Un paese putrefatto
Soltanto un paese triste, stanco, vecchio e con la propria coscienza morale profondamente corrotta da decenni di malaffare, di raccomandazioni e infine del Ventennio più scandalosamente deleterio della nostra storia, può reagire nel modo in cui abbiamo assistito in rete alle quattro nomine di ieri a Senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica.
Solo un Paese che non ha più alcun rispetto per se stesso e per la propria storia può derubricare questi quattro nomi illustri a mera contabilità per un eventuale nuovo governo, come hanno fatto esponenti del PDL e i giornali di stretta osservanza berlusconiana, oppure all’ennesimo spreco di soldi pubblici, come hanno fatto gli adepti della setta di Beppe Grillo e i sodali di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d’Italia.
Un Paese che vuole sempre guardare il bicchiere mezzo vuoto, che non riesce più a ridere, che non ha più né la speranza e forse nemmeno più la voglia di avercela, questa speranza.
Ho scambiato qualche tweet con Giorgia Meloni e mi dispiace che ieri l’esponente di una nuova (dicunt) destra sia scesa così in basso di fronte al valore delle personalità investite da tale onorificenza. E suona assai deprimente – per chi fa politica – girare la frittata quando ti fa più comodo: nel 1994 il Polo della Libertà e del Buon Governo, così paradossalmente si chiamava la coalizione fra Berlusconi, Bossi, Casini e Fini, non aveva la maggioranza al Senato e l’ottenne grazie alla cooptazione di alcuni senatori, eletti nelle file dei centristi di Segni e Martinazzoli, e con i voti favorevoli dei Senatori a Vita del tempo.
Evidentemente all’epoca del primo governo del Cavaliere quei voti non puzzavano.
Ma mentre do atto alla Meloni di non sottrarsi al confronto sui social network con i cittadini o comunque con degli sconosciuti blogger come me, l’onorevole Sarti, focosa grillina eletta alla Camera dei Deputati, non ha minimamente letto la mia correzione, così come quella di altri e del giornalista di Repubblica De Marchis.
Bastava un semplice “scusa” ma la prosopopea, l’arroganza, la saccenteria e la perenne incazzatura degli esponenti del Movimento Cinque Stelle evidentemente lo impediscono. Prontamente difesa da una falange di tweet che condannavano lo spreco per questi stipendi, l’on. Sarti ha dapprima chiesto se fosse lecito aspettarsi un quinto senatore a vita nella persona di Silvio Berlusconi, poi ha chiesto dove “fosse scritto che i senatori a vita debbano essere soltanto cinque” (che a molti avrà fatto tornare alla mente l’analoga ed epica domanda della sua collega Lombardi quando ad aprile si chiese dove fosse scritto che un Presidente dovesse avere almeno cinquanta anni) prontamente aiutata da uno stuolo di neo costituzionalisti a Cinque Stelle che erano tutti pronti a scommettere che il nemico del popolo, come evidentemente ormai è da loro considerato Giorgio Napolitano, avrebbe nominato un quinto, essendo questo il suo secondo mandato e seguendo quindi l’interpretazione che soltanto Pertini intese di poterne nominare cinque.
Sempre alla ricerca di un complotto, di un disegno dietrologico, di cosa si nasconda dietro un gesto, una nomina, arrivando persino a ritenere che Giorgio Napolitano, che nel corso del primo mandato non ha seguito la prassi pertiniana ma quella di tutti gli altri Presidenti, stavolta – nel suo secondo mandato – in forza a questo complotto in atto contro la cittadinanza avrebbe scelto la strada forzata della quinta nomina per salvare Berlusconi.
Uno arriva a chiedersi se quindi Napolitano avrebbe potuto in totale nominarne dieci, senza nemmeno soffermarsi sul fatto che durante il primo mandato ha seguito la prassi e non l’ha violata.
È un Paese come ossessionato dal Cavaliere, che non riesce a liberarsi né a destra e né a sinistra del continuo ballo attorno alle vicende personali di quest’uomo, come se fossimo tutti vittima di un incantesimo e lungi dall’essere finalmente rotto.
Ma è anche un Paese profondamente imputridito dalla nefasta presenza nella scena politica di un cieco e indisponente esponente politico che continua a sobillare la popolazione dall’alto della sua arroganza e pretesa superiorità morale, in forza di cosa non è noto, arrivando persino a danneggiare una parte del nostro miglior comparto economico, quella dell’alimentare di qualità, già profondamente danneggiata dal terribile sisma dello scorso anno.
Strano modo di concepire gli aiuti alle popolazioni dopo la farsa della donazione dei proventi della campagna elettorale, creando il panico sul prosciutto e sul parmigiano emiliano.
Soltanto un Paese profondamente putrefatto come il nostro non riesce a liberarsi di questi due diversi ma entrambi dannosi populismi che si sono annidati al proprio interno, come quei virus che si insediano all’interno dell’organismo e si fa molta fatica a controllarne gli effetti nocivi sulla salute.
p.s. Ho persino letto di surreali lamentazioni sulla carriera della professoressa Cattaneo che a 50 anni è stata scelta dal Capo dello Stato. Persino Odifreddi lo ha accennato, quando forse basterebbe leggere la biografia della scienziata per comprendere che l’età c’entra poco (e peraltro l’età minima per essere senatori è 40 anni). Se avessimo uno di quei baby scienziati, geni che a 10 risolvono le equazioni differenziali di secondo ordine e che a 17 hanno già scoperto mezza dozzina di galassie utilizzando nuovi ed eccezionali strumenti, saremmo capaci di lamentarci ugualmente se a 40 anni e un giorno questo baby scienziato fosse nominato senatore a vita.
Brutalmente … facciamo schifo!