Wikibanca
Mentre ascoltavo il podcast della puntata di ieri sera del TG Zero di Radio Capital (in cima a questo articolo), come ogni mattina faccio guidando la mia moto verso l’ufficio, e sentivo il professor Mario Comana della Luiss spiegare la tanto contrastata norma sulla riqualificazione delle quote di Banca d’Italia, mi scorreva davanti l’indecente gazzarra che si è avuta alla Camera dei Deputati ieri sera, dopo che la Presidente Boldrini ha tagliato la discussione sul decreto IMU-Bankitalia e ha posto in votazione finale la conversione del decreto-legge.
Ho ascoltato molti interventi dei deputati del Movimento Cinque Stelle impegnati nell’ostruzionismo a Montecitorio ma nessuno di questi ha spiegato – come poi il prof. Comana ha fatto – la genesi e la natura del provvedimento. Non soltanto: proprio loro che fanno della rete una sorta di divinità del XXI secolo non avevano avuto nemmeno la briga di leggersi le quattro nozioni sulla nostra Banca Centrale che è possibile ricavare da wikpedia.
Avrebbero forse capito un po’ di più, soprattutto se aprissero gli occhi e capissero che un conto sono i diritti patrimoniali, altro quelli amministrativi. Avrebbero compreso tante cose, persino da quanto Paolo Cirino Pomicino, il medico – come definito da Carla Ruocco, economista con lode (come riportato ieri) – aveva spiegato durante la trasmissione su la 7.
Avrebbero capito che il capitale sociale di 300.000.000 lire (ripeto 300.000.000 LIRE!) era stato fissato nel 1936 e mai rivalutato. Avrebbero (forse) compreso che le quote delle Banca d’Italia non possono essere messe in commercio; che la Banca d’Italia non è una banca privata soltanto perché gli azionisti sono privati, soprattutto perché così la definisce la legge: istituto di diritto pubblico, tanto che – sebbene i privati mantengano le quote – la governance è stabilita dalla legge e non dal Consiglio di Amministrazione che peraltro non esiste.
Potevano persino sforzarsi un tantino e comprendere che la loro battaglia l’avrebbero dovuta porre più sulla disomogeneità del decreto, evidentemente voluta per ricattare il Movimento con la seconda rata dell’IMU 2013 che sarebbe potuta essere ripristinata, anziché su una presunta svendita di un patrimonio, svendita che invece non c’è. A nulla però valgono le parole di questi esperti del settore se dall’altro lato c’è l’arroganza di chi ritiene di avere una verità rivelata, alla stessa stregua dei fondamentalisti religiosi di qualunque religione possano essere.
I grillini hanno preferito l’altra strada, quello dello stallo, dello sfascio: personalmente non sono molto d’accordo con quanto la Presidente Boldrini ha fatto. Vero che la maggioranza ha il diritto di convertire in tempo i decreti ma l’opposizione ha tutto il diritto e persino il dovere di fare filebustering, almeno fino a quando non cade dalla parte del torto come sistematicamente ha fatto ieri il Movimento di Grillo, arrivando persino a occupare i banchi del governo e della presidenza, cose che accadono soltanto in paesi poco democratici. Ma che i pentastellati fossero estranei alla democrazia ormai era cosa nota. Sarebbe stato interessante vedere la reazione del Paese – sempre molto attento alla propria tasca quando si tratta di tassa sugli immobili – pagare mezza IMU!
Naturalmente – a fronte del decreto Bankitalia – un’opposizione che si rispetti farebbe quello che ogni persona di buon senso farebbe e cioè vigilare affinché le banche, che adesso hanno una situazione patrimoniale più stabile avendo potuto valorizzare meglio il patrimonio (valendo maggiormente le loro quote della Banca Centrale) e quindi il loro bilancio prende un po’ di respiro, utilizzino questa leva per immettere denaro nell’economia reale. Ma forse pretendiamo molto da un’opposizione che avrà pure preso la Lode all’Università ma che rimane come prigioniera del loro mondo dorato, della loro mistificata esistenza in rete.
Un’ultima considerazione riguarda la legge elettorale e le elezioni che mi auguro si tengano al più presto: da oppositore di Matteo Renzi, interno alla sinistra, del quale contesto – come noto – le ricette economiche a mio avviso superate (Blair quindici anni dopo), proposte di riforme costituzionali pasticciate e una legge elettorale bruttissima e frutto di un accordo con un baro, sono molto più contento che a guidare il centrosinistra ci sia uno come il sindaco di Firenze e non un mite studioso della politica e della comunicazione come Gianni Cuperlo o un bonario amministratore come Pierluigi Bersani, uno dei migliori ministri che l’Italia del dopoguerra abbia mai avuto e che spero Renzi continui ad ascoltare per non circondarsi soltanto degli yes-man. Sono contento ci sia Renzi perché di fronte a un truffatore di professione come Berlusconi e davanti a un Movimento guidato da un ballista come Grillo, un oscuro personaggio come Casaleggio e a una truppa di parlamentari arroganti e maleducati come i pentastellati, non è certo il caso che il centrosinistra risponda con i discorsi aulici di Cuperlo o le metafore da amministratore di Bersani, né con la sottile politica di D’Alema né con il sogno americano di Veltroni.
In questo meno male che Matteo c’è: almeno qualcuno nel PD che risponda per le rime a questi fascisti del terzo millennio, a questi incredibili personaggi da saloon che hanno ridotto le nostre istituzioni repubblicane in squallidi bordelli di terzo ordine.
p.s. Le cronache parlamentari hanno raccontato del deputato pentastellato De Rosa che ieri sera ha “elegantemente” insultato le sue colleghe “piddine” con il solito sessista epiteto. Questa è la società civile che si è ripresa il “Parlamento”: già venti anni orsono Berlusconi aveva sdoganato alcuni comportamenti, portando la società del “fare” dentro il Palazzo. A volte penso che sia meglio lasciare ai professionisti della politica il compito di farla, la politica: perché se i risultati sono quelli di dare delle “pompinare” alle donne, beh per quello basta e avanza una classe di terza media.