C’era una volta un Paese civile
Stavo ascoltando stamattina il podcast della trasmissione di Radio Capital TG zero, interamente dedicata all’ennesima tragedia del mare a Lampedusa.
Ho così appreso per la prima volta – dalla sindaca dell’isola – che molti pescatori hanno paura di incorrere nel reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, previsto dalla legge Bossi-Fini. Non ero a conoscenza di questo reato, non dovendomene occupare con frequenza. Trovo semplicemente criminale che lo Stato italiano abbia introdotto questo reato generando un contrasto con il Codice della Navigazione che da che mondo è mondo prescrive che l’uomo in mare va sempre salvato!
La sindaca dell’isola di Lampedusa ha raccontato che ci sono pescatori che hanno paura di finire in galera e se vedono una carretta in mare se ne tengono opportunamente alla larga.
Da uomo di mare, da ufficiale della Marina Militare, non posso non provare nausea per uno Stato che è arrivato – per pagare dazio ad un razzista – a consentire che fosse persino concepito questo conflitto giuridico e facendo sì che tra i cittadini chiamati a rispettare le sue leggi si dovesse scegliere fra l’umanità e la propria libertà individuale.