Volevate questo, elettori #M5S?
Siamo tutti grandi e vaccinati per sapere che le consultazioni in streaming fra Renzi e Grillo non sono state casuali. Beppe Grillo l’avrà pianificato per tempo e ha avuto tutto il tempo, guidando da Genova a Roma, per ripassare il copione. A Grillo non interessa di certo ascoltare Renzi o prima di lui Letta e Bersani. Per il comico genovese l’occasione è sempre ghiotta per fare caciara, attirare l’attenzione, tenere sempre alto il livello di rabbia della gente.
Se ci pensate è la medesima strategia del giornale a lui più vicino, il Fatto Quotidiano, che riuscirebbe ad aprire con qualche scandalo della casta persino se ci fosse un asteroide che colpisse il Colosseo, oggettivamente molto più “fatto” e molta più “notizia” di una tangente.
Siamo talmente avvezzi al conflitto di interessi che a volte nemmeno ci facciamo più caso: tenere lo standard della polemica a livello di perenne scontro sociale consente a Casaleggio e Grillo di massimizzare visite sul blog, click sulle pubblicità e quindi aumentare il fatturato. Ufficialmente non usano il finanziamento pubblico per fare politica, ma in realtà fanno di peggio.
Adoperano le nostre istituzioni repubblicane non per interessi della nazione o per una visione particolare della società: lo fanno come strumento di marketing.
Tuttavia non è accettabile una cosa: che ci sia – fra gli elettori del Movimento Cinque Stelle – chi si lamenta che Matteo Renzi poi discuta con Silvio Berlusconi, addirittura a quattro occhi, come hanno riferito le cronache parlamentari, senza i collaboratori.
Non hanno di certo le carte in regola perché se accettano che il loro megafono/portavoce/proprietario del marchio si comporti come si sta comportando ormai da dodici mesi, allora non possono certo lamentarsi che poi il segretario del partito di maggioranza relativa discuta con Silvio Berlusconi o che magari si accordi con lui persino sulla giustizia.
Ora naturalmente consultare gli 8.797.902 adulti maggiorenni, che sulla scheda della Camera hanno messo la loro X sulle Cinque Stelle e sul nome/simbolo di Beppe Grillo, è impossibile. Eppure a voi, elettori del Movimento, vi chiedo: veramente volevate questo? Veramente pensavate che non rispettare le Istituzioni sia lo strumento migliore per cercare di convincere i restanti 37 milioni di adulti maggiorenni che non la pensano come voi?
p.s. Al netto delle stupidaggini sulla democrazia e sulla dittatura sobria che non vogliono dire assolutamente nulla, la cosa più inquietante nel programma politico del comico genovese è l’intento di modificare l’articolo 1 della Costituzione Repubblicana.
Nessuno – credo nemmeno Berlusconi – prima di lui aveva mai osato mettere in discussione i primi dodici articoli, quelli che rappresentano i diritti e i doveri dei cittadini e che sono probabilmente quanto di più avanzato esista al mondo in temi di diritti fondamentali dell’individuo, avendo fatto tesoro della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, della Costituzione Americana e dell’intenso dibattito costituente nei due anni circa che portarono alla Costituzione nel 1946.
Oggi – nell’anno del Signore 2014 – un vecchio e annoiato comico ha messo in discussione proprio quel Primo Articolo, “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, che se lui avesse mai letto il processo sociale che ha portato alla sua stesura temo non avrebbe mai osato pronunciare. Basterebbe che si rivedesse la lezione di Roberto Benigni per comprendere che c’è una grande differenza fra “fondata sul lavoro” e “fondata sul reddito”: la seconda è l’elemosina, la fine della dignità personale che parte dal sentirsi attivo e non soggetto passivo della comunità. In quella conferenza stampa, dopo lo show con Renzi, Grillo ha descritto quella che per lui è la società del futuro, non basata su quella sussidiarietà che ciascuno di noi – con il proprio lavoro – dona alla società. Per Grillo – e la cosa non mi stupisce più di tanto – le nazioni dovrebbero essere fondate sul “reddito”, sui “soldi”, senza favorire la partecipazione attraverso la funzione sociale del lavoro. Per Grillo insomma il futuro è un ritorno a un feudalesimo, dove ciascuno rimane vassallo, valvassore e valvassino a seconda dello stato sociale che si è ereditato e che lo Stato ti consente comunque di mantenere.
E con un Signore e Padrone che temo già di conoscerne il nome.