Il crollo del Muro Vaticano

 In RELIGIONE

In un’intervista al Corriere della Sera di ieri, il neo Segretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, che dal 15 ottobre sostituirà Tarcisio Bertone, ha aperto all’abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale nella Chiesa Latina.

Ora io non so cosa stia prendendo al di là delle mura leonine ma è certo che fino a quando sul trono di Pietro sedevano Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger questo tema – come altri – era assolutamente tabù.

Per la prima volta, un ecclesiastico di altissimo livello (il Segretario di Stato è il primo ministro del Papa, quindi numero due nella gerarchia politica della Santa Sede) utilizza per argomentare quest’apertura ciò che spesso noi comuni mortali abbiamo sempre sostenuto e cioè che il celibato sacerdotale non è un dogma, non sta scritto nei Vangeli e non è stato esplicitamente ordinato da Gesù nella sua predicazione.

Contemporaneamente, il Pontefice ha presieduto una riunione di tutti i capi dicastero della Curia Romana (con tanto di comunicato stampa sul sito della Santa Sede) e ha già annunciato la prossima riunione con il gruppo ristretto di Cardinali che aiuterà il Vescovo di Roma nel governo della Chiesa.

Ovviamente per chi è miope e non vuole indossare gli occhiali questi saranno affari di Santa Romana Chiesa, che nulla hanno a che fare con la vita di tutti i giorni.

Per chi invece capisce che ci troviamo di fronte ad eventi storici, essendo la Chiesa Latina parte importantissima della storia italiana ed europea, non si può fare a meno di osservare che da quando Bergoglio è salito al soglio di Pietro una specie di terremoto sta sconvolgendo le mura vaticane che potrebbe persino portare sorprese nel rapporto fra Stato e Chiesa, almeno per come lo abbiamo conosciuto dal 1929. Sorprese che laicamente attendiamo dal 1984 quando il Concordato fu rivisto con la firma di Casaroli e Craxi.

Poi se invece dobbiamo sempre trovare qualcosa che non va, allora leggiamo pure post e soprattutto i commenti sul blog del Prof. Odifreddi: a volte invidio coloro che in forza delle loro conoscenze non sono mai preda di dubbi e hanno con sé tutte le risposte. Dal basso dei miei studi (che volete, essendomi laureato in ingegneria elettronica le riminiscenze degli studi umanistici risalgono all’anteguerra in Iraq!) osservo semplicemente che in una religione, in qualunque religione, che professi la sua fede in Dio, in Allah, in Jahvè, in Shiva, in Buddha, negli spiriti, negli avi e via dicendo ciò che assume molta importanza, rispetto all’aspetto laicale, sono i segni, il simbolo.

Ma per chi è impegnato ad adoperare la logica e la matematica persino dove non può essere utilizzata immagino che sia difficile.

Chi ha passione per la storia e per le evoluzioni storiche di certe istituzioni, a prescindere dalla fede, allora credo che sia importante prestare massima attenzione agli sconvolgimenti che accadono nel mondo, persino quelli inspiegabili, perché non tutto può essere spiegato subito, a volte richiede ricerca con metodo scientifico e storico che non è mai semplice e nemmeno tanto veloce.

Ho la sensazione che talvolta i non credenti confondano Chiesa e Clero, spiritualità e materialità, e in questo non sono stati certo aiutati dalle gerarchie e dalle porpore, con un potere temporale della Chiesa che formalmente è terminato nel 1870 ma forse è continuato ai nostri giorni sotto altre forme.

Forse avrà ragione il professore piemontese e magari è vero che Bergoglio ci stia marciando con questi gesti che appaiono rivoluzionari. Saranno certamente i giornalisti i cattivoni a esagerare con l’enfasi mediatica su Papa Francesco, anche se poi uno si chiede com’è che si leggono su Repubblica gli articoli di Odifreddi che evidentemente in uno dei due ordini giornalistici sarà iscritto (professionisti o pubblicisti).

Sarà forse stato meglio un papa teologo-intellettuale come Ratzinger, come sostiene lo stesso matematico e qualche suo ospite, perché almeno si sarebbero evitate queste parole semplici, da parroco di Santa Marta, mentre è preferibile il linguaggio ad esempio delle motivazioni della Corte d’Appello di Palermo, con quel suo sinallagmatico, che è comunemente adoperato nei bar e nelle pizzerie da Domodossola a Capo Passero.

Poi naturalmente non chiediamoci perché Berlusconi e Grillo fanno incetta di voti: perché se a sinistra, se negli ambienti che si autodefiniscono progressisti, radicali e neo socialisti, si continua con questo insopportabile complesso di superiorità – spesso odioso come quello americano sulla “democrazia più grande al mondo“, come la mia amica Caterina da Washington ci ha raccontato in risposta ad un mio post – di fronte al sinallagma fra dirigenza ed elettori di sinistra, fare man bassa di voti con qualunque sistema elettorale sarà un gioco da ragazzi per Berlusconi e Grillo!

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