La mia seconda gioventù
«Che vogliamo fare, Enzo? Qui la situazione è di una certa gravità.» – disse. «Io le posso pure dare farmaci per aiutarla, ma non è il caso che ricomincia a fare un po’ di sport e a scendere in acqua con una certa costanza?» – aggiunse cercando di spronarmi dal torpore e dalla vita sedentaria che ormai aveva preso il sopravvento.
Fu quella visita, dal mio medico internista/nutrizionista di fiducia che ormai mi segue dal lontano 2003, a darmi la spinta decisiva per affrontare il problema che più mi affliggeva da tantissimi anni e cioè un rapporto non proprio sano e corretto con il mio corpo e con il mio cibo.
Riunita tutta la famiglia, varato il gabinetto d’emergenza (io e mia moglie, ovviamente!), si prese una decisione: tutti e tre ci saremmo iscritti al centro sportivo vicino casa. La piccola di famiglia avrebbe seguito le lezioni di nuoto mentre i due adulti avrebbero usufruito del centro sportivo (palestra, fitness e piscina) dalla mattina fino alle tre del pomeriggio che per me avrebbe significato quasi esclusivamente la “vasca“.
Nonostante sia nato nel mese di febbraio il rapporto che ho con l’acqua, dolce o salata che sia, è qualcosa di simbiotico. Mi sento proprio a mio agio dentro la vasca o in mezzo al mare: sarà che quando nuoti sono quelli gli unici momenti veramente “solitari” delle nostre giornate e li capitalizzi, li sfrutti al massimo.
Ho sempre amato il nuoto, sin da bambino. Un piccolo problema al naso mi impedì – almeno così mi hanno raccontato – di proseguire con l’agonismo, così terminai la scuola nuoto non appena appresi i quattro stili, le virate, le partenze. Chissà, forse fu un allarme non giustificato e solo un buon involontario pretesto per concentrarsi meglio sugli studi (Education First sarebbe stato il motto di un ipotetico partito politico fondato dai miei!).
Dopo la scomparsa di mia mamma, e dopo aver provato in adolescenza tennis, basket e atletica leggera con risultati non proprio eccellenti da grande amante della forchetta qual ero (sono!), mi iscrissi di nuovo in piscina a 19 anni. Nuotavo la sera insieme a un collega e amico, oltre che un vero maestro di fotografia, alle 21-21.30 circa. Tornavo a casa che si erano fatte le undici di sera e quella santa donna di mia nonna mi aspettava per farmi trovare la cena calda e mi teneva compagnia prima di salire al suo appartamento. Qualche anno dopo, al terzo anno di università, il mio bioritmo cambiò drasticamente: da animale notturno cominciai a preferire le ore mattutine per studiare e per ripassare. Fu così che cambiai piscina e con le convenzioni universitarie dell’epoca mi iscrissi ai corsi di una piscina al centro di Catania, nei paraggi del Tribunale, dove nuotavo insieme a un’amica. Avrò nuotato lì almeno un paio di stagioni, forse tre. Gli ultimi anni a Catania, invece, scovai un altro impianto, all’epoca molto di moda, con il quale il nostro CUS aveva stipulato da poco un accordo.
Fu quella la svolta della mia vita natatoria: accanto alla corsia dove noi del nuoto adulti ci allenavamo, nuotava un ragazzo di qualche anno più grande di noi, bravissimo, fantastico atleta, oggi preparatore atletico di una squadra di pallanuoto. Era un ex agonista che ci parlò del movimento “masters“, ex agonisti ed ex campioni di nuoto che una volta smessa l’attività “seria” in vasca, continuavano ad allenarsi per il puro gusto di nuotare e continuare a misurarsi, in primis con loro stessi. Fu così che mi iscrissi anche io alla squadra masters di Marco, il suo nome, e furono le due stagioni più belle della mia vita in acqua. Innanzi tutto perché lui è un bravissimo allenatore, al limite del maniacale. Per dirne una: studiava i video di Popov e poi li sperimentavamo in vasca. Figuratevi, per uno studente al termine del corso di studi di Ingegneria, con tutto l’entusiasmo di vedere applicati gli studi di fisica e idrodinamica al proprio sport preferito, era una pacchia! Mi insegnò tutto, rivoluzionando il mio modo di nuotare, di prendere l’acqua, di contrastare e minimizzare l’inevitabile attrito che l’acqua ti pone davanti.
