Il paese inflessibile

 In SPORT
Chissà che avrà pensato l’arbitro Peruzzo di Schio quando ha visto Alessandro Fiorenzi correre non sotto la curva, non sotto la propria panchina ma in tribuna d’onore all’Olimpico per abbracciare la nonna che per la prima volta era andata a vedere il nipotino in casa!

Chissà se ci avrà pensato un po’ prima di estrarre il cartellino giallo e ammonire l’esterno romanista, rassegnato all’applicazione del regolamento, oppure se proprio in automatico ha punito il giallorosso.

In quel giallo c’è tutto il nostro Paese, capace soltanto di applicare sulla carta le norme, forti del motto “dura lex sed lex“, ma incapaci di avere quel minimo di flessibilità che richiederebbe il libero discernimento dell’essere umano deputato al giudizio.

Perché nella meccanica applicazione del gesto dell’ammonizione, della sanzione, c’è lo sgravarsi dalla responsabilità di pensare e di agire. C’è l’applicazione fredda del codice senza considerare il buon senso che è qualcosa di poco tangibile in principio ma molto comprensibile nei fatti.

E appare surreale che possa essere sbattuto in faccia, a chi commette gioco scorretto, un tackle da dietro, un fallo di mano per fermare l’azione avversaria, lo stesso cartellino giallo che ha subito il giocatore della Roma reo di un gesto di una dolcezza infinita.

Non so se il codice preveda margini al giudice sportivo, ma sarebbe buona cosa per il calcio che quest’ammonizione non “conti” quando si tratterà di squalificare Fiorenzi se e quando dovesse beccarne un’altra. Temo però che il Paese del Diritto Romano, dove tutto è codificato fino alle virgole (e poi applicato a singhiozzi!), non si riuscirà a evitare la squalifica per aver abbracciato la nonna.

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