Tutti chiacchiere e distintivo

 In POLITICA

Ma come?

Il guerrafondaio Barack Hussein Obama, quello che doveva gettare nel Potomac il Premio Nobel per la Pace (anche per evitare l’intasamento dei cessi della Casa Bianca), quello che non era diverso dagli altri americani, cowboy nati e cresciuti, quello che era addirittura peggio di Giorgino Bush, quello che osava sfidare il compagno Vladimiro, il buono, l’amico della pace a differenza dell’inquilino di quella ridicola villona bianca a Lafayette Square, ecco proprio quel presidente lì che ti fa?

Ti manda John Kerry, buono anche lui, ve lo raccomando!, a chiudere con l’Iran e con gli altri membri permanenti delle Nazioni Unite, insieme alla Germania, un accordo storico che sicuramente pone le basi per la fine di più di trenta anni di rapporti per così dire burrascosi fra Teheran e Washington e che costarono la rielezione a un buon presidente Jimmy Carter e aprirono la strada a dodici anni di GOP al governo, prima con Ronnie Reagan e poi con Bush senior, oltre che a una tensione continua in Medio Oriente.

Incredibile che nel Sacro Blog della Pace, il nuovo magazine libero dai condizionamenti delle lobby politico-mafiose che infestano tutta la stampa venduta italiana, non ci sia mezzo trafiletto che ci consenta di capire meglio se si tratti di una bufala mediatica o meno.

Possiamo credere a un Presidente che ha anche affermato che Osama bin Laden sia stato catturato e ucciso senza fornire prove (on. citt. Paolo Bernini, quello dei microchip sottocutanei)? Possibile che il commissario politico del Movimento Cinque Soviet Alessandro Di Battista, fiero avversario dell’America e nostalgico del meraviglioso mondo dell’eguaglianza realizzata, non abbia nulla da eccepire nei confronti del dinoccolato avvocato dell’Illinois?

Possibile credere a un Presidente di una nazione che sta incredibilmente insabbiando una storica scoperta quale quella dell’esistenza delle Sirene (on. citt. Basilio) che tanto avrebbe facilitato la vita di noi padri di famiglia, fornendoci risposte alle domande epocali che i nostri figli ci pongono davanti ai film La Sirenetta e La Sirenetta II (perché non bastava il primo, serviva pure il sequel con la figlia rompiballe di Ariel!)?

E come valutare un Presidente “nato dalla rete“, dal popolo di internet, che non appoggia i manifestanti in rete contro le scie chimiche che non soltanto stanno inquinando i nostri cieli ma che rompono i gabbasisi a noi fotografi che spesso dobbiamo manipolare le nostre immagini per farle sparire, falsando la realtà (pennivendoli – anzi fotovendoli – anche noi, che credete!)?

Niente di tutto questo: nessuna mozione, ordine del giorno, interrogazione parlamentare. Niente, nada, nisba.

Eppure forse qualcosa ci sarebbe da dire se a quel tavolo dei 5+1, oltre ai cinque vincitori del secondo conflitto mondiale, sedeva uno degli sconfitti. E che sconfitto. Ci sarebbe da interrogarsi come mai al negoziato di pace con la Repubblica Islamica dell’Iran non ci sia stato il nostro Paese (l’altro sconfitto insieme al Giappone), ancora una volta irrilevante nel contesto mondiale, persino in un’area geografica dove per definizione e per posizione geografica siamo comunque attori.

Se c’è un rimpianto che dovremmo tutti avere di Giulio Andreotti è che in politica estera era veramente un genio. Se negli ultimi anni la politica estera italiana è stata gestita dal maestro di sci dei figli di Silvio Berlusconi, Franco Frattini, se per oltre dieci anni il Cavaliere ci ha ammorbato con la sua politica del cucù, della pacca sulle spalle, del “nos only a flag of freedom“, delle corna, poi non ci si deve stupire più di tanto se ai tavoli negoziali che contano non veniamo chiamati nemmeno incidentalmente.

È da dopo la crisi libanese, governo Prodi II con il Ministro degli Affari Esteri D’Alema, crisi che ci vide protagonisti con un riconoscimento unanime a livello mondiale, che veniamo sistematicamente buttati fuori dalle cose che contano, specialmente dopo la figura barbina che persino il tecnico Giulio Terzi ha compiuto con la vicenda dei due fucilieri di Marina.

Non ci vogliono nemmeno come camerieri e poi vediamo – chiusi nella nostra saccenteria e supponenza – dibattiti parlamentari che dipingono Barack Obama come una specie di pistolero del Far West senza nemmeno uno straccio di politica estera degna di questo nome e della tradizione diplomatica italiana.

Barry sarà anche un cowboy ma l’intera classe dirigente italiana, pentastellati in testa, sono tutti chiacchiere e distintivo.

 

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