Esami in vista
Si tratta dell’altra faccia della medaglia nella strategia di comunicazione di un Primo Ministro attentissimo affinché la narrazione epica delle sue gesta, del suo governo e dei pochi valorosi collaboratori contro l’esercito dei gufi continui a occupare le cronache e le aperture di ogni quotidiano e ogni telegiornale.
Tuttavia come ha scritto ieri Mario Castelnuovo della Stampa su Twitter:
Questa cosa per cui gli annunci del governo vanno considerate come cose già realizzate sta iniziando a diventare irritante
— Marco Castelnuovo (@chedisagio) 11 Settembre 2014
Ma non solo.
Forse è finalmente tornato il tempo – per la grande stampa nazionale intendo – che si giudichino le cose con obiettività.
Si possono intortare quanto si vogliono gli italiani, meno avvezzi alle procedure legislative e ai provvedimenti amministrativi, ma arriverà un momento in cui sarà chiaro – anche per coloro che continuano a sposare acriticamente qualunque tesi provenienti dai Dicasteri (non soltanto da Palazzo Chigi) – che non solo annunci non sono realizzazione ma che c’è differenza fra una bella presentazione con le slide e un decreto legge, fra un bel pdf di 120 pagine circa sulla scuola e un disegno di legge, fra una Vice Presidenza UE – senza poteri effettivi in materia di politica estera ed economica – e una Vice Presidenza UE vicaria con forti deleghe in materia di attuazione della strategia del rigore.
E quando arriverà quel giorno non basteranno a Matteo Renzi cinque tweet per spiegare al popolo italiano che quanto raccontato nei primi sette mesi del governo da lui presieduto erano soltanto buone intenzioni o primi provvedimenti in attesa di vento migliore in poppa.
Servirà molto di più e forse anche un po’ di onestà intellettuale su alcuni errori commessi in nome di una comunicazione nuova che sembra essere l’unica priorità effettiva del governo e che porterà sì il 41% alle Europee, un gradimento popolare oggettivamente enorme e un credito senza precedenti da stampa e governi esteri, ma che ha generato un carico di aspettative così elevate da rischiare lo schianto.
Insomma il Presidente del Consiglio fa bene a coinvolgere i suoi elettori, i suoi fan, i suoi tifosi ogni santo giorno su Twitter, affinché si parli di lui anche per un selfie (intitolato abbastanza eloquentemente “io“) prontamente rimosso, fa bene a tenere alto l’interesse per il Governo, per il Partito Democratico e ovviamente anche per sé, ma – per dirla con Crozza-Veltroni – anche no, anche basta con questa continua battaglia epocale contro il nemico di turno.
Si è detto che dopo Berlusconi con i comunisti ora è il turno di Renzi con i gufi. Ecco forse sarebbe meglio che il Premier si stia chiuso a Palazzo Chigi e parli soltanto attraverso gli atti propri di un Presidente del Consiglio dei Ministri, a cominciare innanzi tutto dalla Legge di Stabilità, non tanto banco di prova per la maggioranza ma un vero e proprio esame di maturità per l’intera compagine governativa.
p.s. ieri Matteo Renzi ha condiviso un link con tutti gli open data dell’Expo, iniziativa molto lodevole in nome della trasparenza verso i cittadini/contribuenti. Gradiremmo conoscere – sempre in nome della trasparenza – quali siano i dettagli dell’accordo del Nazareno con Silvio Berlusconi, sempre per poter giudicare il politico Renzi e non il nostro compagno di cinguettii.