Beppe e Cristina
Allora, viejo, come vanno le cose laggiù? Qui si legge che qualche dato economico è falsato dal governo di Cristina!
Sono un uomo fortunato, io. Sono stato baciato dalla buona sorte quando si è trattato di trovare pochi ma selezionatissimi amici. Fra essi, vi sono quelli che abitano dall’altro lato della terra, alla fine del mondo come disse Jorge Mario Bergoglio dalla Loggia di San Pietro appena eletto pontefice.
Uno di loro, il patriarca, è passato da Roma lo scorso fine settimana e siamo stati insieme tre giorni. Abbiamo parlato molto della situazione argentina e di quella italiana, ci siamo scambiati idee sulle nostre politiche e mi ha chiesto anche qualche informazione in più sul Movimento Cinque Stelle.
“È una nuova formazione politica che si ispira – fra altri – anche al vostro Governo, al kirchenerismo!”, lo informo.
“En serio?” – mi ha chiesto immediatamente stupendosi di come sia potuto avvenire.
Gli spiego che è una formazione politica sostanzialmente autarchica. Non sto a tediarlo con la mistificazione della rete, gli slogan “uno vale uno“, la democrazia diretta e tutte quelle sciocchezze che ogni giorno ci fanno trascorrere ore e ore su twitter a commentare la schizofrenia del suo capocomico e dell’oscuro guru.
Gli racconto di un movimento che si ispira ai Kirchner per la teoria sull’indipendenza energetica e per le politiche di facilitazione dell’export rispetto all’import.
“Peccato non sia così!” – mi racconta lui – “Dopo i primi tempi, successivi alla crisi del 2001 e alla svalutazione del peso, nei quali effettivamente il Paese aveva ripreso a marciare adesso siamo al paradosso che l’importazione di greggio ha superato l’esportazione. Dobbiamo importare petrolio perché il nostro non è sufficiente. E il petrolio si paga in dollari. Poi i dollari ormai arrivano con il contagocce perché non c’è certezza della legislazione finanziaria. Sai che possono entrare, possono quindi esserci investimenti, ma poi non sai se possono uscire! Chi investirebbe quattrini sapendo che potrebbero essere rapinati da una «legge?»”.
Si paga tutto in dollari, in Argentina. E spesso i turisti si scontrano con i doppi prezzi, pratica sconcia di commercianti e albergatori per incassare le monete più pregiate.
“Sì, però almeno avete la sovranità monetaria! Potete stampare moneta, tanto poi al FMI date informazioni sbagliate!” – aggiungo perfidamente.
“Già, hai ragione. Questo Governo sta falsificando i dati e solo ora finalmente sta emergendo la verità. Nella mia azienda siamo stati costretti a varare due aumenti salariali consecutivi per i redditi più bassi, a settembre – in occasione delle vacanze estive – e all’inizio dell’anno, quando le attività scolastiche e lavorative sono ricominciate a pieno regime” – mi racconta – “Altrimenti i lavoratori non riuscivano a recuperare il potere di acquisto. L’inflazione non è come dice il governo intorno all’8-10% ma almeno 3 volte tanto e solo ora la verità sta progressivamente emergendo”.
“Scusa ma con questo livello di inflazione come si fa con il mercato immobiliare, con i mutui?” – “pregunto” immedesimandomi nei miei “colleghi” padri di famiglia porteños.
“Mutui? Ma quali mutui! Ormai mutui pluriennali non ne danno più.” – risponde lui – “Mia figlia ne prese uno intorno al 10-11% alcuni anni fa. Poi sono saliti al 15% ma adesso nessuna banca presta soldi per comprare casa. I redditi da lavoro dipendenti perdono così velocemente potere d’acquisto che è impossibile rimborsare il prestito”.
“E la sinistra? Si è ripresa o vive in stato comatoso come otto anni fa quando ci vedemmo a Buenos Aires?” – chiedo ricordandomi di aver partecipato a una serata con alcuni politici locali in occasione dell’inaugurazione di una bodega di vini di San Juan.
“Stiamo lavorando, ma è difficile.” – mi spiega – “Vogliamo poter dimostrare al popolo argentino che si può governare senza essere peronisti, si può amministrare la cosa pubblica senza per forza ricorrere al populismo di Perón, al peronismo di destra e a quello di sinistra. Vogliamo dimostrare che c’è un’alternativa nel Paese e che non si può più andare avanti dopo tutti questi anni dei Kirchner. Fortunatamente non è passata la legge di riforma costituzionale che avrebbe consentito a Cristina di fare un altro mandato dopo i primi due. Ma non è facile: la società argentina crede che un uomo solo, un uomo della Provvidenza, possa risolvere problemi centenari della nostra società”.
Finalmente siamo tornati al suo hotel, dopo una gita fuori porta nella Tuscia. Un altra risposta come questa e mi sarei chiesto se il mio passaporto avesse già cambiato colore, mutandosi nel blu di quello argentino, mentre sua moglie in questi giorni ha appuntamento al Consolato italiano di La Plata per ottenere il nostro.
“Sai, non si sa mai quello che può accadere in Argentina” – mi spiegano – “meglio essere preparati!“.
Per loro l’Italia e l’Europa sono simbolo di democrazia e di tranquillità, senza assurde rivendicazioni territoriali (Malvinas/Falklands) per distrarre il popolo dai problemi economici che stanno di nuovo affossando la mia amata terra del Sud America.
Ci salutiamo lunedì scorso, promettendoci di rivederci presto magari proprio a Buenos Aires. D’altronde con il cambio ufficiale a undici pesos per un euro per noi sarebbe molto conveniente sbarcare in Sud America. Sempre che riusciamo a conservarlo questo benedetto euro!
p.s. quando mi sono sposato, nel 2006, il cambio era 4 a 1. All’atto della crisi del dicembre 2001 il peso fu svalutato di 4 volte rispetto al suo valore – con riferimento al dollaro, mentre prima vigeva la parità. Nell’ottobre del 2006 quel rapporto vi era invece con l’Euro, mentre il peso aveva recuperato un quarto del suo valore nei confronti del dollaro (3 con 1). Oggi ci vogliono 8 pesos per fare un dollaro al cambio ufficiale. Ripeto, ufficiale. Che non vuol dire proprio nulla, dato che dollari ufficiali in giro se ne trovano veramente pochi e devi rivolgerti al mercato nero dove il cambio è almeno una volta e mezza quello ufficiale. Che facciamo Beppe? Chiamiamo Cristina al governo italiano?