La medaglia della Fiat 128
Può far tutto, guida il Paese senza nemmeno uno straccio di opposizione seria, visto che a destra si stanno scannando in attesa del ritorno in campo del leader sempre eterno, tra i pentastellati cominciano a volare gli stracci e la sinistra antagonista greca s’è sciolta come neve al sole dopo le Europee.
L’unica cosa che non può fare – però – è lasciarsi andare a delle equiparazioni che non stanno né in Cielo e né in Terra.
Affermare che Matteo Salvini e Susanna Camusso siano due facce della stessa medaglia, quindi sostanzialmente la stessa cosa, è insultante non soltanto – ovvio – per i sindacalisti e per gli iscritti alla CGIL, lo per molta più gente.
Perché per quanto la Camusso lui possa disegnarla come una donna intenta a mettere il gettone telefonico nell’iPhone, per quanto la consideri antiquata e conservatrice, per quanto Crozza la possa tratteggiare come prigioniera degli anni ’70, con il mangianastri e la 128 (peraltro la mia macchina di famiglia preferita che nel lontanissimo 1974 ho contribuito a sfasciare lanciandola a folle in discesa!), il segretario generale della CGIL non si è mai messa a cantare in coro, urlando quanto puzzassero napoletani e meridionali, colerosi e incapaci di adoperare il sapone.
Non si è mai messa a “tifare” per il Vesuvio o per l’Etna affinché distruggessero noi meridionali come anticamente fu fatto con Pompei.
Non ha mai inneggiato alla soluzione aerea alla “Videla” per risolvere il problema dei “bingo-bongo” (cit. Mario Borghezio).
Nella sua infinita vena polemica, che ormai da oltre due anni abbiamo imparato a conoscere e moltissimi ad apprezzare, non vorrei che al Presidente del Consiglio stia cominciando a prendere un po’ la mano. Pestare un merda capita – diceva Forrest Gump – ma la bravura sta nell’evitarla la volta successiva. E non mi sembra che stia prestando la giusta attenzione per evitarlo.
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