Call Me Irresponsible

 In POLITICA

Oggi non mi trovo d’accordo con un bravissimo giornalista con il quale invece sono quasi sempre in sintonia, Massimo Gramellini.

Scrive il vice direttore della Stampa sul suo Buongiorno in merito alla vicenda Barilla:

La logica sacrosanta del politicamente corretto impone infatti di scagliarsi contro ogni offesa alla sensibilità delle minoranze. È che stavolta non si riesce a scorgere tanto bene l’offesa. Soltanto la scelta di un’azienda di concentrarsi sul «target» – la famiglia tradizionale – a cui immagina di vendere i propri spaghetti. Una decisione ovviamente opinabile, ma ispirata da valutazioni commerciali, non politiche o morali. Così come ispirata da valutazioni commerciali è stata la scelta opposta di Ikea, che ha spalancato le porte dei suoi spot ai gay anche per suscitare scalpore e simpatia, assegnando al proprio marchio una patente d’avanguardia.  

Non so se Massimo abbia ascoltato l’audio di Barilla ma a parte qualche secondo di valutazioni commerciali io l’ho trovato zeppo di valutazioni morali (politiche non saprei) e omofobe:

Noi abbiamo una cultura vagamente differente” – risponde l’AD di Barilla – “per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori dell’azienda (…) non lo farei (uno spot con i gay, n.d.r.) non per una mancanza di rispetto agli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri

Se si fosse trattato di politiche commerciali sarebbe bastato dire: “sarebbe bello, ma temo che avremmo forti contrazioni nelle vendite e non ce lo possiamo permettere“. Ci sarebbe da discutere, ma si tratta di rischio imprenditoriale e nessuno avrebbe detto nulla.

Ma se tu in un’intervista di un minuto parli di “cultura vagamente differente“, di “famiglia sacrale” come valore aziendale, di diritto per gli omosessuali di fare quello che vogliono senza disturbarci, evidentemente Barilla si riferisce a noi eterosessuali, allora onestamente la merda l’hai pestata, per quanto cerchi di mascherarla con il terriccio.

I boicottaggi non servono a nulla ma quello che servirebbe a questi imprenditori è che qualcuno – e la stampa dovrebbe servire a questo – ricordi loro che sono anch’essi parte della classe dirigente di questo Paese e che anche da loro ci si aspetta la responsabilità. Specialmente quando si è a capo di un’azienda che vende in tutto il mondo e una presa di posizione di questo tipo nuoce soprattutto a noi, agli italiani, a prescindere dalle nostre preferenze erotiche, e non soltanto ai profitti di un’impresa, della quale non me ne frega assolutamente nulla non per queste posizioni commerciali ma perché trovo altri prodotti più convenienti e talvolta più buoni!

A certi livelli apicali l’irresponsabilità non è semplicemente consentita.

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