Investimenti e Decadenza

 In POLITICA

Mettetevi per un minuto nei panni degli investitori stranieri, che si stanno chiedendo se credere o meno al Governo Letta e al suo Presidente.

Pensate per un attimo al fatto che questi finanzieri, banchieri, ricconi, debbano scegliere se prestarci o meno i quattrini che ci servono per far andare avanti il nostro scassato stato sociale.

Ebbene questi troveranno uno Stato che ha in Parlamento un pregiudicato per frode fiscale, ideata quando era (si fa per dire!) imprenditore e portata persino avanti durante la sua epopea di Capo del Governo (incredibile solo a ricordarsi che lo sia stato!), un’aula parlamentare chiamata a decidere se l’applicazione di una legge debba essere votata segretamente o palesemente, e – come se già tutto ciò non fosse surreale – ascoltando le dichiarazioni TV dei due gruppi contendenti, appare che entrambi abbiano ragione.

Ha certamente ragione – in via di principio – la senatrice Lanzillotta che difende la sua scelta di voto palese affermando che si è convinta che quello che vedremo fra qualche tempo sarà un voto sulla dignità del parlamentare Berlusconi, non sulla persona Berlusconi. Ma è altrettanto evidente che è un voto sulla persona, cioè su quel Parlamentare specifico, cioè Silvio Berlusconi.

Ha ragione anche il senatore Quagliariello, Ministro per le Riforme, quando dice che comunque Berlusconi decade in forza dell’interdizione dei pubblici uffici, ma lo stesso ha palesemente torto quando afferma che la Legge Severino costituisce una pena, poiché è evidentissimo – soprattutto per chi ha la memoria di elefante come il sottoscritto – che la legge nasce per tutelare la dignità dell’assemblea e della rappresentanza popolare.

L’investitore internazionale si troverà un Partito Democratico che pur di non farsi scavalcare dal Movimento Cinque Stelle arriva a concepire una votazione effettivamente contra personam ma anche formalmente non contra personam. Vedrà un partito umorale, dipendente – fin troppo – dai tweet e dai post della cosiddetta base, incapace di concepire una leadership che sia seria e coerente e soprattutto schiavo del bombing che il Movimento di Grillo avrebbe potuto compiere qualora si fosse scelta la strada del voto segreto. E soprattutto un partito che nemmeno si fida dei propri senatori.

Si troverà davanti una nuova formazione politica, che si professa né di destra né di sinistra, che è guidata (ma non riescono ad ammetterlo!) da un ex comico che off the records, almeno quelli ufficiali, dichiara che la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, candidamente annunciata durante un comizio elettorale e ribadita nei giorni scorsi in televisione, non è altro che un segnale elettorale, cioè volto a parlare alla base del suo elettorato, per trovare un nemico da colpire, un avversario di peso che rappresenti tutto l’arco politico complementare a loro, anche ammettendo che né Alto Tradimento né Attentato alla Costituzione si possano configurare in capo a Giorgio Napolitano (gli unici due reati per i quali il Capo dello Stato è responsabile nell’esercizio delle proprie funzioni, ai sensi del famoso articolo 90 della Carta Costituzionale). Quello che una volta era di fatto un house organ del Movimento, poi additato come falso amico, che minimizza sempre ogni boutade del comico, riporta questa confessione di Grillo ma si guarda bene dal prendere posizione contro questa strumentalizzazione della stessa Costituzione (le raccolte di firme valgono evidentemente soltanto per l’art. 138) e contro questa truffa ai danni degli elettori che verranno fomentati contro il Presidente Napolitano senza che questi abbia alcuna colpa accertabile (per stessa ammissione di chi chiede l’impeachment!). E come se non bastasse il partito di Berlusconi è pronto a salire sul carro dell’impeachement votando la messa in stato d’accusa insieme ai pentastellati.

Naturalmente, nel frattempo che la classe politica e dirigente di questo Paese è impegnata a discutere – tanto per cambiare – attorno alla singola persona del Cavaliere, ai suoi destini personali e a quelli del governo Letta, i problemi rimangono lì e non si vede altra prospettiva che una microscopica ripresa da prefisso telefonico (di Torino, già quello di Milano è troppo!) come ottimisticamente previsto dal ministro Saccomanni.

Ecco dopo esservi messi nei panni degli investitori chiedetevi se voi foste disposti a investire un solo centesimo di euro (o di dollaro che oggi vale ancora meno) per far andare avanti la nostra baracca.

Io assolutamente no.

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