Giunto a Roma la prima preoccupazione fu quella di trovare una piscina e fino al mio matrimonio ne ho saltuariamente sperimentate tre piscine. Poi dopo il nulla. Figuriamoci quando poi nacque la bambina. E chi aveva più il tempo!
Vita sedentaria, casa, famiglia, lavoro, computer, nessuno sport.
Quindi quando a settembre il dottore mi spronava per un serio ritorno in vasca un po’ di preoccupazioni c’erano ed erano pienamente giustificate. Per non sottrarre molto tempo alla famiglia decisi di andare a nuotare alle 7 del mattino. Sarebbe stata dura ovviamente alzarsi, specialmente in inverno, alle 5 (tempo necessario per fare colazione e non farti venire un’indigestione in vasca!). Ma valeva la pena provarci. Mi tuffai di nuovo lo scorso 24 settembre e nel preciso istante in cui ho toccato l’acqua e ho mosso la prima bracciata a stile libero mi resi conto di essere stato un vero fesso.
Quella che sta per terminare è stata senza dubbio la stagione più dura da quando pratico questo sport ma sicuramente tra quelle più piene di soddisfazioni. Dopo un primo mese – sempre il più terribile quando devi perdere molto peso – nel quale tantissime volte avrei preferito mollare tutto e affidarmi alle sole diete e ai soli farmaci, la pratica mattutina ha cominciato a piacermi. E soprattutto si cominciavano a vedere risultati sia in termini di abbigliamento (oh yeah!) sia da un punto di vista della qualità del mio nuoto (yuppie!). Quando lessi che nella piscina si organizzava un trofeo su quattro gare non ho minimamente dubitato e mi sono iscritto, ottenendo anche dei buoni tempi considerando l’età (ingravescentem!) e la preparazione più orientata alla perdita del peso che a portare a casa risultati. Ma la cosa più importante, accanto ovviamente al fatto che rientrare nella taglia più consona alla mia “bassezza” mi ha riempito di enorme gioia, è che il mio rapporto con il “cibo” è totalmente cambiato, ritrovando il gusto di un pranzo o di una cena speciale.
Mangiare più sano, oltre all’indubbio risultato “fisico“, ti consente poi di strafogarti quando è il caso di farlo!
Se quindi qualche quarantenne “in carne” pensa sia troppo tardi sbaglia di grosso e se siete interessati a fare come me e a nuotare all’alba questo è il mio decalogo, quello che funziona con me:
- Fai un’abbondante colazione due ore prima di entrare in vasca. Pazienza se due volte a settimana devi alzarti presto: crollerai la sera sul piatto della cena, leggerai la storia a tua figlia una riga sì e una no (cosa però buona e da non sottovalutare perché la fiaba termina prima, almeno fino a quando non sanno leggere!), ma ne vale la pena. Vai a lavorare con una carica bestiale e spaccheresti il mondo. Poi l’effetto termina alla prima riunione noiosa, ma vuoi mettere almeno la soddisfazione di due ore da superman?
- Entra in vasca subito all’apertura dell’impianto. Se come me un po’ ti vergognavi a farti vedere in costume (e ne avevo tutte le ragioni dell’universo per quanta ciccia c’era!) buttati subito in acqua e la tua panza non la noterà nessuno. Dopo qualche mese vedrai che è anche meglio perché nuoti da solo per almeno mezz’ora senza i rallentatori di professione!
