Più primarie per tutti
Quella che vedete in questa pagina è la clip dell’intervista di ieri di Matteo Renzi a Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio. Dura 25 minuti e quarantotto secondi e la discussione principale – che non era certo la Cancellieri o la scissione del PDL data la presenza di un candidato alle Primarie del PD – è arrivata dopo 11 minuti e 28 secondi, cioè a metà intervista.
“Se lei diventerà segretario del PD, che cosa succede?“. Il sindaco di Firenze non risponde subito e si toglie immediatamente il sassolino dalla scarpa riguardo alla polemica con Massimo D’Alema e sul voto degli iscritti che vedrà probabilmente un partito spaccato a metà, con una leggera prevalenza proprio di Renzi. Passa ancora un minuto e trentadue secondi e finalmente risponde alla lista della spesa chiesta dal conduttore con il seguente elenco:
- Abolizione delle province
- Legge elettorale
- Trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie
- Riduzione dei Consigli regionali e riforma dei poteri delle regioni
Grazie al dimezzamento dei parlamentari (che poi matematicamente è la riduzione di un terzo, essendo il Senato della Repubblica composto di un numero di membri pari alla metà dei Deputati, salvo i senatori a vita così siamo precisi) si potranno – sostiene Renzi – raddoppiare il numero delle biblioteche, portando ad esempio la sua esperienza di sindaco di Firenze, dove con il dimezzamento dei membri della giunta ha conseguito questo risultato. A cinque minuti dalla fine dell’intervista si parla di lavoro, di formazione professionale, di semplificazione normativa, di sistema bancario toccando soltanto i titoli senza assolutamente dire nulla, salvo il taglio di quaranta non precisate norme sul lavoro su cento. Al minuto 24.28 afferma giustamente che il problema consiste nel fatto di essere in grado di mantenere le promesse che si fanno in campagna elettorale e prende a esempio Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, ma che dovrebbe sentire come monito verso se stesso.
L’unica cosa nuova e interessante è che finalmente ho capito – mea culpa, mea maxima culpa – a che serviva questo voto degli iscritti: per eliminare l’ultimo classificato, che sarà Pittella (peccato, perché è l’unico che avrei votato dato che parla di Meridione e di Europa avendo le carte giuste per farlo, da calabrese e da vice presidente del Parlamento Europeo!) e quindi il confronto alle primarie sarà fra Renzi, Cuperlo e Civati. Luca Sofri, su Twitter, ha detto che questo è il miglior PD di sempre, visti proprio questi tre candidati che si sfideranno l’8 dicembre.
Sarò completamente vecchio e rincoglionito ma a me – questo PD – sembra invece il peggior PD di sempre, senza politica e senza dibattito, frutto soltanto di slogan, a partire da quei quattro punti che Renzi ha citato ieri e che sono semplicemente impossibili, salvo tecnicamente la legge elettorale, a meno che il sindaco pensi di imporre in futuro – a maggioranza semplice – persino le riforme costituzionali (Abolizione delle Province, Senato della Repubblica e Poteri delle Regioni sono materie costituzionali e necessitano oggi del passaggio semplificato del 138, un domani del vecchio doppio passaggio a distanza di tre mesi). Non vorrei apparire prevenuto ma a me sembra impossibile – sempre matematicamente parlando – che l’abolizione delle indennità e la riduzione delle funzioni del Senato consentano di raddoppiare il numero di biblioteche pubbliche, peraltro di competenza degli enti locali. Inoltre sarebbe interessante che Renzi la sua proposta di legge elettorale la faccia subito: troppo comodo dire di essere a favore di una nuova legge elettorale. Tutti lo siamo, salvo Berlusconi che sabato ha ammesso di amare il Porcellum: ma quale regola propone? Gli va bene quella che il suo partito ha sempre proposto del doppio turno di collegio?
Non basta qualche battuta contro D’Alema (che peraltro da segretario del PDS le elezioni le ha vinte nel 1996 portando per la prima volta la sinistra al Governo – Ministro dell’Interno era proprio Giorgio Napolitano, così come le ha vinte Fassino all’epoca segretario alleato proprio del leader maximo nel 2006, mentre nel 2001 e nel 2008 le elezioni sono state perse da Veltroni segretario in entrambi i casi, ora grande sponsor proprio del sindaco fiorentino) per comprendere che cosa deve essere questo PD.
L’intervista di Renzi e questa campagna per le primarie stanno proprio dimostrando come questo strumento, voluto da Romano Prodi per la sua investitura personale a capo della coalizione nel 2005, siano dal mio punto di vista inutili e persino pericolose per la salute della nostra democrazia. Perché non basta montare gazebo e votare: anche in Unione Sovietica prima e in Corea del Nord ora formalmente si vota. La salute della democrazia e della politica dipende certo dal voto, ma anche (e per me soprattutto) dal livello del dibattito culturale e politico che si affronta e non è certo con una campagna elettorale permanente, con primarie sempre e comunque, per qualunque tipo di carica, che si riesce a elevare la Politica. E mentre nel dibattito dello scorso anno abbiamo visto Politica, meritandoci persino un articolo sul Wall Street Journal, in quella di questo anno vedo solo propaganda e un’appendice delle tristi e dolorose vicende – per il PD – di aprile e della mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale.
Probabilmente non rimarremo molti ma per me la politica non è come San Siro, come plasticamente mostrato proprio alla fine dell’intervista con le urla da stadio perfino nel pubblico di un programma televisivo compassato come quello di Fazio.
È altro. O almeno dovrebbe esserlo.