Si fa presto a dire spending review

 In LIFE
Un’analisi pubblicata da Bloomberg a settembre ci ha regalato un inaspettato sorriso: nel ranking annuale che il network finanziario produce, il nostro Paese si è classificato al terzo posto – ripeto terzo! – dopo Singapore e Hong Kong nella graduatoria dei più efficienti servizi sanitari nazionali. Con poco più di 3.000 dollari pro-capite spesi (in calo rispetto allo scorso anno) e poco meno del 9% del PIL investito nel sistema sanitario (in massima parte pubblico, come sappiamo) l’Italia ha un’aspettativa di vita molto elevata (quasi 83 anni, ancora in rialzo rispetto al passato), seconda soltanto a Hong Kong fra le prime tre. Insomma stiamo bene e viviamo più a lungo degli altri paesi europei e occidentali. Dovremmo forse tenerlo nella giusta considerazione quando ci lasciamo trasportare dalla demagogia e dal facile qualunquismo, inveendo contro la malasanità e gli sprechi nel pubblico, ritenendo persino superato il concetto stesso di servizio sanitario nazionale.

Voglio raccontarvi un episodio personale: alla fine dello scorso mese di maggio ricevetti una telefonata da uno dei medici ematologi in servizio al Centro Trasfusionale del Policlinico Gemelli di Roma, dove ormai da molti anni sono solito donare il sangue, prima da donatore occasionale ora come socio dell’associazione del nosocomio cattolico della Capitale.

Il simpaticissimo medico del reparto mi informava che c’erano dei valori strani su un parametro di coagulazione e mi chiedeva se potessi tornare da loro a ripetere il test. Ovviamente lo feci immediatamente ed è cominciata un’avventura estiva terminata positivamente proprio oggi e che ha escluso un’inizialmente paventata malattia di tipo genetico-ereditario. Visite mediche, analisi approfondite e non molto frequenti, costi del personale e delle attrezzatura, per poi – fortunatamente per me – scoprire un sostanziale nulla di grave.

Ovviamente se invece ci fosse stato un problema la solerzia dei medici del centro trasfusionale e la professionalità di quelli del reparto di ematologia del Gemelli avrebbero consentito a un paziente di essere informato sui rischi che stava correndo, ponendo in atto azioni preventive.

Ma che sarebbe successo se in Italia non ci fosse stato un servizio sanitario nazionale pubblico? Avrei avuto la stessa possibilità di accertare le mie effettive condizioni cliniche? Può la “Salute” essere trattata come una qualunque altra merce e quindi lasciata al libero scambio commerciale del mercato che prevede un sostanziale equilibrio fra domanda e offerta, dove questa deve essere prodotta ovviamente in maniera conveniente per chi offre il servizio?

L’episodio – positivo per me – mi ha insegnato che qualunque caso di mala sanità, di cattiva amministrazione dei soldi pubblici nella gestione del comparto sanitario nel Paese, non può e non deve mai compromettere una conquista sociale di enorme portata che costituisce un elemento caratterizzante del nostro stato sociale: il fatto che tutti – senza alcuna differenza di ceto – abbiano diritto a tutte le cure, anche preventive, rende il nostro servizio sanitario all’avanguardia nel mondo. Starei quindi molto attento – se fossi fra coloro che si occupano di spesa sanitaria – nel monitorare cosa viene tagliato a fronte di generici risparmi che si vogliono ottenere da quel comparto, evitando per quanto possibile le solite semplificazioni giornalistiche sui “costi standard” e sul celeberrimo “costo della siringa“! Perché spesso i quattrini nella sanità non sono mere spese ma anche e soprattutto investimenti per il futuro. Spendo ora in prevenzione per evitare costi maggiori a consuntivo.

Ma questa vicenda mi ha anche confermato nella scelta di fare il donatore periodico: sin dal 1990, quando – neo maggiorenne – donai il mio primo mezzo litro di sangue in un’autoemoteca al liceo, ho cercato per quanto possibile, visti i miei spostamenti, di donare sempre nella stessa struttura, per avere così una storia clinica da poter tracciare e per poter essere seguito da un’equipe all’avanguardia. Ecco, se ci pensate donare il sangue, oltre che salvare qualche vita, è anche un modo per regalarsi un po’ di serenità con la giusta prevenzione.

Quindi se siete nelle condizioni fisiche di poterlo fare, perché non provate anche voi a donare un po’ di speranza agli altri?

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