Chiuso per demagogia
La foto che vedete qui sopra è stata scattata il 6 aprile di due anni fa a San Francisco, vicino la base dei due piloni del Golden Gate Bridge. Tutta l’area che circonda il ponte più famoso della Bay Area è un National Park. In America “National” è usato per indicare che la proprietà e le competenze quindi su quel determinato item sono del Governo Federale, a differenza di “State” che invece serve a indicare il singolo stato.
Orbene se mi fossi recato ieri a San Francisco questa foto non avrei potuto scattarla perché il Governo Federale degli Stati Uniti è stato paralizzato da un manipolo, da una setta, di fanatici, che nel nome della demagogia mirano a far saltare il banco.
Combinano due odi, questi grillini amanti del tè: l’odio razziale per il Presidente Obama, reo di aver usurpato all’uomo bianco un posto che gli spetta – a loro avviso – di diritto, e l’odio per qualunque riforma del sistema sanitario nazionale che possa garantire chi non è coperto da una copertura assicurativa ad avere le cure necessarie.
Denigrano la riforma varata dall’Amministrazione democratica nel primo mandato, appellandola con il nomignolo di Obamacare, e non potendola cancellare decidono di avvelenarne i pozzi, tagliando i fondi a tutti gli altri servizi che il Governo Federale fornisce, salvo i servizi essenziali.
Ritengono, questi fanatici, qualcosa che noi in Europa, e persino i loro vicini di casa canadesi – a dir la verità, stentiamo a comprendere. Per noi la salute di una persona, di un cittadino, di chiunque, indipendentemente dal reddito, è un qualcosa che comporta il diritto alla sanità pubblica, il diritto cioè a ricevere le cure necessarie. Inutile sottolineare come per il “ricco” questo diritto è quasi ininfluente nella vita, poiché potrà scegliersi qualunque centro di cura in ogni parte del mondo ritenga di andare. Ma per chi ricco non è questo “diritto” è fondamentale, diviene una questione di vitale importanza.
Negli Stati Uniti – invece – la sanità è un “prodotto“, una merce e come tale non viene regolata dalla legge ma dal mercato privato, quindi dalla libera competizione che – ovviamente – significa innanzi tutto profitti.
La vuoi finanziare, dicono questi bevitori di te oltreoceano? Tagli altri servizi perché noi ti chiudiamo i rubinetti.
Il Presidente non accetta ovviamente il ricatto (di una minoranza del GOP, il Partito Repubblicano) con il risultato che un’intera città, la capitale, che ha la propria principale industria nella burocrazia federale, di fatto chiude, come racconta la mia amica Caterina che vive laggiù.
Provate a immaginare cosa accadrebbe nel nostro Paese se si chiudessero monumenti, biblioteche, musei, uffici statali, con conseguente licenziamento (temporaneo, secondo Obama) di migliaia di persone. Provate a pensare cosa potrebbe significare togliere al nostro Paese la linfa vitale del turismo e assestare un colpo ulteriore alla già enorme disoccupazione.
E fra qualche giorno, negli Stati Uniti, il Congresso è chiamato ad approvare l’aumento del tetto del debito, prassi fino a qualche tempo fa, incubo da quando il Tea Party è sbarcato dalle parti di Capitol Hill.
Se questi mentecatti dovessero continuare nella loro strategia, i titoli di stato americani, i famosi Treasury Bond, i titoli più sicuri del mondo, quelli che sono nelle casseforti di tutti gli investitori mondiali, varrebbero meno della carta igienica dei nostri bagni, con conseguenze devastanti per le economie mondiali, almeno per quelle attualmente più deboli come la nostra.
Ecco pensate per un attimo che quello che sta accadendo negli Stati Uniti, a causa di un gruppo ristretto di fanatici, ossessionati dalla purezza delle loro idee, dal rifiuto di qualunque contributo pubblico, additato come spreco comunque, accadesse nel nostro Paese.
Perché è facile battere le letterine su una tastiera, dettare al proprio tablet o telefonino un post indignato, un tweet rabbioso contro il sistema, i partiti, il finanziamento pubblico, gli sprechi (degli altri, quasi sempre!) delle amministrazioni.
Comodo.
Poi quando si dovesse veramente paventare l’ipotesi di non riuscire a sostenere il proprio debito pubblico, cioè nessuno ti presta più nulla, allora il discorso cambia radicalmente, perché devi essere costretto a chiudere servizi anche essenziali.
Pensate che si possa salvare la sanità, ad esempio? O la scuola?
Certo ci sarà chi farà demagogia e penserà che lasciando a casa i nostri militari, noi paese pacifico (con gli altri, al nostro interno ci uccidiamo tranquillamente!), si risolvano i problemi, senza comprendere che qualunque posto di lavoro venga tagliato nel pubblico impiego, se all’inizio è un sollievo per i conti dello stato, dopo diventa inevitabilmente fonte di preoccupazione in una fase di disoccupazione enorme come quella che viviamo.
Quale mercato privato dovrebbe assorbire gli esuberi dei sanitari, degli insegnanti, dei militari?
Negli Stati Uniti questo è un periodo di ripresa (che noi ci sogniamo!) e forse anche questa settimana di shutdown, di serrata, potrà alla fine essere gestita. Ma da noi?
A chi pensa che i fanatici del Tea Party siano la solita americanata, di quegli stupidi cow boy degli americani, invito a leggere attentamente il discorso della senatrice Taverna, neo capogruppo del Movimento Cinque Stelle al Senato, cioè del vero Tea Party nostrano, composto di fanatici estremisti che pensano – come ha detto la loro collega fuoriscita Del Pin – di possedere la verità assoluta.
Voi siete niente, urla la Taverna, e non si rende conto che proprio questo è il risultato della loro presenza in Parlamento dallo scorso 15 marzo: niente.