Autogol
Il 6 settembre 2009, in una delle ultime partite di qualificazione per quello che poi si rivelò il disastroso mondiale sudafricano, l’Italia, campione del mondo in carica, si qualificò anche grazie a queste due autoreti di Kaka Kaladze, il georgiano difensore che allora giocava nel Milan.
Ecco dato che siamo una Repubblica Democratica fondata sul Santo Pallone facciamo la solita analogia calcistica.
Beppe Grillo ha compiuto un clamoroso autogol: grazie ai suoi “valorosi guerrieri“, che stanno dando ampia dimostrazione di maleducazione, indegnità morale e persino di comportamenti eversivi, l’unico concreto effetto le loro azioni hanno avuto è stato quello di compattare – clamorosamente – il Partito Democratico come mai negli ultimi cinque anni! È bastato attaccare le Istituzioni, impedire al Capogruppo (di corrente bersaniana) Speranza di parlare con la stampa e offendere le donne del PD (ma quel De Rosa lo sa chi è Michela Marzano?) che tutto il partito di Renzi si è solidificato come mai forse da quando è stato fondato.
Ora siccome “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca“, come diceva Giulio Andreotti, ho l’impressione che questa sia tutta una strategia studiata nei minimi particolari a tavolino. Il Movimento Cinque Stelle ha il terrore di assumersi responsabilità e scoprire – come Pizzarotti nel suo piccolo sta sperimentando a Parma – che il mondo è assai diverso quando lo osservi da dentro il Palazzo, come perfettamente riassunse Jack Kennedy.
C’è da un lato il terrore di non contare più nulla se non si crea casino, ma dall’altro c’è la consapevolezza che le azioni che il PD di Renzi portano inevitabilmente a sgonfiare le balle pentastellate, a prescindere dal fatto che quelle di Renzi siano realizzabili o meno.
Forse Grillo non aveva messo in conto che la pochezza dei suoi parlamentari però avrebbe sortito l’effetto di unire un partito che se può si divide sempre e che stavolta gli ha risposto unito.
E che Renzi, se si andasse a votare in primavera, si mangerebbe Grillo in un sol boccone.