Saturazione
E poi c’è lei: una storia, da scrivere e da raccontare. Forse un romanzo o qualcos’altro, chi lo sa.
La sento dentro di me, ne posso avvertire quasi ogni singola pagina, come un artista avverte nel blocco di marmo la sua scultura, solo che … che poi non viene fuori: o meglio, viene fuori nei momenti meno opportuni, specialmente quando non ho come scrivere, come in vasca mentre nuoto o sul tapis roulant, dove da due settimane faccio finta di smaltire i chili di troppo dell’ultimo soggiorno isolano!
Ho scritto un po’ in primavera: durante una notte particolarmente insonne ho buttato giù pagine e pagine, come in preda a un raptus. Poi poca roba: mi ripromettevo di farlo proprio in queste settimane quando – con la famiglia lontana per le vacanze – avevo più tempo da dedicare. Ma non avevo fatto i conti con la saturazione dei pensieri, che comporta un’incapacità persino di vergare una prosa decente.
Puoi avere tutti gli strumenti informatici a tua disposizione, i tuoi file sincronizzati nella nuvola per essere sempre con te ma se non hai l’ispirazione, se quel fuoco benedetto non comincia ad arderti dentro, beh allora le dita sulla tastiera non scorrono più veloci, sembrano come bradipi che si arrampicano sugli alberi.
Poi pensi a quella signora che vedete nella foto in alto: ho realizzato quello scatto a Pemaquid Point, uno degli innumerevoli squarci mozzafiato della costa del Maine, di fronte all’Oceano Atlantico. Lì in mezzo a quei fiordi, zeppi di fari che chissà quante storie potrebbero – loro sì – raccontare, una signora si era arrampicata fin sulla scogliera, armata di cuffie, borsa, seggiola e libri. Ho sempre immaginato che questa donna – immersa nella sua lettura preferita – stesse ascoltando musica classica, giusta colonna sonora ad accompagnare un tramonto con le onde del mare a infrangersi sulle alte scogliere degli States orientali. Ecco forse il segreto sarebbe quello: trovare un posto che ti liberi la mente, anche un solo angolino, per far spazio a quel flusso di pensieri che poi si traducono in quella combinazione di lettere e punteggiatura che poi chiamiamo scrittura.
Speriamo che – impossibilitato a prendere un volo e atterrare nel Maine – possa quanto meno immaginarlo e magari improvvisamente, come quella notte di primavera, riprendere a tessere il mio racconto, la mia storia!