Il default civico, #altrochegolpe
Se i tanto decantati giornalisti anglosassoni, quelli che pensano di essere gli unti del Signore soltanto perché pensano di aver inventato loro il giornalismo, quando già dall’antichità esistevano i cronisti (e per definizione erano tutti terroni come noi!), avessero l’umiltà di studiare bene non soltanto le loro carte, le registrazioni video ma soprattutto i complicati equilibri costituzionali che reggono un Paese, anziché pensare di esportare i propri usi e costumi e adattarli all’Italia, forse questo millantato scoop di Alan Friedman, che da ieri ci allieta nel già tormentato clima politico italiano, nemmeno ci sarebbe stato. A meno che lo si derubrichi per quello che è: un’operazione ben architettata di puro marketing per vendere bene il nuovo libro del giornalista finanziario americano in uscita domani.
Sarebbe invero bastato poco: leggere quelle poche righe della Costituzione Italiana che riguardano i poteri del Presidente della Repubblica, dare un’occhiata al calendario del 2011 e magari persino consultare gli archivi di tutti i quotidiani italiani degli ultimi venti anni. Sarebbe stato semplice accorgersi dell’incredibile novità: un Capo dello Stato che si prepara anche al peggio, cioè a gestire una crisi di governo,il massimo livello di instabilità politica che un Paese possa avere.
Così stamattina aprendo i giornali si apprende che Oscar Luigi Scalfaro, il presidente amatissimo del fu Fatto ormai Grillo Quotidiano aveva sondato proprio Mario Monti nel 1994, con il Cavaliere ancora in sella a Palazzo Chigi e sotto attacco dell’allora leader leghista Bossi, alleato, poi rivale e di nuovo alleato di Silvio Berlusconi. Poi si legge il Messaggero e – incredibile solo a pensarsi! – il Presidente Ciampi rilascia un’intervista dove afferma che certamente esistono sempre colloqui riservati del Capo dello Stato quando la fibrillazione politica supera il livello di guardia. Quindi un Capo dello Stato si prepara a gestire il peggio, non aspetta le consultazioni formali nello studio alla Vetrata! Incredibile, vero? Chi l’avrebbe mai detto!
Non sto qui a ripercorrere quell’estate: scrissi parecchio a quel tempo e chi vuole può leggersi l’archivio di questo blog, comprare il saggio sui primi tre anni di vita di questo spazio o può semplicemente fare lo sforzo di ricordare che su tutti i giornali italiani il nome di Mario Monti era all’ordine del giorno.
Diventa quindi insopportabile – e applauso a Vittorio Zucconi che ieri in TV ha detto che quel titolo “The Italian Job” del Financial Times era offensivo – che la stampa anglosassone pensi di dare lezione di giornalismo ai nostri media dall’alto di una presunta superiorità morale e basandosi su una notizia che semplicemente ora non c’è più perché c’era quando doveva esserci: proprio in quel tempo veniva ripresa da Repubblica, Corriere e Stampa. E veniva persino rimbalzata da quello che adesso è diventato il nemico pubblico numero uno del Presidente della Repubblica, lo schizofrenico (quale altro termine usare?) Beppe Grillo che in due post, uno del 24 luglio e uno del 30 luglio, invita il Capo dello Stato a fare proprio ciò che adesso contesta: nominare un nuovo Presidente del Consiglio per fargli varare un nuovo governo. Gli chiede persino che sia tecnico, estraneo a partiti e poi – per precisare meglio – gli fa il nome di Monti: forse aveva visto molte volte la trasmissione della Gruber dove – in quelle serate calde – il professore della Bocconi veniva spesso invitato. E persino Bruno Vespa, di solito abbastanza informato e sicuramente non insensibile al marketing dei libri, ha poco fa twittato che anche nel 2010, all’epoca dell’uscita di Fini dal PDL, il nome di Monti cominciò a girare, con inviti a “prepararsi” da parte dei maggiori leader politici, Massimo D’Alema in testa.
