La truffa elettorale della lista #Tsipras
Leggo sull’Unità l’intervista di Moni Ovadia che fa il paio con quanto dichiarato da Barbara Spinelli e altri VIP che si sono candidati nelle liste de “L’altra Europa” che sosterranno la candidatura alla guida della Commissione Europea di Alexis Tsipras, il leader di Syriza, la forza di sinistra radicale greca.
Sostiene Ovadia: «Non capisco le polemiche. Io non faccio come Berlusconi, lo dico prima che se eletto lascerò il seggio ad altri. Dov’è il problema?». La stessa cosa aveva sostenuto l’editorialista di Repubblica, figlia di uno dei padri fondatori dell’Unione, Altiero Spinelli.
Ora spiace che persone di così elevata caratura morale e professionisti degni di menzione nei loro rispettivi mestieri non abbiano trovato nemmeno il tempo di leggere la voce di Wikipedia sulle elezioni europee.
Silvio Berlusconi, da sempre candidato alle elezioni europee dalla discesa in campo, nel 1999 fu eletto e fu membro del Parlamento Europeo fino al 2001, cioè fino a quando venne rinominato dall’allora Capo dello Stato Ciampi Presidente del Consiglio dei Ministri.
Nelle altre tre consultazioni europee, del 1994, del 2004 e del 2009, Silvio Berlusconi si è sempre candidato pur essendo Capo del Governo in carica. Ora non credo che nessuno degli autorevoli esponenti della lista Tsipras abbia mai lontanamente immaginato che il Cavaliere, in un assai improbabile sussulto parlamentare, avesse mai avuto in mente, nelle primavere rispettivamente di venti, dieci e cinque anni fa, di lasciare Palazzo Chigi per dedicarsi alla formazione della normativa europea, anche in considerazione del fatto che era, è e temo sarà il ruolo di deputato europeo assai meno potente di quello di Capo del Governo di uno degli stati membri, peraltro uno dei più importanti ed economicamente rilevanti dell’Unione.
Pertanto quando Ovadia dice «Io e gli altri lo diciamo prima che non andremo, loro no (Berlusconi e Grillo, n.d.b.)», aggiungendo «Non c’è raggiro, c’è trasparenza. Voglio farti capire, elettore, quanto ci tengo, che sostengo questa lista con tutto il cuore … Berlusconi o Grillo (non risulta che Grillo si sia mai canditato al PE, n.d.b.) invece baravano, non lo chiarivano» sta dicendo il falso perché Silvio Berlusconi teneva tantissimo a Forza Italia e sapeva bene che senza il suo nome le liste non avrebbero mai potuto ottenere il grande risultato che sperava (e che spera ancora) e per questo si candidava anche da Presidente del Consiglio.
Ad essere sinceri la posizione di Ovadia e Spinelli è persino peggiore di quella di Berlusconi che almeno, nel 1999 – anche se con il doppio incarico ancora possibile all’epoca – a Strasburgo vi andò e vi rimase per due anni.
In realtà la posizione della componente italiana nella lista che vuole appoggiare il leader greco è ancora una volta nel solco della tradizione della sinistra e delle esperienze fallimentari della Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti e della Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, come autorevolmente commentato recentemente su Repubblica da Stefano Rodotà.
È l’ennesima spaccatura del capello che si vive a sinistra, a prescindere dal contesto per il quale si va alle urne. È l’ennesima dimostrazione – se ce ne fosse mai stato ancora bisogno – del provincialismo italiano riguardo alle cose del nostro continente.
E mentre in radio ascoltavo Ivano Marescotti, attore romagnolo, altro candidato VIP con la lista, Alexis Tsipras – politico realista e conscio delle scarse possibilità fuori dalla Grecia di ottenere molti seggi – apriva a Martin Schulz persino sull’adesione dei futuri deputati, supporter dell’altra Europa, proprio nel Partito Socialista Europeo del quale ormai fa parte il Partito Democratico.
Naturalmente dalle Alpi alla Sicilia si guardano bene di raccontare questa ultima parte agli elettori: in una campagna elettorale che da sinistra si preannuncia – tanto per cambiare – traumatica, hai visto mai che qualcuno si potesse porre la domanda su a cosa serva un’ennesima lista di sinistra quando poi aderirà al Partito Socialista Europeo guidato da Schulz?
p.s. Tanto di cappello a Matteo Renzi che non ha scelto la strada berlusconiana del bagno popolare mantenendo la promessa di candidature europee. Mi ero sbagliato. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
Mi auguro tuttavia, dopo aver ascoltato la scorsa settimana qualche dibattito dal Palazzo dei Congressi di Roma, sul ruolo dei socialisti europei nella prossima commissione e nella prossima assemblea di Strasburgo, che il Presidente del Consiglio contribuisca a far sì che il prossimo rappresentante italiano in Commissione, che stavolta sarà di centrosinistra (l’ultimo era stato Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea, un’era geologica fa!), sia Massimo D’Alema. Per quanto antipatico il politico democratico possa stare all’ex sindaco di Firenze, per quanto susciti le divisioni più feroci all’interno del PD, le competenze e la statura internazionale di D’Alema non possono essere trascurate in nome di una rottamazione nazionale tra le più stolte e penose che quotidianamente si stanno sperimentando. Se abbiamo sacrificato D’Alema e Veltroni a Montecitorio per far spazio a una pletora di deputati mediocri forse non è che questo ricambio sia stato così vincente senza un minimo di spessore e di talento politico.
p.p.s. Giusto per chiarire: non ho ancora deciso per chi voterò. So soltanto per chi non voterò: oltre alla lista Tsipras, non voterò certamente per le varie destre antieuropee che si presenteranno, da Forza Italia al Movimento Cinque Stelle. Il 25 maggio deciderò.