Soldi Pubblici

 In POLITICA

La rubrica “Buongiorno” di Massimo Gramellini oggi affronta un problema che è antico quanto lo è l’Uomo: dove finisce la propria libertà individuale.

Ve la riporto:

Perso il lavoro, una donna di ventotto anni si riorganizza l’esistenza e apre un negozio tutto suo, tra sacrifici e paure di non farcela. Poi arriva la settimana dei forconi e le cedo la parola: «Sono d’accordo con il motivo della protesta, ma non con il modo. Io non posso e non voglio chiudere. E non voglio che qualcuno mi obblighi a pensarla diversamente. Che io sia nel giusto o nel torto, potrò avere il mio pensiero? Oggi sono stata accerchiata da una ventina di uomini davanti al mio negozio: mi hanno spintonata e fatta cadere, mi hanno urlato che dovevo morire: “Ammazzate quella coniglia!” Quando mi sono rialzata e mi hanno detto “chiudi o ti spacchiamo tutto”, ho capito che la mia libertà di scelta era svanita. Le gambe mi tremavano e come una mamma con il suo bambino ho fatto la scelta più sicura. Ho chiuso le serrande. E chi veramente dovrebbe essere il bersaglio della protesta sarà a bere un cappuccino con i soldi pubblici».  

Chissà se esiste, per l’umanità evoluta (?) del ventunesimo secolo, la possibilità di esprimere l’esasperazione senza la prevaricazione e la rabbia senza la violenza vigliacca che si accanisce contro i più deboli. L’unica alternativa plausibile l’hanno offerta domenica scorsa i tre milioni di votanti delle primarie democratiche, firmando l’ennesima cambiale in bianco alla classe dirigente. Ma è stata l’ultima. Se i politici non la onoreranno in fretta, prendendo consapevolezza dell’emergenza e rinunciando ai loro riti lenti e bizantini, come sempre nella storia l’ignavia della democrazia avrà prodotto i forconi su cui si isseranno le prossime dittature.  

Condivisibile in senso generale questo corsivo, ma contesto una cosa. La signora commerciante chiude la sua giusta e terribile lamentela dicendo: “E chi veramente dovrebbe essere il bersaglio della protesta sarà a bere un cappuccino con i soldi pubblici, frase affermativa, nemmeno un punto di domanda, un dubbio.

A parte il fatto che il bersaglio della protesta non si è capito né francamente sono ancora chiare le rivendicazioni. Soprattutto non si capisce con chi bisogna parlare tanto che subito si è proposto un interlocutore per cavalcare la protesta …

Ma c’è una cosa che comincio a trovare intollerabile: la classe politica, nei confronti della quale siamo tutti incazzati neri, chi per un motivo chi per un altro, è soltanto la punta dell’iceberg del moloch della Pubblica Amministrazione. Pensare che i soldi pubblici siano sempre sprecati, che servano per goderci il cappuccino al bar mentre il resto del Paese affonda, è profondamente ingiusto oltre che sbagliato.

Sono soldi pubblici gli stipendi degli insegnanti dei nostri figli, degli infermieri che accudiscono i nostri malati in Ospedale, dei medici che ci salvano la vita al Pronto Soccorso.

Sono pubblici i salari dei poliziotti che ci proteggono quando andiamo a sfogare le nostre frustrazioni allo stadio, dei pompieri che ci liberano dalla prigionia di un’inondazione, della Protezione Civile che fa emergere il nostro amico da sotto le macerie dopo un terremoto.

Sono pubblici i soldi che vengono gestiti dalle varie magistrature per combattere i crimini, siano essi finanziari, mafiosi o comuni.

E sono pubblici i soldi delle pensioni dei nostri genitori e per chi ce l’ha dei nonni che aiutano a tenerci i figli, a portare a spasso i nostri cani, ad aspettare i tecnici per la riparazione dei nostri elettrodomestici mentre noi andiamo a lavorare.

Sono pubblici i soldi di chi lavora onestamente nella Pubblica Amministrazione – e sono/siamo la maggioranza – e prova a realizzare innovazione e razionalizzazione delle risorse.

Sono pubblici i soldi di chi fa ricerca nelle università e nei laboratori dei politecnici.

Sono pubblici i soldi che servono a far funzionare le istituzioni repubblicane e costituzionali senza le quali quelle manifestazioni, queste serrate, questi scioperi non soltanto non sarebbero possibili ma invero sarebbero represse nel sangue.

 

p.s. Una considerazione su quella cambiale che Gramellini suppone noi elettori delle primarie democratiche di domenica abbiamo dato ai politici: mi dispiace caro Massimo ma è proprio il contrario. Proprio perché di cambiali forse ne abbiamo date fin troppe, noi elettori abbiamo preteso una sorta di risarcimento democratico (come ha detto domenica sera Michele Serra) e abbiamo ottenuto di scegliere il nostro leader. C’è chi ha vinto e chi ha perso: ma in nessuno dei due casi abbiamo consegnato le nostre chiavi di casa e del futuro a Matteo Renzi e alla sua squadra. Anzi. Abbiamo dimostrato che la sensibilità politica nel centrosinistra è molto forte e quando tutti i media supponevano una scarsa partecipazione, per il distacco che ormai i cittadini hanno delle istituzioni, abbiamo fatto vedere che non diamo cambiali a nessuno e ci teniamo a partecipare. E mentre tutti i giornali stanno incensando il nuovo leader e le sue novità mattutine dovrebbero forse trovare il modo di riflettere sul perché tre milioni di persone, al freddo, si sono mosse dalla loro casa e hanno messo una croce sul nome di tre giovani democratici.

 

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