Il tempo della chiarezza
Abbiamo il vice segretario del principale partito italiano, Debora Serracchiani, che anziché incassare in silenzio la tirata d’orecchie, nemmeno troppo forte, del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Galantino, risponde che quest’ultimo e i vescovi italiani non capiscono nulla del cambiamento, a differenza del Pontefice, facendo finta di ignorare che proprio Papa Francesco ha messo in quella posizione Galantino sei mesi fa, uomo di sua stretta fiducia (d’altronde mettersi contro un Papa super popolare non era proprio il caso!).
Abbiamo uno stuolo di repeaters del pensiero unico renziano che è capace di sostenere tutto e il contrario di tutto, a volte temo soltanto per vedere che effetto fa, tanto per dirla con Enzo Jannacci!
Tuttavia ciò che si chiede – specialmente per la nostra pazienza e le nostre coronarie – è che si giunga finalmente alla chiarezza: non soltanto sul tanto decantato Jobs Act con l’abolizione totale o parziale di ciò che resta dell’articolo 18, ma anche e soprattutto di tantissime altre questioni.
Come sottolineato ieri su Facebook da Irene Tinagli, la giovane economista e deputata di Scelta Civica, vorremmo sapere se è intenzione di Renzi, e quindi del governo essendo praticamente la stessa cosa, riformare la legge Severino come ha lasciato intendere ieri su Repubblica. Vorremmo infatti conoscere se anche questo fa parte del Patto del Nazareno oppure è farina soltanto del sacco del premier.
Vorremmo che si smetta di confondere strumentalmente sospensione feriale dei termini e ferie dei magistrati allo scopo soltanto di ricevere l’applauso del pubblico pagante: non si risolve certo così l’ingolfamento della macchina della giustizia, specialmente di quella civile vero spauracchio per gli investitori stranieri e non.
Vorremmo che si chiarisca – una volta per tutte – se per il Partito Democratico e in particolare per il suo leader è prioritario l’accordo con Silvio Berlusconi e Forza Italia, anche a scapito della sopravvivenza della sinistra interna al PD e se in particolare sulla riforma del lavoro l’obiettivo da perseguire e da portare in Europa sia lo scalpo della minoranza ex comunista, magari con l’umiliazione pubblica di Pierluigi Bersani, già ampiamente anticipata dalle tweetstar renziane schierate in massa contro l’ex segretario democratico e naturalmente contro il leader maximo, senza peraltro entrare nel merito dell’intervista di D’Alema ieri al Corriere.
Vorremmo conoscere i dettagli di un accordo che mano a mano l’azione di governo si esercita appare in tutta la sua nefasta ombra, dalla legge costituzionale di riforma alla stessa riforma della giustizia, passando per quella del lavoro.
Vorremmo capire se ci sono margini effettivi per migliorare la legge elettorale e restituire un po’ di parola anche ai cittadini oppure se le primarie dell’8 dicembre dello scorso anno siano state le ultime prima del diluvio e il diritto di scelta ci sia stato precluso per sempre.
Vorremmo sapere se sia possibile in questo paese fare una moratoria della demagogia e della propaganda almeno fino alla prossima campagna elettorale generale e provare a risolvere problemi anziché complicarsi ancora la vita.
Vorremmo infine capire se questa corrispondenza di amorosi sensi fra Renzi e quasi tutta Forza Italia, imbarazzante guardando i vari talk show, sia soltanto un’infatuazione e come tale destinata a scemare, oppure siamo di fronte a una doppiezza politica degna del miglior Andreotti.
Abbiamo tutti il diritto di saperlo perché se questo accordo con Berlusconi è alla stregua di un patto di sangue allora sarebbe meglio andare a votare con questa legge elettorale proporzionale con sbarramento, varare una coalizione di governo PdR-PdB (Partito di Renzi – Partito di Berlusconi) con il 55-60% dei consensi e magari un grande partito unico come spesso sui quotidiani si legge, lasciando agli italiani il compito di giudicare.
Soprattutto per evitare ulteriori strappi alla Costituzione, visto che già si chiede lealtà dei parlamentari al voto della direzione (quindi del partito), con buona pace del vincolo di mandato e di rappresentanza soltanto verso la Nazione, come la Carta impone a deputati e senatori.
Si mettano insieme così potrebbero varare tutte le riforme della giustizia che vogliono, cambiare la legislazione del lavoro come preferiscono, modificare la legge elettorale, eleggere il successore di Napolitano: tutto alla luce del sole, così almeno ci eviteremmo la quotidiana presa per i fondelli che da quando si sono incontrati nel gennaio scorso (quel sabato pomeriggio della “profonda sintonia“) dobbiamo sopportare, anche e soprattutto grazie all’astrusa e bislacca presenza parlamentare di un partito, il Movimento Cinque Stelle, che ha impedito qualunque cambiamento al governo delle larghe intese reso ormai inevitabile, come il voto sui membri laici del CSM e dei giudici costituzionali ha dimostrato.
Non voglio e non posso credere che il segretario del Partito Democratico, appena entrato nella famiglia socialista europea e che nel suo discorso unitario alla conclusione della Festa dell’Unità ha elogiato il valore unitario del partito e ha ringraziato proprio Bersani, voglia passare alla storia come quello che umilia le minoranze interne, in nome dell’ideologia liberista, responsabile principale dei disastri economici degli ultimi quindici anni in Occidente.
E tutto questo soltanto per una profonda sintonia con il capo dell’opposizione (formale).
foto tratta da internet