Tu chiamale se vuoi emozioni

 In PROGETTI
Sembra passato un secolo e invece non è trascorso nemmeno un mese da quando – emozionato come quando da ragazzino terminavo una ricerca per la scuola sulla vecchia Olivetti di mio padre – chiudevo #vedraivedrai e lo mandavo in stampa.

Emozione doppia due settimane dopo quando finalmente ho ricevuto la copia cartacea: non nego l’utilità e la comodità degli ebook, ma assaporare il proprio libro sulla vecchia carta è sempre una sensazione particolare perché rende tangibile il lavoro che per mesi ti ha impegnato.

Adesso è già tempo di altri progetti: alcuni riguardano questo blog (e li vedrete presto) e il mio portfolio fotografico (questi invece un po’ meno presto, visto che il tempo di “sviluppare” i negativi digitali è ridotto al lumicino!), altri invece si concentrano su un romanzo e su una serie di racconti che ho in testa e che aspettano soltanto di essere “tradotti” in parole e segni!

Durante le ultime vacanze natalizie ho ritrovato tra le vecchie carte alcuni articoli scritti sia per il giornalino scolastico sia per un piccolo giornale che usciva ad Acireale, la bella cittadina barocca a circa quindici chilometri da Catania dove ho studiato alle scuole medie inferiori e superiori. Venticinque anni dopo l’esame di maturità sono nuovamente su una tastiera, stavolta senza nastro e bianchetto per correggere (adoravo l’odore del nastro della macchina da scrivere!), pronto a cimentarmi su altre sfide. Ricordo ancora il mio insegnante di storia e filosofia deluso dalla scelta di seguire un percorso scientifico per i miei studi universitari anziché umanistico come mi suggeriva, specialmente dopo una maturità tutta all’insegna della letteratura italiana e inglese, con farcitura di filosofia!

Un quarto di secolo dopo credo che forse tutti i torti il buon vecchio professore “comunista” non li aveva: a volte la vita però è bizzarra e magari le passioni più soffocate e dimenticate vengono prepotentemente fuori e ti portano a danzare un altro giro di valzer e a impegnarti in un’altra avventura.

Forse è questo il bello di passare i quaranta anni: da neo maggiorenne senti di poter scalare il mondo, da adulto a poco a poco capisci che non è poi così importante arrivare in cima ma gustarsi ogni metro e ogni rifugio della tua scalata.

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