Il futuro arriva comunque
L’estate scorsa abbiamo trascorso una giornata di mare nelle Marche, a Porto San Giorgio. La relativa vicinanza con Spoleto e la voglia di stare ancora in spiaggia, dopo le canoniche vacanze siciliane, ci aveva spinto per due fine settimana consecutive a recarci nella vicina regione adriatica. Prima di tornare in Umbria ci siamo fermati in una piazzetta di fronte a un supermercato. Mentre mia moglie era andata a comprare alcune cose, con mia figlia siamo rimasti a guardare un parco giochi che stava proprio lì di fronte.
“Che cosa è quello, papà?” – mi chiese la bambina. “Cosa Elisa? Non vedo nulla di particolare” – risposi.
“Ma papà, quella cosa di vetro con le porte, rossa!” – insistette lei. “Ah, quella? È una cabina telefonica” – risposi.
“Ma a che serve, papà?” – mi domandò Elisa con la sguardo di chi non riusciva proprio a immaginare a cosa possa servire.
“Sai, serve per telefonare!” – le dissi. Notai subito lo sguardo perplesso e aggiunsi: “Sai, Elisa, quando papà era piccolo e aveva la tua età, i telefonini non esistevano“.
“E se uno doveva chiamare come faceva?” – si interrogò giustamente lei. “Si usavano le cabine telefoniche, Elisa. Lì c’è un telefono, metti i soldini o una tessera, e puoi parlare!” – le raccontai.
“Ah!” – esclamò.
“Che cosa strana, papà! Vero?” – commentò la bambina sempre più perplessa nemmeno avesse visto un fossile.
“Sì, amore, certo, molto strano!” – chiusi io il discorso, temendo una raffica di perché e di come!
In effetti a volte non ci rendiamo conto che il tempo scorre molto più velocemente della sensazione che proviamo mentre viviamo il presente. Così come mi sembra ieri che venti anni fa i cellulari non fossero così diffusi, allo stesso modo nel men che non si dica ci ritroviamo con figli che crescono e che diventano adolescenti, come quelli che ho visto ieri attraversando il quartiere dei Parioli (oggigiorno molto chiacchierato per la vicenda delle baby squillo).
Perché non è che i tuoi figli aspettano che ti prepari.
Il futuro arriva comunque.