Le donne attraverso un 50 mm

 In POLITICA

Chiunque abbia qualche anno sulle spalle e si ricorda gli anni Settanta e le prime reflex a portata di ogni tasca, rammenterà come la lente standard per qualunque corpo macchina era la 50 mm. Poi vennero gli zoom, prima manuali e poi automatici, e quindi quella particolare lunghezza focale si perdette nella ghiera di regolazione dell’obiettivo.

La 50 mm era (è) considerata la lente standard perché riproduce ciò che l’occhio umano vede, senza la deformazione del grandangolare o la compressione del teleobiettivo.

Le dichiarazioni dell’amazzone sudtirolese Michela Biancofiore, durante la trasmissione televisiva di Corrado Formigli, e le successive reazioni sui giornali e sulla rete, mi hanno riportato alla mente proprio i libri di tecnica fotografica. Siamo come immersi in una perenne vita distorta da lenti che deformano la realtà e ce la fanno osservare come se fossimo soggetti passivi e non attivi della nostra vita. La Biancofiore, e moltissimi altri in radio, TV e internet, ha adoperato l’espressione la stragrande maggioranza delle donne che non soltanto non significa nulla in termini pratici ma parte dall’incredibile assunto che la propria base statistica – cioè quella che ci si è formati attraverso l’esperienza sia come assoluta e che serva per esprimere un giudizio – peraltro piuttosto duro – e che valga erga omnes.

Se facessimo lo sforzo di osservare la realtà che ci circonda con la lente da 50 mm e trovassimo la forza anche di estraniarci dalle nostre personali vicende, osserveremmo che il mondo descritto dalla Biancofiore e confermato da molti ascoltatori delle radio, spettatori delle TV e surfisti di internet, non è che una minima parte del mondo che ci circonda.

Basta svegliarsi la mattina presto, prepararsi quando ancora il cielo non è illuminato dal sole, uscire per strada per recarsi in ufficio e si scoprirebbe che ci sono orde di donne, giovani e meno giovani, mamme, nonne, ragazze, bambine che svolgono le loro mansioni quotidiane senza l’ossessione dei soldi e del potere. Sono le persone “normali“, quelle che fanno andare avanti le loro vite e le loro famiglie, attraverso lo strumento che dalla notte dei tempi l’essere umano conosce: il lavoro. Poi certo esistono le scorciatoie, esistono i giochi di potere, esistono le arrampicatrici sociali, attratte dalle figure apicali, dalle figure di vertice, così come peraltro esistono gli yes-man, gli uomini incapaci di dire di no al proprio capo, di contestare una linea che non condividono, di sperare che la fede riposta in un uomo possa tornare utile prima o poi. E poi ci sono i capi, i potenti, coloro che scambiano la fede dei sottoposti con la loro fiducia, non comprendendo che fede e fiducia non sono sinonimi ma cose del tutto differenti.

Ciascuno di noi nella vita ha attraversato alti e bassi d’umore, gioie e delusioni d’amore ma formarsi un giudizio sull’altra metà del cielo soltanto in base alla nostra personale e alquanto infinitesimale esperienza diventa surreale.

È ovvio che il mondo frequentato dalla Biancofiore, con un partito di plastica fondato da un’azienda pubblicitaria che ha deformato il già pesante mondo dello spettacolo, abbia rilasciato nella pasionaria di Bolzano  l’impressione che tutte le donne facessero la fila per infilarsi tra le lenzuola di Silvio e gareggiare a chi potesse soddisfare meglio le voglie del sessuomane capo di Forza Italia. Ma non tutte le donne hanno accesso a Silvio e soprattutto non tutte proprio lo vogliono tale accesso, anzi lo respingono con forza e con sdegno, e non soltanto quelle racchie che non trarrebbero benefici dal mondo dello spettacolo, ma anche donne belle e intelligenti che credono che quel tipo di scorciatoia non sia consono alla propria vita e alla propria dignità.

Sarò stato un ragazzo e un giovane fortunato nella vita ma francamente non ho mai incontrato ragazze, giovani o donne, che mi abbiano respinto (non soltanto sessualmente ma anche amichevolmente) perché non troppo benestante o con poco potere. La vita normale che ciascuno di noi vive, quella che possiamo osservare quotidianamente attraverso appunto una 50 mm, non è così semplice: l’incontro fra persone, sia esso un incontro sessuale, amoroso o amicale, nella vita normale non avviene mica per effetto del patrimonio individuale o del potere che un uomo possa esercitare, ma avviene attraverso la sintonia, l’attrazione, l’amore o l’affetto che possa legare una o più persone.

Nella vita normale ci si sceglie per quello che si è non per quello che si ha.

Con questo non voglio fare né il moralista né il bacchettone né quello che afferma che i soldi non fanno la felicità: aiuta molto l’avere meno problemi economici, ma non per portarsi a letto le donne, ma per essere più sereni, per non avere la mente ingombrata dal non poter portare a casa il pane per la propria famiglia, per poter liberare energie positive dalla propria esistenza.

L’amarezza che la discussione sulle dichiarazioni della Biancofiore ci lascia è che in tanti – troppi – ragionano come se la vita reale, quella che ogni giorno milioni di persone svolgono senza una telecamera che le inquadri, sia quella che vediamo attraverso i teleschermi e non ci rendiamo conto che quella è una minima parte, statisticamente peraltro non proprio significante. Siamo 60 milioni di abitanti in Italia e nemmeno il 10% vede con continuità la TV generalista. Siamo portati a pensare che la TV sia lo specchio dei tempi, come una volta si diceva della letteratura, senza accorgerci che invece la TV – a differenza della letteratura – è uno specchio deformato, molto più distante di quei 50 mm degli obiettivi standard.

A dispetto di quello che Michela Biancofiore possa pensare spesso le donne scelgono – inspiegabilmente ai nostri occhi! – anche noi brutti, sfigati e poveracci: quelli che possiamo offrire solo serate normali davanti la TV o leggendo un libro, che prestiamo le nostre orecchie agli estenuanti racconti di giornata anche quando non ne abbiamo proprio voglia e che possiamo concedere una vacanza soltanto negli anni dispari, risparmiando negli anni pari.

Sarà forse una vita sfigata, distante dal potere economico, mediatico e poltico:  ma è quella normale ed è quella che sì la stragrande maggioranza delle persone vive quotidianamente. E – forse la Biancofiore non ci crederà – persino con il sorriso sulle labbra.

Perché nella vita normale ci si sceglie per quello che si è non per quello che si ha.

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