La mediocrazia

 In POLITICA
La sconvolgente tragedia che ha colpito per l’ennesima volta il nostro territorio, e la città di Genova in particolare, si è condita dei più grotteschi retroscena quando abbiamo saputo che molti dirigenti preposti alla cura del territorio, al contrasto al dissesto idro-geologico del territorio, si erano pappati dei succulenti premi di risultato alla fine dell’anno scorso.

Non credo si faccia molta fatica a scorrere lo Stivale e a trovare – nella Pubblica Amministrazione, nelle società pubbliche, nelle partecipate, nelle varie agenzie tematiche – migliaia di casi di sistematico saccheggio delle casse dell’erario, con premi e prebende elargiti senza le minime motivazioni.

Ha voglia Matteo Renzi di parlare di meritocrazia, di “merito come valore anche di sinistra“: il merito in Italia non esiste e non esiterà mai. Noi non abbiamo un mondo del lavoro e della pubblica amministrazione basato sul riconoscimento di risultati ben tangibili e documentabili.

Noi non viviamo nella “meritocrazia“.

Viviamo invece nella “mediocrazia“, dove il “medio” non è riferito alla “classe” che dovrebbe trainare il Paese, bensì al dito medio, come nella rappresentazione di Cattelan a Piazza Affari a Milano.

E se aggiungiamo che seggi, posti, caselli, vertici si ottengono per raccomandazione, senza il minimo screening pubblico, il quadro che ne viene fuori è sconfortante. Poi i politici danno la colpa alla “burocrazia” inefficiente e ai burocrati parassiti, come se non avessero reso loro così la macchina dello Stato!

Spesso sentiamo che se non si fanno le riforme arriva la Troika europea. Talvolta penso che forse sarebbe persino un bene, anche se la maggior parte di questi mediocratici raggirerebbe i commissari europei come un calzino!

Però non lamentiamoci quando i nostri figli non torneranno più dall’estero, quando preferiranno sgobbare cinquanta ore a settimana ma ben considerati e valutati anziché lavorarne quaranta subendo la presa per i fondelli di un apparato pubblico vessatorio con i deboli e prono con i forti.

Non lamentiamoci quando l’ultimo cervello in fuga e l’ultimo uomo di buona volontà spegnerà la luce, esausto per aver combattuto una guerra persa in partenza. Non lamentiamoci del buio perché se non ci sarà più nessuno a tenere acceso la colpa sarà soltanto di questo pessimo sistema che abbiamo voluto costruire e che non vogliamo abbandonare.

Un altro mondo è possibile, solo forse non in Italia.

 

 

Photo Credit: Paolo Margari

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