Viva la Rai
Queste due ore di diretta televisiva, condotte dal bravissimo Riccardo Iacona, sul metodo Stamina di Davide Vannoni Valloni dovrebbero essere messe nel programma scolastico di tutte le scuole pubbliche di ogni ordine e grado e prese a esempio nelle scuole di giornalismo di tutto il mondo, per comprendere meglio cosa significhi fare giornalismo e perché è importante un servizio pubblico radiotelevisivo.
Per quanti in questi giorni, ricevendo il bollettino del canone RAI e osservando la cifra aumentata rispetto allo scorso anno, dovessero avere il solito sussulto di maledire la tassa farebbero bene a guardarsi questa trasmissione e capiranno che la spesa pubblica, cioè finanziata dalle nostre tasse, quando serve a realizzare (o contribuire a realizzare) anche una sola puntata come questa della trasmissione di RAI TRE, è spesa buona, è investimento, non spreco, non soldi gettati al vento.
Lo stesso conduttore e la sua redazione, impeccabile nella realizzazione dei servizi e nella fruibilità del racconto, faccio fatica a considerarli casta come molti commentatori, per beccarsi l’applauso della folla inviperita dalla crisi economica, quotidianamente fanno, facendo un fascio di tutta l’erba dei giornalisti italiani.
È impressionante come una sana inchiesta giornalistica spazzi in un colpo solo l’indegna campagna truffaldina che questi furfanti stanno compiendo sulle spalle dei più deboli, facendo leva su ciò che chiunque abbia un bambino a casa – anche sanissimo – sa bene: la sua salute. Non credo possa esistere al mondo un genitore, nemmeno il più cinico, disincantato e scriteriato, che di fronte a una possibilità di guarigione del proprio figlio ammalato non si getti con tutto l’entusiasmo verso il primo che capita. Vedere abbindolate famiglie normali, che già devono sobbarcarsi un peso che molti di noi non avrebbero certo le spalle forti per reggere, fa male al cuore ma è un male necessario quando soltanto attraverso l’autorevolezza di una siffatta inchiesta forse qualche luce sul metodo Stamina possiamo finalmente cominciare a vedere.
Come non riconoscersi nelle parole della Prof. Cattaneo, senatrice a vita, che demolisce punto per punto la presunta validità scientifica di un metodo che non è mai stato nemmeno presentato nei pertinenti contesti internazionali. Come non apprezzare la posizione del ministro Lorenzin che affidandosi agli scienziati si è opposta alla sperimentazione. Come non tirare il fiato per un sospiro di sollievo davanti al Prof. Paolo Bianco che davanti alla domanda “Che c’è di peggio della morte?“, rivolta su Twitter allo stesso conduttore, risponde: “la morte prematura“.
Ecco di fronte a una trasmissione come questa, che ha il pregio di mettere in ordine le cose senza bisogno di urlare, senza la necessità di trovare un colpevole, ma lasciando che siano i fatti e i dati a portare l’ascoltatore alla naturale conclusione, cresce il rammarico di vedere il nostro servizio pubblico radiotelevisivo – salvo alcune eccezioni come questa – a compagno di ballo della televisione commerciale che inevitabilmente ha e deve avere altri parametri di valutazione.
Se nel nostro Paese, anziché cristallizzare il duopolio televisivo, con la successione di leggi Mammì-Maccanico-Gasparri, si fosse messo mano a un vero servizio pubblico, sul modello della BBC inglese o della PBS americana, probabilmente molti italiani ne avrebbero beneficiato e tanti, troppi, truffatori e furfanti non avrebbero trovato il fertile terreno dell’ignoranza per propagandare le loro menzogne e le loro false pozioni, sulla pelle degli indifesi.
Chapeau davanti a Riccardo Iacona e alla redazione di Presa Diretta.