Rassegnarsi o Ribellarsi?
“Corri, Elisa, corri!” – grido a mia figlia in mezzo al parcheggio di un noto supermercato del mobile. “Piazzati, qui, in questo parcheggio e aspetta che sposto la macchina” – aggiungo.
Avevo infatti notato, spegnendo il motore, che stavo per lasciare la vettura in un parcheggio riservato alle famiglie con bambini, preferibilmente non in grado ancora di camminare e certamente quello non era il nostro caso!
Con la coda dell’occhio osservo che c’era un posto proprio di fronte, libero, a due passi dall’entrata e dagli ascensori dell’uscita. Perfetto. Basta scaricare il mio segnaposto umano ed è fatta.
Mentre spiego alla bambina la posizione da tenere ecco che una grossa vettura mi affianca: “no, guardi, dove c’è mia figlia parcheggio io, lì non posso” – comunico al guidatore del SUV.
Faccio manovra e fermo la macchina.
Mi accorgo che il tizio ha preferito invece occupare il posto per le famiglie (era da solo) anziché fare meno di metà di giro per trovarsi una caterva di posti liberi, bianchi e disponibili.
Siccome non mi so trattenere davanti a certe cose e soprattutto perché ho il compito – immane con i tempi che corrono – di educare mia figlia, cosa molto più importante delle possibili stupide e isteriche reazioni degli automobilisti, gli ho fatto osservare pacatamente che quello era un posto riservato per le famiglie.
Con la solita aria di chi è arrogante il tizio mi ribatte: “e tu che ne sai che non mi stanno aspettando su!” – facendomi sentire un po’ in colpa per aver dubitato. Tuttavia il fatto che nemmeno mi avesse rivolto lo sguardo mi ha insospettito.
“Scusi, non potevo saperlo” – aggiungo – “comunque stia sereno, non c’è bisogno di essere sempre tesi!“.
Prendiamo le scale e ci mettiamo ordinatamente in fila per entrare nel mobilificio.
Seguo con gli occhi il tizio che ovviamente se ne va da un’altra parte, senza che nessuno lo stesse aspettando, soprattutto delle dimensioni di un neonato. D’altronde per essere un SUV che trasportava dei bambini non avere nulla di identificativo della presenza del minore era alquanto strano.
“Hai visto, Elisa? Ha detto una bugia quel tizio!” – cerco di spiegare a una bambina con lo sguardo stupito per aver visto un adulto mentire così spudoratamente e per sottrarre un posto a una famiglia.
“Adesso lui, parcheggiando lì, ha tolto un posto a un papà che potrebbe faticare di più per scaricare il passeggino” – aggiungo.
“È proprio maleducato” – riflette Elisa – “non si fanno queste cose e non si dicono le bugie. Che è Pinocchio?“.
Già, amore, proprio maleducato.
Magari questo tizio è anche uno di quelli che inveiscono contro gli stranieri nel nostro Paese, perché vengono qui per delinquere e non rispettano le leggi, a loro avviso.
E non si rendono conto che sono proprio i nostri comportamenti a rendere civile o meno un posto.
Sarà dura spiegarlo sempre alla bambina, specialmente mano a mano che crescerà.
Ma all’inciviltà non riuscirò mai a rassegnarmi.
Preferisco ribellarmi.