Calcio e politica
Sarei molto felice di riprendere i commenti al campionato di calcio di serie A, parlando solo di pallone, pali, rigori. Ma sarebbe deontologicamente scorretto parlare soltanto di quello che accade sull’erba dei nostri campi senza dare un accenno a quello che succede fuori dagli stadi e tra i palazzi del potere pallonaro.
Giovedì sera a Varsavia, per una partita di Europa League, competizione che ha sostituito la Coppa UEFA e la Coppa delle Coppe della mia infanzia e adolescente, un certo numero di cosiddetti tifosi laziali sono stati arrestati. I dirigenti della squadra biancoceleste hanno protestato affermando che i loro supporter si trovavano nella capitale polacca “per assistere ad una partita di calcio“. È passato molto tempo da quando andai in trasferta con mio padre ma non ricordo che nella valigia trovò spazio un’accetta o un set di coltelli. Come ha scritto Michele Serra qualche giorno fa nella sua rubrica quotidiana su Repubblica, andrebbe reciso il legame fra le società e i tifosi violenti. Aggiungo che fino a quel momento il calcio italiano andrebbe chiuso.
D’altronde se ieri la pur lodevole iniziativa bianconera, di aprire la curva squalificata alle scuole e ai ragazzi under 13, è stata rovinata dai cori ingiuriosi nei confronti del portiere avversario e degli storici rivali dell’Inter, ci rafforza nella convinzione che il problema del calcio professionistico (e non solo) è ormai divenuto un problema sociale che con il pallone ha poco a che fare.
L’altro evento che ci ha fatto guardare sbigottiti la nostra serie A riguarda – tanto per cambiare – la decadenza di Silvio Berlusconi e del suo impero. Forse Barbara, rampante primogenita del secondo matrimonio, non ha pensato che il papà, prima ancora che un senatore decaduto, un imprenditore televisivo e un palazzinaro riuscito, è innanzi tutto un uomo ricattabile, come le vicende delle Olgettine e del Processo Ruby, hanno ampiamente dimostrato.
L’intervista di Adriano Galliani, con la quale l’AD annunciava le dimissioni, poi rientrate per metà dopo una cena ad Arcore, stanno proprio a dimostrare che ormai il mondo berlusconiano, per come l’abbiamo conosciuto, si sta progressivamente sbriciolando e i silenzi si pagano a peso d’oro. Così si giustificano le cifre di buonuscita per Galliani che i giornali hanno riportato. Il mezzo AD ieri era in tribuna a Catania dove il Milan ha battuto una squadra che – nonostante il vantaggio – si sta dimostrando inadeguata alla permanenza in serie A.
Mi dispiace molto per mia figlia che sembra come se fosse cresciuta al Cibali per quanto vuole seguire i match della squadra rossazzurra, specialmente per poi raccontare a qualche compagno che la squadra etnea esiste, a dispetto di qualche piccolo tifoso giallorosso che l’ha fatta incazzare sostenendo il contrario.
Ho visto la partita a spizzichi e bocconi, a causa di un orario che forse a Catania è buono per l’aperitivo ma per noi comuni mortali è l’ora della preparazione del pranzo dei bambini!
Un immenso Riccardino Kakà ha demolito qualunque tipo di rimonta fosse anche solo ipotizzabile dopo il vantaggio di Balotelli con una non proprio irresistibile punizione. Balotelli che poi ha avuto una lite con Spolli: sembra che quest’ultimo abbia avuto l’ideona di insultare il negro! Bravo Spolli, complimenti: bell’esempio che hai dato ai ragazzini sul Massimino.
Sugli altri campi osserviamo che l’Inter viene raggiunta sul finire con un bel gol da lontano della Sampdoria, mentre la Juventus ancora una volta vince sul finire e si porta con un significativo vantaggio sulla Roma.
La squadra giallorossa impatta per la quarta volta consecutiva. Onestamente però se ieri anziché la maglia bianca avesse avuto qualche striscia nera forse almeno uno dei rigori non visti l’avrebbe ottenuto. Così come il gol giustamente annullato per fuori gioco: in altre occasioni la posizione dell’attaccante giallorosso, al di là dei difensori bergamaschi, sarebbe persino stata giudicata ininfluente.
Rimango convinto che un uso della tecnologia in campo risolverebbe molti dei problemi sui campi: magari moviolisti e giornalisti polemisti dovranno riciclarsi con qualche altro mestiere, ma almeno la macchina sportiva ne gioverebbe.
Le altre partite non le ho nemmeno sfiorate: come accade in questo periodo dell’anno comincio un po’ a soffrire per mancanza di ossigeno e vorrei una vacanza al più presto.
E un brutto campionato come quello italiano di certo non aiuta a disintossicarsi dalle tossine.
Meno male che c’è l’amico Antonio che dal divano di casa sua ci racconta come vanno le cose in serie A.