In caos we trust
Bisogna dare atto, anche e soprattutto quando non si sostengono a priori tutte le ragioni della maggioranza parlamentare, che il segretario del PD Matteo Renzi ieri ha avuto un grande coraggio a voler schierare compatto e senza indugi il suo partito sul voto per l’arresto a Genovese. L’esponente siciliano democratico è una macchina da voti e di preferenze e a dicembre, durante le primarie, ha proprio sostenuto l’attuale Presidente del Consiglio. È insomma un renziano, magari non della prima ora, ma lo è.
È probabile che in Sicilia qualche flessione il PD di Renzi la pagherà, per questo arresto di Genovese, ma stavolta il segretario democratico ha spuntato l’arma di Grillo che – ancora una volta – aveva strumentalizzato una vicenda giudiziaria.
Il dibattito parlamentare sull’arresto del politico messinese non è stato purtroppo in punta di diritto, come dovrebbe sempre essere quando si tratta della libertà personale di un individuo, ma ancora una volta è stato l’occasione non soltanto per attaccare governo e maggioranza, ma anche persino per infangare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che fra qualche giorno il primo, e due mesi il secondo, commemoreremo nel loro ventiduesimo anniversario del loro sacrificio.
Terribile che un partito, guidato da un uomo che in campagna elettorale per le politiche, pur di attaccare il Governo Monti, arrivò a dichiarare che la Mafia non uccideva mentre lo Stato sì, si ascriva a erede morale di due eroi nostri, di tutti quegli italiani che nel 1992 abbiamo veramente sofferto per quegli atroci assassini.
L’ignoranza terrificante del Movimento Cinque Stelle, la loro visione totalitaria e intrinsecamente violenta della convivenza civile, costituiscono un pericolo non soltanto per la democrazia – su queste pagine abbiamo spesso sostenuto come essi rappresentino una deriva di estrema destra pericolosa, ma anche per la civile convivenza del nostro Paese.
Dopo un sano bagno di vergogna e umiltà dovrebbero fare bene a studiare e ristudiare le carte, i libri, i lasciti di Falcone e Borsellino perché evidentemente non hanno proprio capito nulla del loro sacrificio e del perché la Mafia li uccise (sì, la mafia uccide caro Grillo!).
Tuttavia ieri alla Camera nessuno ha discusso delle ragioni per le quali un Parlamento possa o meno negare l’arresto di uno dei suoi membri, ragione che può essere soltanto quello della presenza di un fumus persecutionis nei confronti dell’indagato.
Non è quindi un problema di confronto fra garantismo e giustizialismo, come il Ministro dell’Interno Alfano ha dichiarato a Radio Capital ieri sera, né come il Movimento Cinque Stelle ha teatralmente protestato in aula perché Genovese poteva fuggire all’estero (qui a destra vedete la foto degli onorevoli Di Battista e Nuti che espongono un cartello inneggiante l’arresto). Proprio perché c’era il pericolo di fuga, la possibilità di inquinare le prove o di continuare a delinquere la Magistratura ha emesso l’ordine di arresto, ma trattandosi di un parlamentare – per la tutela che si deve a un rappresentante del popolo – la Costituzione prevede che sia verificata l’assenza di fumus persecutionis, proprio per salvaguardare il principio di separazione del poteri e la sovranità nostra, non genericamente dei politici. Questi sedicenti paladini della Costituzione, che invece di salire sui tetti avrebbero fatto bene a studiare meglio la nostra Carta fondamentale, hanno sostenuto la tesi che la Camera si sarebbe dovuta sostituire alla Magistratura votando l’arresto per evitare la fuga di Genovese.
Purtroppo persino le vicende che riguardano la libertà personale di un deputato vengono strumentalizzati da costoro per scopi elettorali e propagandistici e questo è pericolosissimo per il futuro perché l’agenda del Parlamento e del Governo non può prestarsi ai ricatti di un manipolo di invasati totalmente ignoranti di Costituzione, leggi, prassi e consuetudini. Sono un gruppo di individui che facendo leva sulla rabbia (e spesso sull’ignoranza della gente) aggrava ancora di più la crisi morale e sociale che si è sommata – nel nostro Paese – alla grave recessione.
Confidano scientemente soltanto nel caos perché è noto – storicamente – che dal caos viene fuori soltanto la forza e sperano siano loro a detenere il potere di vita e di morte su tutti e tutto.