Il grande assente

 In POLITICA

Potevo esserci anche io, fra i 128 lavoratori della Micron di Catania che stanno per perdere il posto di lavoro. Ci sono persone che conosco, ex colleghi universitari, che stanno provando il dramma che io  ho vissuto nel 2001.

Dall’altro lato dello Stivale, mentre a Roma si discute di legge elettorale, una fabbrica svedese, l’Electrolux propone un nuovo modello di relazioni industriali. Nuovo si fa per dire! Il ricatto!

Contemporaneamente la Fiat non esiste più e adesso c’è Fiat Chrysler Automobiles e l’unica cosa che sembra abbia destato la maggior attenzione è l’acronimo FCA, abbastanza somigliante a una parolaccia italiana ma che evidentemente non era certo pensato soltanto per il mercato italiano, dato che forse è definitivamente finita l’era della Fabbrica Italiana.

Non ho elementi per giudicare le vicende catanesi e poi sarei coinvolto emotivamente, ma un dato accomuna queste tre aziende ed è la totale assenza dello Stato italiano, del Governo della Repubblica, da queste vicende industriali.

Mentre Barack Obama in America interviene duramente nell’eterno conflitto fra lavoratori e imprese, addirittura sfidando il Congresso con l’innalzamento del salario minimo orario a oltre 10 dollari per i dipendenti federali, dopo aver avuto un ruolo enorme nel salvataggio dell’industria pesante americana e la progressiva re-industrializzazione degli States,  convertendo impianti dove c’è da convertire e valorizzando altri, in Italia paghiamo il prezzo enorme di avere avuto – durante la peggior crisi dal Ventinove – un Governo non all’altezza dei problemi e un conflitto permanente fra Palazzo Chigi e Via Venti Settembre, fra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, che ha devastato la nostra economia, comprimendoci ancora in una stagnazione dalla quale fatichiamo in maniera pazzesca a venirne fuori.

Paghiamo ancora – a distanza di tre anni – il prezzo di quella sciagurata esperienza di governo che portò – nel giro di pochi mesi – il nostro debito pubblico a livelli così pericolosi in termini di sostenibilità da doverci sorbire tre anni di flebo, prima con Monti e ora con Letta.

Quante energie sprecate per andar dietro alle sottovesti delle Olgettine, agli spogliarelli della Minetti e al priapismo dell’eterno leader di Forza Italia!

Adesso – tre anni dopo – siamo ancora lì, con un grande assente dalle scelte che contano, con un mercato praticamente in balia di se stesso dove ovviamente il pesce grosso si pappa i pesciolini.

Il tutto anche grazie alla famosa “gente“, quella che ha creduto che bastasse controllare quattro scontrini per guarire le incrostazioni di un capitalismo malato, fatto di padroni più che di imprenditori, da un lato, e di lavoratori adagiatisi sulle conquiste sociali del secolo scorso, un’era geologica nell’età della rete.

Se poi ci aggiungiamo che il grande responsabile del disastro continua a essere protagonista, anche se in un supporting role, e non riescono a cacciarlo via dalla scena ecco che la frittata è fatta.

 

p.s. non oso immaginare cosa provino quei genitori in fieri che stanno valutando l’ipotesi di abortire per non poter sfamare un’altra bocca. Non è possibile che nella mia Sicilia del XXI secolo ci si debba porre dei limiti all’ampliamento della propria famiglia per scellerate politiche industriali. Auguro a quella donna di non arrivare a quel punto.

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