzurra.

A nulla valgono i fatti e cioè che costoro non vogliono fermarsi lì, vogliono soltanto passare.

Il panico che attraversa le Cancellerie europee, incapaci ancora una volta di fornire ai popoli del Vecchio Continente una risposta politica unitaria e adeguata, sta contribuendo in maniera decisiva al successo della paura alimentata dai lepenisti in Francia e dai leghisti in Italia. In televisione, sui giornali e naturalmente nel “mare magno” di Internet – dove l’assenza di filtri e controlli accredita qualunque sciocchezza come verità scientifica – l’eco che rimbalza è soltanto quella relativa all’invasione, alla minaccia dell’altro, dell’alieno. Più comoda, più semplice da raccontare, più efficace commercialmente. Eppure la realtà storica che stiamo vivendo è assai differente e dovrebbe interrogare in primis i governi europei perché ciò al quale stiamo assistendo è un esodo di proporzioni bibliche, di uomini, donne e bambini che fuggono per sopravvivere, scappano per provare ad avere anche loro il futuro che noi abbiamo qui.

E noi abitanti della vecchia Europa e dell’Occidente non siamo certo esenti dalla responsabilità delle loro fughe.

Se persino la mia amatissima Francia si chiude a riccio, se persino la nazione più laica del pianeta, quella che con la propria rivoluzione ha dato il via affinché i diritti di tutti gli uomini siano riconosciuti e perseguiti, se persino lei si chiude in sé e non comprende la portata epocale di ciò che osserviamo quotidianamente nei nostri mari allora vuol dire che l’Unione Europea non ha più ragione di esistere, perché senza diritti dell’uomo non esiste cittadinanza europea.

E se i milanesi di buon cuore rispondono alla melma fascio-leghista donando un po’ del proprio tempo ai migranti alla Stazione Centrale, portando qualche giocattolo per i bimbi e un po’ di cibo per questi disperati, ci aspettiamo che i francesi di buona volontà si ribellino alla deriva lepenista che la società sembri voler intraprendere, forzando il governo socialista a rinsavire e a costruire un’Unione nuovamente aperta e inclusiva anziché questo obbrobrio che abbiamo partorito dopo il referendum (sempre francese) sulla Costituzione Europea.

Altrimenti è comodo farci dire “Je suis Charlie” da tutto il mondo quando siamo noi a essere colpiti: adesso Charlie sono questi disperati.

 

p.s. Trovo nausente quanto si legge sui social network relativamente a “scabbia”, “rogna” e altre malattie che sbucano fuori dalla fantasia di Salvini e sembrano appestarci, quando basterebbe un po’ di sale in zucca per capire le basi della statistica. Dopo la retorica dei 35 euro al giorno sentivamo proprio la mancanza di altra demagogia sulla pelle dei disperati. 

 

 

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