Perché sono scettico
Ascoltate – all’interno del TG Zero di Radio Capital di venerdì scorso – l’intervista al sindaco di Salerno e vice ministro alle Infrastrutture Vincenzo De Luca e capirete perché sono molto scettico non soltanto della novità che la candidatura di Matteo Renzi rappresenti, ma anche di questa conversione sulla via di Damasco che molti leader storici della sinistra italiana hanno avuto nei confronti del sindaco di Firenze.
De Luca è un sindaco letteralmente adorato nella sua città e probabilmente avrà amministrato bene, anche se alcune mie fonti osano dire il contrario. Nella città di Salerno Renzi ha preso – tra gli iscritti – il 97% dei voti, un autentico plebiscito dovuto al fatto che De Luca lo appoggia ufficialmente. Lo scorso anno – alle primarie di tutto il centrosinistra – gli stessi elettori di centrosinistra incoronarono a Salerno Pierluigi Bersani, sempre appoggiato da De Luca e quella volta contro Renzi, dimostrazione plastica di come i signori delle tessere e i potentati locali contino, e anche molto.
De Luca attacca tutta la vecchia nomenclatura, lo stato maggiore, del suo partito, come se egli sia il nuovo – nel suo stesso partito -quando persino Antonio Bassolino sembra un dilettante al suo confronto. E naturalmente Bassolino appoggia Renzi.
Appoggia Renzi anche Dario Franceschini, che è bravissimo come scrittore ma come segretario reggente del PD lasciò molto a desiderare.
La Candidatura dell’ex presidente della provincia di Firenze (spesso dimentichiamo che sono 10 anni che Renzi è agli onori della cronaca politica nazionale) infine è supportata da moltissimi sindaci importanti, da Fassino a Torino a Orlando e Bianco rispettivamente a Palermo e a Catania, uomini di partito o di area, capaci di raggranellare un enorme consenso popolare, come dimostrato dalle elezioni amministrative passate.
Ovviamente anche Gianni Cuperlo, lo sfidante principale, è appoggiato da esponenti politici veri e propri serbatoi di voti, basti pensare a Massimo D’Alema capace di superare – nelle europee del 2004 – persino Silvio Berlusconi nella circoscrizione Sud.
Ma il politico triestino – almeno – ci evita la retorica della novità e del cambiamento epocale come se fossimo tutti così boccaloni da credere che nel meraviglioso mondo di Renzilandia, che comincerà il 9 dicembre prossimo, conti più la bellezza leopardata della Boschi o la competenza della bravissima Bonafé che i voti portati in dote di De Luca, Bassolino, Franceschini e Veltroni.
Voti che alle elezioni che contano – le secondarie – peseranno molto di più del tacco 12 del bell’avvocato toscano.
p.s. nell’intervista che De Luca rilascia a Zucconi e Buffoni il sindaco di Salerno attacca il Presidente del Consiglio Letta e il suo ministro Lupi per il fatto che non gli abbiano ancora dato le deleghe operative. Anche se volessimo stare dalla sua parte sarebbe interessante che il vice ministro De Luca ci spieghi per quale ragione – se le cose stanno come lui sostiene – non abbia ancora rassegnato le dimissioni da vice ministro, anche considerando il fatto che la poltrona – a Porta Pia – sarà anche comoda, ma passare il tempo riscaldandola quando c’è la sua città da amministrare forse non è proprio indicato. A prescindere dall’unico stipendio – come sostiene – che percepisce e dagli avvisi di garanzia che gli sono arrivati anche recentemente e che per lui – misteriosamente – non valgano come sinonimo di richiesta di dimissioni, alla stregua di quanto Matteo Renzi abbia fatto ripetutamente nei confronti della Ministra della Giustizia. Evidentemente l’imbarazzo creato per le istituzioni dalla telefonata della Cancellieri per la Ligresti è prevalente rispetto a quello procurato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dalla permanenza di un vice ministro indagato.