Mentre un intero Paese discute di #80euro io ricordo il Metodo Turi

 In LIFE

Avranno certamente notato, i miei quattro gatti più affezionati a queste pagine, che nonostante la mia passione per la politica in questa tornata di campagna elettorale non mi faccio molto vivo.

Chi mi segue su Twitter o su Facebook avrà visto che qualcosa da dire ce l’avrei pure ma preferisco affidarla – conformemente alla moda del tempo – ai 140 caratteri di un cinguettio. Tuttavia una cosa voglio dirla sui famosi 80 euro che si aggiunge a quanto già scritto qualche giorno fa.

La polemica patetica che ha investito la deputata e capolista alle europee del PD Pina Picierno è stucchevole: da molte parti nella rete si è levato un grido di sdegno perché l’esponente democratica aveva osato affermare che con 80 euro lei faceva la spesa per una settimana.

Ora naturalmente tutto è soggettivo ma che 80 euro netti siano una bella somma, per chi guadagna sotto i 1500 euro (o la soglia prevista che non ricordo), non è certamente in dubbio. Nessun contratto collettivo ha mai garantito questo, per questi redditi.

Stamattina sono stato colpito da questo tweet di Bruno Vespa al quale ho risposto affermando che in effetti, pur con tutta la poca simpatia che provo per la Picierno (molto scadente come esponente politico), mia moglie – da buona massaia – riusciva a spendere circa 80 euro la settimana per spese alimentari (la pappa di noi tre):

 


Ora spesso siamo portati ad affermare che la nostra classe politica e dirigente sia avulsa dal mondo reale, non abbia la minima percezione di cosa la gente faccia per sfangare la giornata e quanta fatica serva per portare un piatto di pasta in tavola per sé e per la propria famiglia la sera. Tuttavia mentre è abbastanza scontato che Bruno Vespa e i VIP non facciano i salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena, ho trovato sui social alcune reazioni, alla battuta della Picierno, indicatrici di un mondo totalmente incapace di ragionare e in grado soltanto di rispondere con la pancia.
Sarà che mio nonno Turi e la mia mamma Angela erano bravissimi a fare la spesa, sta di fatto che ho imparato da piccolo che – se non navighi nell’oro – forse è meglio ragionare e far di conto quando si gira tra con i carrelli tra i reparti dei supermercati.
Mi sono chiesto, leggendo gli insulti che piovevano sulla deputata democratica, se quelle stesse persone avessero mai letto – quando vanno a fare la spesa – prezzi, provenienze e scadenze dei prodotti. Mi sono domandato se ragionassero in termini di costi unitari (cioè confrontando i prodotti con una base unica: il costo al chilo del parmigiano o il prezzo al litro del latte) o si lasciassero piuttosto influenzare soltanto dalla pubblicità.

Mi sono interrogato sul fatto che essi avessero mai provato, almeno una volta, a cercare un prodotto equivalente in uno dei tanti discount che ormai ci sono nel nostro Paese, e che spesso hanno prodotti di provenienza italiana anche migliori di quelli che troviamo negli scaffali dei supermercati (tanto che poi spesso li vi approdano). Oppure avessero mai notato che nei discount spesso ci sono tagli che non sono presenti nei supermercati più di fama. Persino il sale iposodico, che a una certa età siamo (o dovremmo esserlo) un po’ tutti costretti ad assumere, esiste in un formato in Farmacia (e lo paghi a peso d’oro), in un altro al supermercato e uno equivalente al discount.
Il fatto è che fare la massaia, o il massaio come capita a chi collabora un po’ a casa, non è proprio il lavoro più facile del mondo. Non c’è un sito “trova prezzi” con il quale confrontare le migliori offerte (utilissimo quando si fa lo shopping on line) ed è soprattutto molto dispendioso in termini di tempo, dovendo girare il quartiere alla ricerca delle migliori condizioni.

Ma soprattutto è un mestiere che deve partire necessariamente dall’abbattimento di alcune barriere mentali e da convinzioni frutto più di una serie lavaggi del cervello televisivi che altro: possibile che non si capisca quanto valga il ricarico pubblicitario su taluni prodotti più gettonati?

Perché è compito nostro, delle famiglie intendo, che i nostri figli siano educati non al risparmio fine a se stesso e foriero di poca generosità futura e che è dovuto come una sorta di privazione per la paura e il terrore. Dobbiamo educarci ed educare loro a essere sobri nei consumi sia perché le risorse (terrestri) sono finite (in termini matematici) sia per il fatto che quel risparmio, per chi non possa permettersi di scialacquare i suoi averi, consente loro di affrontare altre spese, magari secondarie, magari voluttuarie che altrimenti non potrebbe. Educare insomma a un consumo sostenibile che magari consente di evitare lo scandalo che in Occidente viviamo dello spreco del cibo.

Temo, inoltre, che dietro la mole di indignazione per le affermazioni della Picierno o sul bonus fiscale da 80 euro, spesso si celino uomini e donne che poi twittano e postano con un iPhone, non proprio il modello più economico degli smartphone e sicuramente non giustificabile se poi si pensa che 80 euro non valgono a nulla.

Per quanto mi riguarda sono molto contento – oggi che di anni ne ho 42 e purtroppo guido una famiglia monoreddito (speriamo per poco così magari mia moglie possa un giorno tornare a inserirsi nel mondo del lavoro) – di aver appreso il Metodo Turi in giovanissima età. Quante volte ho visto il nonno farsi le tabelline dai volantini e poi girare i supermercati della zona per risparmiare qualche migliaio di lire. Ecco oggi – dopo trenta e passa anni – quell’insegnamento l’ho fatto mio e tramandato alla mia famiglia: ci consente di liberare risorse per altri scopi e magari per permettersi qualche pranzo fuori ogni tanto, come abbiamo fatto per l’Anniversario della Liberazione.

Magari non basteranno questi benedetti 80 euro per un’intera settimana, ma sicuri sicuri che per 5 giorni non bastino, gestendo delle diete equilibrate per le famiglie e non strafogandosi di schifezze?

Provateci e poi ne riparliamo.

Buona Festa dei Lavoratori (soprattutto alle massaie!)

 

p.s. Full Disclosure: preciso che non ho ancora deciso per chi votare e probabilmente non voterò il PD a questo giro. Parteciperò alle elezioni perché c’è chi è morto per farci votare, ma deciderò alla fine se partecipare attivamente e come a questa tornata elettorale. Ma di partecipare al RefeRenzum, il referendum su Matteo Renzi e il suo governo, proprio non mi va. Infine mi corre l’obbligo di precisare che sono tra i fortunati contribuenti che non sono destinatari degli 80 euro e quindi non ho nessun interesse personale, lodando il provvedimento governativo.

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