La mela di Tim

 In MEDIA
Quando ero ancora uno studente, non ricordo se al Liceo o all’università, avevo un orologio con un sensore per la misurazione del battito cardiaco dal dito indice della mano. All’epoca mi sembrava una cosa incredibile, nonostante fosse un oggetto veramente brutto da guardarsi!

Qualche decennio dopo arriva sul mercato un orologio che fa molto di più che misurare il battito cardiaco: sarà una sorta di ambulatorio personale, una specie di assistente medico privato che potrà essere “portato” sempre con sé.

Ha impiegato quasi tre anni e mezzo per staccarsi dalla scomodissima eredità del suo predecessore, ma con il keynote di lunedì mattina possiamo ragionevolmente affermare che l’aver proposto (di fatto scelto nella sua ultima estate) Tim Cook, come CEO di Apple, sia stata l’ultima geniale intuizione che Steve Jobs ha lasciato al mondo.

Uomo assai diverso dal fondatore della Mela, Cook ha mano a mano reinventato l’azienda senza mai snaturarla, superando in termini di profitti e di vendite il mito che l’ha preceduto ma soprattutto ha vinto tutte le perplessità che da quel triste 5 ottobre 2011 molti nel mondo provavano.

Insieme con quel genio del design che è Jony Ive, ha consolidato i prodotti di punta, dall’iPhone al Mac, stupendo sempre di più per la bellezza di alcuni oggetti, e poi è passato a qualcosa che sia altro, il legame fra la tecnologia e l’essere umano. Molto scetticismo c’è stato e sicuramente ci sarà ancora quando l’Apple Watch arriverà in commercio: tuttavia è indubbio che si tratti di un prodotto sì rivoluzionario in termini di tecnologia IT impiegata (e miniaturizzata) ma soprattutto in termini di design. Onestamente questo orologio è veramente bello da vedere, così come meraviglioso è il nuovo Macbook, dal peso irrisorio di due libbre, circa nove etti!

Ma non è soltanto sui prodotti che si vede la novità della Apple di Cook: sta piuttosto in alcune scelte progettuali che forse spiazzano la concorrenza. In tale contesto, il nuovo Research Kit, cioè gli strumenti pensati per quella che ormai si chiama Sanità Digitale, appare come il primo tassello di un nuovo modello che Cook immagina debba essere Apple: se Steve Jobs si pose in gioventù l’obiettivo di personal computer per tutti e che fossero integrabili persino con le cucine (una delle prime pubblicità del primo Macintosh lo vedeva ritratto proprio nella stanza più abitata di ogni casa), il suo successore sta disegnando per l’azienda di Cupertino un futuro quasi di assistente e maggiordomo per la vita, una sorta di grande bambagia dentro la quale essere accuditi e coccolati da questa “grande sorella” che ormai è Apple, peraltro quasi un paradosso se pensiamo che Jobs si scagliò contro il “grande fratello” IBM ben 31 anni fa nel celeberrimo commercial durante il Superbowl del 1994.

È una Apple molto più colorata e varia, economicamente di nicchia (peraltro qualcuno dovrà spiegarci perché il Macbook costa $1299 mentre in Europa lo dovremmo pagare €1499!), ma che ormai guida il mercato accontentando spesso le esigenze che prima invece non avrebbero avuto soddisfazione: il tempo dirà se questo nuovo prodotto indossabile, prima vera novità della Mela con Cook alla guida dopo che aveva cominciato a rompere un po’ degli schemi del fondatore con l’iPhone 5C (quello colorato e in policarbonato per renderlo accessibile a fasce di consumatori restii a svenarsi con il top della gamma) e con l’iPhone 6 Plus (che accontentava i desiderata di chi volesse uno smartphone dal display grande), avrà creato o meno un mercato come fu a suo tempo con l’iPad, ridicolizzato persino per il nome e che poi ha avuto uno straordinario successo planetario.

Credo di non sbagliarmi dicendo che da questa nuova Apple di Tim Cook, forte di una capitalizzazione bestiale e soprattutto di un’incredibile liquidità che le consente di poter acquisire sul mercato qualunque altra realtà ritenga opportuno per i propri progetti, ci si possa attendere da un lato il mantenimento di prodotti informatici e di intrattenimento digitale (forse verranno accontentati anche coloro che agognano una TV della Mela) ma dall’altro anche la ricerca di frontiere ancora inesplorate, come d’altronde le voci dell’iCar danno per imminente un progetto di automobile elettrica dell’azienda di Cupertino. Lo stesso ingresso delle azioni della Mela nell’indice Dow Jones, il più importante indice azionario della maggiore borsa del pianeta, consolida sempre di più il trend di questa azienda informatica che ha mutato la propria natura invadendo campi che solitamente erano delle industrie più tradizionali.

Resta da capire cosa accadrà di tutta la mole di dati che abbiamo affidato a questi grandi player dell’informatica e della rete, da Google a Microsoft, passando per Amazon, Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp e tutti i vari attori, competitor o meno di Apple nel mondo dell’Information and Communication Technology. Probabilmente queste aziende tecnologiche contribuiranno in maniera decisiva al miglioramento delle condizioni di vita di moltissime persone (basta vedere i video proprio su Research Kit trasmessi durante il keynote): ci auguriamo che dai segmenti di privacy che progressivamente stiamo cedendo a terzi quanto meno ne si possa ricavare tutti dei benefici. E se magari qualche dollaro di questi enormi profitti fosse tassato nel Paese nel quale si ottengono tali guadagni forse non sarebbe nemmeno male!

 

photo credit: Apple Keynote del 09 marzo 2015

Recommended Posts
CONTATTAMI

Per qualunque informazione scrivimi e ti risponderò al più presto possibile.

Not readable? Change text. captcha txt
0
VINCENZOPISTORIO.COM