Dieci cose che ho capito in nove mesi di scuola.
Volati. Nove mesi bruciati, spazzati via, passati nello scorrere di un sospiro, in un battito d’ali, nella pressione di un click, nel tocco di un tap. Lunedì pomeriggio è terminato il “nostro” primo anno scolastico importante, la prima elementare anche se adesso la scuola si chiama primaria e non più elementare. Troppo riduttivo il vecchio nome e a buona ragione direi, visto che il programma che questi bambini (e noi genitori con loro!) devono sopportare proprio elementare non è!
Quella che segue è una lista di dieci cose che mi hanno maggiormente colpito in questo primo anno scolastico non più da studente ma da genitore di studente (scolara, nel mio caso!). Naturalmente è una lista semiseria … o quasi!
- le vocali: per i lettori di questo blog provenienti da qualunque parte del mondo (ci allarghiamo un po!) che non sia la mia Sicilia forse quanto sto per dire non è rilevante. Ma viveteci voi con una bambina che ti corregge tutte le vocali che pronunci che per te – da buon siciliano – sono tutte apertissime come una finestra spalancata in una dolce serata di maestrale. Pésca e Pèsca per me si pronunciano allo stesso modo e non rompete le balle, voi marmocchi con la vostra pseudo pronuncia continentale, peraltro “de borgata” e un tantino “coatta”!
- congiunzione e terza persona singolare del presente del verbo essere: avete mai provato a sonnecchiare mentre lei/lui legge gli esercizi che dovrebbero aiutare a distinguere “e” da “è“? No? Siete fortunati, perché ogni parola accentata (e solo il Signore sa quante volte c’è il solo verbo essere in un qualunque compito di prima!!!) per te è sinonimo di infarto plurimo al miocardio, ischemia cerebrale da terrore puro, a causa di quella vocina stridula che impara la corretta pronuncia di “è“!
- il nuovo alfabeto: A, Bi, Ci, … Direte voi? Manco po’ c..zo! Improbabili fonemi vengono partoriti da queste creature! Che poi, fino a quando sono le prime lettere va bene, ci fai l’abitudine. Il problema è che poi arrivano sputi, pernacchie e roba varia quando si tratta di esse, anzi pardon “s” (da pronunciare rigorosamente da sola, come se fosse veramente possibile!). Poi l’immancabile puntualizzazione: «La maestra ci ha detto di correggere anche i genitori quando facciamo i compiti». E tu pensi «‘tacci sua», ma mica lo puoi dire!
- C’era una volta l’aritmetica: diseguaglianze, insiemistica, e tutte altre belle cose che noi a sei anni nemmeno sapevamo fossero state inventate! Regoli, abachi e la carinissima “linea dei numeri”! Geometria euclidea, manca soltanto qualche accenno a polinomi, a equazioni di primo grado, funzioni di una variabile e mezzo programma di Analisi Matematica I è fatto!
- Facciamo insieme i compiti?: tu aspetti il fine settimana per svaccarti sul divano, oziare, leggere, sonnecchiare! No! «I compiti sono facoltativi» – dissero le maestre all’inizio dell’anno – «certo a noi piacerebbe che li facessero». Risultato? Fine settimana trascorso sui libri che non ti accadeva ormai da una vita, vacanze natalizie piene che nemmeno la preparazione di Fisica Nucleare (e ti costringono pure a portare bagagli in più in aereo), vacanze pasquali con la realizzazione compiuta della Passione di Nostro Signore (d’altronde che settimana santa sarebbe?!)
- la scuola gratuita: modulo di ginnastica, modulo di musica, rotoloni, carta igienica, sapone, tovaglioli, … mah, stendiamo un velo pietoso!
- la sveglia mattutina: per far alzare dal letto questi bambini ci vuole un argano, una gru! Che novità, direte voi! Tutto vero se non fosse che mia figlia non è mai stata amante del sonno e infatti ogni santo sabato e ogni santa domenica che Dominiddio ha mandato durante l’anno scolastico la sveglia è stata sempre molto, ma molto presto! Invertire no, vero giuiuzza?
- modulo d’arte: una sera a cena mia figlia comincia a parlare di Miró e Klimt, e tu non capisci più nulla, chi sei, dove stiamo andando, c’è vita su Marte.
- inglisc: moduli di tutti i tipi si propongono e si realizziano ma ancora in Italia non si è capita una cosa: si pensa che una lingua straniera si debba insegnare. Invece non è così: a quell’età una lingua si deve apprendere e per farlo bisognerebbe (in verità sin dalla scuola dell’infanzia) immergere la classe nella realtà di quella lingua. Non devi insegnare che gatto si dice cat o che fiori si dice flowers! Peraltro aprendo la strada a lunghe diatribe fra le varie pronunce (e meno male che non abbiamo toccato il tasto dell’ortografia, se no sarebbero stati dolori visto che a scuola si predilige quella britannica e nel mondo del lavoro – in Italia – quella americana. Immaginate che guerra settimanale!)
- Genitori sui banchi: dulcis in fundo noi genitori. Una volta, quando ero piccolo, la maestra era un’autorità indiscussa. Se combinavi qualcosa prima era colpa tua, poi se ne poteva discutere e alla fine la colpa rimaneva comunque tua! Adesso abbiamo genitori che non riescono a staccarsi loro stessi dai figli, che li devono “proteggere” dai rimproveri e dalle note degli insegnanti, come se quelle creature di sei anni fossero tutte angeliche e non capaci delle più grandi cavolate epiche, cose che peraltro tutti noi abbiamo fatto! Forse servirebbe qualche modulo ogni settimana anche per noi genitori per cercare di farci capire che la scuola non è un baby parking e magari ognuno accetti di fare il mestiere proprio!
Adesso tre mesi di riposo meritato per lei, un po’ meno per noi e poi a settembre si ricomincia. Certo è che se volano così nove mesi basta una distrazione e ce la ritroviamo iscritta al liceo!
Buone vacanze a tutti gli scolari e gli studenti! Divertitevi, servono a questo le vacanze!
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