Algoritmi vs corsivi

 In MEDIA, POLITICA

Mercoledì scorso, questo Buongiorno di Massimo Gramellini su La Stampa ha mandato di traverso il caffè a Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze, che il giorno dopo ha intrapreso un battaglia verbale sul suo blog. Ho appreso di questo duello grazie a un post su un profilo sociale di un amico, post che è diventato in breve occasione per dibattere fra scienza e relazioni umane, eterna lotta – come è eterno il mondo – fra ragione e sentimento, fra illuminismo e romanticismo.

Ora ovviamente non sta certo a me cercare di capire meglio la ricerca scientifica dei due ricercatori americani: d’altronde non ne avrei le competenze, avendo ottenuto soltanto una laurea in ingegneria elettronica ad indirizzo telecomunicazioni ormai troppi anni fa per ricordarmi soltanto cosa siano gli algoritmi. Né naturalmente il buon Massimo avrebbe bisogno della mia avvocatura: chi lo conosce attraverso i suoi scritti, i suoi libri e i suoi interventi da Fabio Fazio il sabato e la domenica sera sa bene che dietro i buoni sentimenti c’è un uomo molto rispettoso del lavoro altrui e soprattutto del lavoro degli scienziati.

E certamente è forse compito della direzione del giornale comprendere se sia il caso di mantenere in prima pagina una rubrica come il Buongiorno che tecnicamente è un corsivo, cioè un articoletto (28 righe in questo caso), un commentino, che parte da un fatto di cronaca e lo legge con taglio satirico e tagliente, come la copertina di Maurizio Crozza a Ballarò. O quanto meno se non sia il caso di metterla in rete con dei banner che ne identifichino la natura: “Attenzione, non è un editoriale, non è un inchiesta, non un commento, è soltanto un … corsivo!“, così i lettori via web del quotidiano torinese saranno avvertiti, specialmente in un’epoca nella quale dai portali telematici – anziché i buoni sentimenti e talvolta qualche graziosa risata – è preferibile che grondino sempre sangue e merda, secondo la storica definizione della politica del socialista Rino Formica.

La seconda parte del pezzo di Gramellini a me invece ha fatto tornare in mente due ricerche americane di qualche tempo fa, che mi avevano fatto interrogare sulla necessità di destinare fondi a quel tipo di ricerca statistica e non alle scholarship. In una prestigiosa università americana erano arrivati a un’imprevedibile conclusione riassumibile estremamente così: le persone fanno sesso perché … a loro piace!

Ma dai, non ti si può nasconder nulla, eh? Non me lo sarei aspettato!

Un’altra università prestigiosa stelle e strisce dedicò invece molti fondi per scoprire che gli adolescenti liceali americani e gli studenti dei college passavano molto tempo con una sola cosa in mente, altro che studio e futuro!

Ora dico: glielo avrei detto tranquillamente io (e gratis) che in piena tempesta ormonale e persino con i dormitori a disposizione, secondo l’aulico detto, tira più un … che un carro di buoi!

Ah, dimenticavo: anche questo pezzo – tecnicamente – è un corsivo.

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