Intanto oltre Tevere …
Mentre nei Sacri Palazzi della Politica si attende il redde rationem fra Silvio Berlusconi con i suoi falchi e il resto dell’Italia intera, al di là del biondo fiume che attraversa la Capitale, muddichedda muddichedda, persino la Curia Romana, il governo della Chiesa di Roma che aiuta il Papa nel ministero petrino sta cambiando.
Qualche giorno fa c’era la notizia di una nomina cardinalizia imminente per una donna (Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della Fede, sognava Madre Teresa) e oggi è uscito il chirografo con cui Francesco ufficializza il Consiglio dei Cardinali.
Nel fine settimana abbiamo visto che il Pontefice sembra pronto ad affrontare il nodo per noi italiani più spinoso e cioè la governance della Conferenza Episcopale Italiana, lasciando libertà di elezione del suo Presidente all’interno dell’episcopato italiano, anziché provvedere lui stesso alla nomina, come accaduto sinora.
Si tratta – non c’è certo bisogno di dirlo – tre riforme enormi nel mondo ecclesiastico, dal ruolo della donna nel Governo della Chiesa (i Cardinali sono preposti ad aiutare il Sommo Pontefice in questo) alla gestione più collegiale della stessa Sede petrina, come d’altronde il Concilio Vaticano II aveva cominciato a pensare. L’elezione poi del presidente della CEI da parte della base dei vescovi, anziché dal Papa, rende la conferenza episcopale più simile alle sue sorelle di tutto il mondo, dove il legame con il territorio, le parrocchie, il campo dell’ospedale, secondo l’efficace definizione data da Bergoglio alla Chiesa, è più forte.
Ecco, se papa Francesco, tra una messa e un’udienza, trovasse tempo di spiegare come si fanno le riforme anziché le rivoluzioni saremmo tutti felici e contenti. Perché la Storia ci insegna che le riforme permangono, le rivoluzioni cessano e si trasformano o nel Terrore o in regimi autoritari o dittatoriali.