- Nuota privilegiando la tecnica: più si invecchia più si diventa lenti, non c’è nulla da fare! Rassegnamoci! Ma se sai nuotare bene, cercando di perfezionare i quattro stili, curando l’entrata in acqua e soprattutto la fase immersa della bracciata – spesso la più sbagliata perché accorciata – beh alla fine qualche decimo di secondo lo recuperi anche in gara!
- Mangia tendenzialmente sano per tutta la settimana e in particolare la cena prima dell’allenamento: oltre a non ritrovarti la mappazza sullo stomaco il mattino dopo, sicuramente ne troverai giovamento complessivo. E non mancheranno certo le occasioni per divorarti un vitello intero alla prima festa comandata!
- Alterna gli allenamenti e varia gli esercizi. Se cominci a nuotare come un criceto dentro la ruota, prima perdi il conto delle vasche (quante ne ho fatte? Otto, dieci, dodici, boh, basta!) poi ti annoi mortalmente! Pensa, “scrivi“, immagina. Un allenamento serio dura abbastanza (almeno un’ora-un’ora e mezza): ne hai tempo per pensare a te e alle mille cose che devi fare! Molti dei post che leggete qui o i miei layout web sono nati nuotando! Praticamente un parto in acqua!
- Gareggia quando puoi: non vergognarti né del tuo stile né dei tuoi risultati. Il crono è un amico, non un avversario! E poi è divertente passare una giornata (nel mio caso di domenica) insieme a bambini e ragazzi che amano anche loro questo sport!
- Non scoraggiarti: a volta è dura e non hai voglia? Non nuotare. Quando però vedi che la pigrizia prende il sopravvento allora è il caso di allarmarsi e forzati ad andare in piscina. Ma un allenamento saltato non ha fatto mai ingrassare nessuno!
- Usa le palette solo se sai come fare: se pensi che basti spalare un po’ d’acqua per potenziare il bicipite purtroppo le cose non funzionano proprio così! Rischi di fare danni all’articolazione della spalla! E poi il carico deve essere graduale, se no poi si finisce come quel tizio che dovette mettersi il ghiaccio sulla spalla fino alla sera prima di una gara sui 100 misti … (ogni riferimento a un blogger non è casuale!)
- Usa le pinne solo per esercizi specifici: alla fine si nuota senza in gara …
- Rilassati sotto la doccia, prendi tutto il tempo che vuoi per asciugarti, prepararti, truccarti, sistemarti. Ma prima di andare a casa o a lavorare reintegra immediatamente i sali perduti (sì, si perdono sali anche quando si nuota e il sudore non lo vediamo). Un calo elettrolitico è sempre dietro l’angolo!
Quando dopo Natale andai al controllo il medico fu molto soddisfatto: avevamo invertito la tendenza e quindi eravamo sulla strada giusta. Chiesi al medico la ragione per la quale non ero stato così attratto dalle leccornie catanesi durante le festività e che persino il pane casareccio delle mie parti (il più buono secondo me lo vendono al mercato coperto di Mascali, sulla costa orientale, se volete fare un salto!) non suscitava più quell’ossessione che avevo in passato. Non me ne capacitavo. «Il fatto è che lei è guarito, Enzo. Adesso ha un rapporto con il cibo più corretto, come dovrebbe essere, senza rinunciare a nulla ma sapendo che un’alimentazione sana di base consente di gustarsi meglio le eccezioni!».
E forse il merito è anche un po’ di questo sport: il nuoto.
p.s. nella foto sopra sono stato premiato per aver partecipato alle gare di nuoto nonostante fossi l’unico “anziano”, dato che altri due – dopo la prima gara si sono dati! Quello dove mi alleno è un centro sportivo (Athlon Roma) meraviglioso, dove gli staff commerciale e tecnico sono sì altamente professionali ma anche tanto tanto allegri. E un sorriso è la miglior medicina per chi deve superare e vincere problemi.