E che dire del nuovo dirigente di Forza Italia, Giovanni Toti, passato dal servizio occulto (dirigendo un TG nelle reti di Berlusconi) direttamente a quello attivo in Politica, per bolla arcoriana senza nemmeno un bagnetto di consenso popolare, che pretende che Napolitano vada in Parlamento a chiarire questa vicenda? Ignora – evidentemente – che il Capo dello Stato in Parlamento non ci può più mettere piede dopo il giuramento e si rivolge formalmente alle Camere soltanto con messaggi solenni e motivati (l’ultimo, e il primo per questo Capo dello Stato, quello sulla situazione carceraria).
Questa surreale vicenda, che sicuramente contribuirà ad avvelenare ulteriormente i conflitti interni nel Paese, parte a mio avviso da un deficit enorme di cultura democratica e di educazione civica.
Ciò che mi auguro fortemente, per la mia adorata bimba e le mie amatissime nipotine che cominceranno a breve la loro avventura scolastica, è che finalmente nelle scuole italiane si torni a parlare seriamente di Costituzione e di Educazione Civica, in maniera chiara e senza confusione. Dato che una generazione forse è ormai perduta, devastata da quel ventennio berlusconiano che ha fatto molti più danni di quelli previsti dal Maestro Montanelli, proviamo almeno a salvare la prossima!
Pazienza se noi dobbiamo continuamente ricordare – anche ai superiori giornalisti anglosassoni – che in Italia non si eleggono governi, né tanto meno il Presidente del Consiglio dei Ministri è un Primo Ministro come quello britannico (non ha il potere di rimuovere i ministri o di fare il rimpasto. O si passa dalle dimissioni oppure niente!): il Potere Esecutivo, a Costituzione vigente, è rappresentato dal Consiglio dei Ministri il cui Presidente è primus inter pares, non super pares. La nostra generazione è ormai andata: siamo stati totalmente rincoglioniti da venti anni di propaganda referendaria su un solo uomo, aiutato persino dalla Corte di Cassazione (vedi, Silvio, che non tutti i magistrati sono brutti e cattivi?) quando ammise il simbolo dell’allora Casa della Libertà con la scritta Berlusconi Presidente, che introdusse una novità – alle elezioni politiche generali – di una indicazione diretta del Presidente del Consiglio di fatto senza che la Costituzione fosse stata cambiata. E l’aggiunta del Porcellum, con una totale distanza fra parlamentari e cittadini, ha completato l’opera. Noi eleggiamo i nostri rappresentanti in Parlamento non il Governo del nostro Paese. E se in Parlamento si trova un’altra maggioranza possibile, con un Governo guidato anche da un non parlamentare, non c’è nessuno scandalo. Nelle democrazie consolidate poi è il leader di maggioranza relativa a guidare l’esecutivo, mentre da noi ci siamo inventati il passaggio elettorale come indispensabile.
Ma se Friedman e quelli del Financial Times avessero letto bene la Costituzione e avessero storicizzato le vicende di quell’estate, avrebbero capito che tutti quei colloqui informali, peraltro assolutamente normali dal momento che la fibrillazione durava ormai da mesi, erano la prassi consolidata di un ruolo, quello del Capo dello Stato, volutamente lasciato etereo – da parte dei Padri Costituenti – proprio per reagire alle emergenze che – conoscendo il nostro popolo bue, quello inutile da governare secondo la felice intuizione del Duce – si sarebbero certamente presentate. Ignorano, i detrattori in servizio permanente effettivo, che nemmeno le consultazioni formali esistono in Costituzione.
Di grazia, ci si domanda, come diavolo dovrebbe fare il Quirinale a nominare il Capo del Governo? Forse dovrebbe osservare il volo degli uccelli come si faceva nell’antica Roma per capire che presagi ci fossero nell’aria?
Surreale sentire parlare di Colpo di Stato coloro che hanno prima chiesto a Monti di presiedere il Governo, poi gli hanno offerto la guida dei famosi moderati e poi hanno persino preteso la rielezione di Giorgio Napolitano che – a dispetto di quello che Marco Travaglio e pochi altri esaltati sostengono – stava per tornare al Rione Monti, dove abita, incantevole zona di Roma altro che Colle!
