I migliori acquisti della gestione Moratti – #amala
Antonio Romeo, tifoso interista, commenta la chiusura della gestione Moratti parlando dei tanti acquisti che l’Inter ha portato a casa in questi anni. Salvo Bobo Vieri e Roberto Baggio, tutti i grandi nomi che Antonio ci ricorda sono stranieri, plastica dimostrazione di un calcio italiano che valorizza poco i giovani, obbligandoli a lasciare il Paese persino nel calcio, dove siamo storicamente al vertice.
VP
Da questa settimana Moratti non è più il presidente dell’Inter, quindi mi è venuto in mente di fare una classifica degli acquisti della gestione Massimo Moratti.
1) Ronaldo: arriva all’Inter nel 1997 dal Barcellona, da miglior calciatore del mondo, e gioca da protagonista nella stagione 1997-98, terminata con il secondo posto tormentato (per i ben noti motivi) dietro la Juve, e la vittoria in Coppa Uefa al Parco dei Principi contro la Lazio. Alla fine della stagione vincerà il Pallone d’oro. Resterà all’Inter fino al 2002, ma le stagioni seguenti saranno segnate da infortuni anche gravissimi. Resta il miglior acquisto dei diciotto anni.
2) Samuel Eto’o. Il camerunense arriva dal Barcellona in seguito allo scambio con Ibrahimovic, visto il desiderio dello svedese di andare nella squadra degli dei. Rimane all’Inter solo due anni, nella stagione del triplete, in cui sarà uno dei protagonisti per il carisma e la disponibilità al sacrificio, visto che in molte partite non giocherà di punta, ma avrà compiti tattici. Ciò nonostante con la propria personalità sarà decisivo; tra le sue reti più importanti quella al Chelsea di Ancellotti in Champions’ nella gara di ritorno, decisiva ai fini del passaggio del turno. Nella seconda stagione sarà forse uno dei pochi eroi del triplete ad avere un rendimento altissimo, trascinando la squadra al secondo posto in Campionato, e alla vittoria in Coppa Italia.
3) Zanetti. Il capitaaanoooooo!!!!!, come afferma Scarpini nell’introduzione di Pazza Inter, l’inno della squadra nerazzurra, in uno stralcio ripreso dalla cronaca della finale di Parigi del 1998, nel commentare il gol del 2-0. Zanetti è stato il simbolo dell’Inter di Moratti, visto che ne è stato il primo acquisto, insieme a tal Rambert, poi disperso. Un mito per la serietà, per la correttezza, per la forza fisica. Un uomo che è riuscito a trovare il tempo di allenarsi persino il giorno del proprio matrimonio.
4) Diego Milito: Il Principe. Protagonista assoluto del magico maggio 2010, arriva all’Inter dal Genoa insieme a Thiago Motta. Il Principe segnerà in Finale di Coppa Italia all’Olimpico, a Siena il gol decisivo, che terrà la Roma indietro di due punti, e poi una doppietta al Santiago Bernabeu (uno proprio sotto la mia curva) contro il Bayern nella finale. Ma il suo rendimento sarà altissimo per tutta la stagione. Milito, se sta bene fisicamente, è un attaccante di grandissima intelligenza, abile nel tenere la squadra alta, e in grado di scegliere sempre la giocata più utile. È il protagonista di quella che per me è la migliore partita dell’Inter di Moratti (insieme alla finale già citata contro la Lazio del 1998), la vittoria contro il divino Barça in semifinale al Meazza per 3-1.
5) Maicon: all’Inter dal Monaco nel 2006. Si capisce subito che unisce una tecnica brasiliana ad una potenza fisica fuori dal comune. Rimane a lungo uno dei migliori terzini destri al mondo, anche se per lui il termine terzino è riduttivo. Fortissimo infatti anche in fase offensiva, giocatore straordinario e devastante quando è in giornata. Si congeda dall’Inter con un gol meraviglioso nel derby del 2012.
