Massimo & Matteo
Sarà anche uno dei più divisivi leader che il centrosinistra abbia mai avuto, sarà sempre per molti il leader maximo e per tanti altri ancora un inciucione, però Massimo D’Alema – quando è in forma come ieri in Umbria – è uno dei pochi politici italiani che sappiano fare politica.
Basta leggere quanto riportato dal Fatto stamattina, ripreso dall’Huffington Post, per rendersi conto di come un conto sia il ricambio generazionale dentro un partito, un altro è una generalizzata rottamazione. Leggendo questi stralci mi ritornava alla mente la puntata di ieri sera di In Onda: ospite di Luca Telese per il PD era Paola De Micheli, giovane deputata democratica alla prima legislatura, bersanian-lettiana, incapace di essere pungente contro un cavallo di razza della menzogna come Daniela Santanchè.
Non riportata dalla pagina web del giornale diretto dalla Annunziata, Massimo D’Alema parla anche del ricambio:
“Mi ha attaccato (Renzi, n.d.b.) all’inizio con la storia della rottamazione. Me ne sono andato dal partito. E se n’è andato anche Veltroni. Dicevano che con i nostri litigi rovinavamo il partito. Ora che ci siamo fatti da parte, nel Pd continuano a litigare. Solo che a differenza di prima questi sono litigi di mezze calzette”
Ecco forse una riflessione su rottamazione e leadership andrebbe fatta all’interno del Partito Democratico: altrimenti sembra che questo partito si occupi più di giochi da tavolo (dopo il Monopoli aspettiamo ordini del giorno contro Cluedo, Risiko e Pictionary).
Francamente se poi in TV devo vedere la De Micheli con la Santanchè perché Anna Finocchiaro è andata a fare la spesa all’Ikea con la scorta (legittima) e quindi è stata bollata come indegna, non so se questo ricambio sia proprio stato un guadagno.
p.s. La battuta più bella, in pieno stile D’Alema, l’ex premier la dà su di sé: “Francamente chi parla della corrente dalemiana dice una scemenza. I dalemiani non esistono. E comunque neppure io ne faccio parte”. Ecco se Renzi ascoltasse di più D’Alema dovrebbe cominciare per esempio a non usare più espressioni come “tocca a noi”, “noi vogliamo”, “noi pensiamo”: la corrente renziana ci sarà, ma con espressioni di questo tipo si chiude all’interno di essa e appare partigiano. La leadership è una dura fatica e non è chiudendosi in una corrente che la può esercitare per arrivare a Palazzo Chigi.