E bene ha detto ieri Corradino Mineo su twitter che se c’è uno che ci è andato di mezzo, con quella crisi, è l’ex segretario del PD Bersani che – tanto per cambiare – si sobbarcò l’onere della responsabilità anziché pretendere le elezioni anticipate anche in autunno che avrebbe stravinto, essendo Berlusconi ridotto ai minimi termini e Grillo ancora non organizzato!
C’è chi si sorprende che gli uomini potenti del nostro Paese, Prodi, De Benedetti, Passera, Monti, si parlassero durante quell’estate, studiassero, proponessero soluzioni: ma possibile che abbiamo dimenticato tutti insieme quell’estate soltanto perché adesso si vuole destabilizzare la Presidenza della Repubblica e il suo inquilino?
Ci siamo dimenticati il compleanno di Noemi, Patrizia D’Addario e il lettone di Putin (sorvolando che il Cavaliere impartiva lezioni di autoerotismo durante l’elezione del primo nero alla Casa Bianca), la Minetti, Ruby Rubacuori e lo zio Mubarak, il conflitto continuo fra Tremonti e Berlusconi, cioè fra Ministro dell’Economia e Presidente del Consiglio, in un paese dove quest’ultimo non può disarcionarlo. Abbiamo veramente dimenticato la totale assenza di credibilità internazionale dovuta a quell’uomo?
Che avrebbero dovuto fare le élites, come ieri Friedman ha sprezzantemente definito i potenti ergendosi – lui – a paladino della gente comune, come se tutti leggono i suoi libri nemmeno fosse Dan Brown, assistere senza prepararsi al peggio che ormai era sotto gli occhi di tutti?
Il Quarto Governo Berlusconi si reggeva – legittimamente ai sensi della Costituzione (perché il concetto di ribaltone ovviamente vale solo quando lo subisce, mica quando lo architetta!) – con i voti di Razzi (l’amante della Corea del Nord che ammise essere stato comprato per un aiutino con il mutuo, tanto da esser stato ricandidato lo scorso anno con Berlusconi), Calearo (ah, Walter, chi minchiata facisti!) e Scilipoti (no dico, lo ricordate, vero?): che sarebbe caduto prestissimo era cosa tutto sommato prevedibile anche per un bambino alle prime pagine del sussidiario di Educazione Civica!
Questi sono i disastri del Ventennio berlusconiano che ancora tarda a esalare l’ultimo respiro e che continuiamo a osservare sgomenti, di fronte a un quinto dell’elettorato italiano che ancora segue le sue farneticazioni e un’altro quinto che ripete – come un pappagallo – qualunque cosa quel comico irresponsabile twitti, anche contraddicendo se stesso di tre anni prima!
Si rimane sempre senza parole di fronte all’incredibile abitudine tutta italiana di creare problemi dove e quando non ci sono e mettere sotto la sabbia quelli veri, nascondendoli alla vista nel timore che poi si debbano affrontare e ci si debba assumere una responsabilità. Se poi ci aggiungi la nostra esterofilia cronica, adesso incarnata da Friedman che millanta uno scoop che nel suo Paese, gli Stati Uniti d’America, sarebbe durato mezzo tweet, tanto è assurdo spacciarlo per tale, ecco che la frittata è fatta.
Forse ha ragione il professor Rodotà e tutti coloro che hanno a cuore la Costituzione, chiedendo che venga applicata maggiormente, non modificata. Il problema è che prima di applicarla bisognerebbe leggerla: purtroppo sembra che anche la Carta sia troppo lunga per un popolo poco incline alla lettura, che preferisce il bignami propinato dal primo imbonitore di turno, anziché allo studio e all’informazione seria.
p.s. Temo che ne vedremo delle belle d’ora in poi, forse anche una campagna elettorale per le Politiche. Francamente forse diventa il male minore, quello di andare alle urne, sperando che dal frullatore elettorale esca una bevanda più digeribile dell’ultima.