6) Esteban Cambiasso: centrocampista di lotta e di governo, con un’intelligenza tattica fuori dal comune, autore di gol decisivi, ma all’occorrenza capace anche di fare il difensore centrale, è uno degli affari più straordinari dell’Inter morattiana per un motivo molto semplice: parametro zero. In pratica è venuto all’Inter gratis dal Real: un po’ come quando vai al supermercato, e trovi a 0,99€ un capolavoro tipo The Dark Side of the Moon. In questa stagione, affiancato da due centrocampisti più giovani in grado di farlo rifiatare, sembra vivere una seconda giovinezza.
7) Julio Cesar: Portiere dell’Inter e della nazionale brasiliana, arriva dopo un parcheggio al Chievo, prima di tornare all’Inter nel 2005. Dopo una prima fase in cui si alterna con Toldo, diviene definitivamente il titolare finché rimane a Milano. Portiere poco “brasiliano“, ma molto forte tra i pali. Curiosità: è il marito di Susana Werner, la (ex!) fidanzata di Ronaldo.
8) Ibrahimovic: arriva all’Inter dalla Juventus nell’estate del 2006, quella della Juve in B. Attaccante alto, robusto, fisicamente fortissimo, ma con una tecnica che gli consente dei gol incredibili. Andate a rivedere su youtube la rete contro il Bologna, o quella con il Torino. La sua personalità è però anche il suo limite. È la squadra che deve mettersi al suo servizio, difficile che accada il contrario. All’Inter diventa un attaccante da 20 e passa reti a stagione, facendo da un punto di vista personale il salto di qualità.
9) Pablo Simeone: uno dei più forti centrocampisti che abbiano vestito i nostri colori, si è sempre distinto perché in campo ha dato tutto con il massimo impegno. Arriva all’Inter dalla Spagna e trova la sua dimensione di campione nella squadra di Simoni, poi va via con l’arrivo di Vieri, forse per dissidi con Ronaldo. Si metterà di traverso sulla strada dell’Inter in una drammatica – sportivamente parlando – domenica di inizio maggio.
10) Per questo ultimo posto ho un’indecisione tra alcuni campioni. Ho scelto Ivan Zamorano per il cuore, per l’uomo e non solo per il calciatore, al posto di Vieri e Sneijder, che in un certo senso rappresentano due giocatori antitetici. Vieri ha segnato moltissimo, ma non ha vinto nulla (con l’Inter). Rappresenta il calciatore che pur avendo doti tecniche e fisiche straordinarie, non ha mai dato quel quid in più dal punto di vista della carisma. In un certo senso l’anti Eto’o. Sneijder invece ha vinto tutto, tranne il mondiale (che pure ha sfiorato), nel 2010, ed è stato l’enzima che ha reso possibile il trionfo. Ciò nonostante, gli preferisco questo indio dal cuore incredibile, un attaccante in grado di segnare di forza, di astuzia, di testa, insomma in ogni modo. Poi una menzione speciale per alcuni fuoriclasse che sono stati protagonisti in questi anni. Crespo, che è stato in due Inter diverse, quella che “non vincete mai“, poi tornato anche nell’Inter che invece ha vinto tutto. Luis Figo, arrivato tardi, forse, ma uno che sa giocare a calcio come lui, con una tecnica sopraffina, chissà quando lo rivedremo in nerazzurro. Poi, la croce e delizia, il pupillo del Presidente, “El Chino” Recoba. Quando l’Inter giocó una partita a porte chiuse, il Presidente Moratti scelse proprio la maglietta di Recoba per testimoniare la sua vicinanza alla squadra. Ed infine Roby Baggio, anch’egli arrivato tardi, e messo in disparte da Lippi, però autore di una doppietta nello spareggio con il Parma. Uno dei più grandi di sempre del calcio italiano che però all’Inter non ha lasciato un segno all’altezza della propria bravura, per colpe anche non sue.