Ritorno al Futuro – 28 aprile 2040

 In POLITICA
«Signora Presidente, lei non può permettere che il Presidente Di Battista e il suo Governo stuprino in questa maniera le prerogative del Parlamento, la sua autonomia legislativa e l’indipendenza del parlamentare prevista dalla nostra Costituzione!» – tuonava in una distratta aula di Montecitorio la pasionaria Giuditta Pini.

«Onorevole Pini» – le ribatteva una infastidita Giulia Sarti dallo scranno della Presidenza – «lei ricorderà bene il 28 aprile di venticinque anni fa quando – siamo entrambe parlamentari da allora – il governo presieduto dal suo ex segretario Matteo Renzi pose la questione di fiducia proprio sulla legge elettorale. Venticinque anni fa avrei anche io inveito contro la Presidenza per aver accettato tale violenza, ma ormai è tardi. Precedenti e prassi consolidate fanno parte del regolamento materiale dei lavori di questa Aula. Non è a questa Presidenza che lei e il suo gruppo dovete rivolgere adesso le vostre proteste».

Si è chiuso così il dibattito sulla questione di fiducia posta dal governo guidato da Alessandro Di Battista, l’eterna promessa del Movimento Cinque Stelle che giunto finalmente a Palazzo Chigi, dopo aver stravinto un ballottaggio contro un Partito della Nazione travolto dagli scandali successivi all’ennesima tangentopoli, ha chiesto e ottenuto che la legge elettorale proposta dal suo partito, votata a maggioranza semplice in Commissione Affari Costituzionali della Camera, approdasse in aula con il voto di fiducia per stroncare qualunque emendamento interno ed esterno al Movimento e consentisse al Governo di poter ricattare il Parlamento con la minaccia delle dimissioni e delle nuove elezioni. La nuova legge elettorale, che conferisce al vincitore del ballottaggio il 70% dei seggi, entrerà in vigore immediatamente, consentendo ai futuri governi di tenere sempre una pistola carica puntata alla tempia dei deputati.

Il Governo ha annunciato inoltre che a breve presenterà un disegno di legge costituzionale per modificare l’intera Costituzione, ventincinque anni dopo la riforma Boschi-Renzi, introducendo ulteriori rafforzamenti al potere esecutivo.

Le opposizioni appaiono come frastornate mentre la stampa italiana è entusiasta del nuovo corso introdotto dall’ex rivoluzionario grillino ormai maturo e forte uomo di governo, preferendo questo “giovane caudillo maleducato” al più riflessivo e moderato Luigi Di Maio.

 

p.s. post scaricato dalla versione futura di Trentamila Piedi sopra lo Stivale 😉

p.p.s. La piccola citazione finale a questo post è un sentito ringraziamento a un grande giornalista, e maestro di tanti di noi che giocano con le parole, Ferruccio De Bortoli che lascia oggi la direzione del Corriere della Sera con un editoriale secco e deciso, grande lezione di stile e di come si dirige un quotidiano, a prescindere dalla condivisione o meno delle sue idee.

 

photo credit Camera dei Deputati

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