Venti anni in trincea
Quando il Presidente della Sezione Feriale della Suprema Corte di Cassazione, Antonio Esposito, ha pronunciato la sentenza definitiva nei confronti di Silvio Berlusconi, è stato come rivedere, a velocità della luce, questi venti anni trascorsi a sbraitare, sgolarsi e dibattersi per cercare di far capire che non si trattava di uno statista ma di un furfante e che la scorciatoia “sono tutti uguali” in realtà faceva il gioco proprio del Cavaliere (ormai quasi ex Cavaliere dato il titolo onorifico gli verrà rimosso).
Venti anni di passione, di urla, di litigate, di fine di amicizie, di rottura di rapporti per colpa della capacità di questo uomo di incantare i serpenti.
E come ha scritto il mio amico Antonio su Twitter assume aspetti ancora più surreali che tra i tre leader, dei tre maggiori partiti in Italia, due siano pregiudicati (cioè con sentenza passata in giudicato e per fatti gravi, la frode fiscale e l’omicidio colposo) e che l’unico impregiudicato incensurato sia l’unico messo in discussione come lo fu il suo predecessore, Pierluigi Bersani, sconfitto – oltre che dal suo basso tono comunicativo – dall’enfasi che Grillo ha portato sulla vicende MPS che fortunatamente (o forse dovremmo dire purtroppo per il Movimento Grillino) si sta rilevando senza alcuna implicazione penale.
Venti anni in cui il pregiudicato Berlusconi ha ossessionato la vita pubblica del Paese con le sue personali vicende, più o meno divertenti, dall’ossessione quasi maniacale per il sesso alla difesa oltre misura dei suoi personali interessi economici.
Tuttavia ieri ho pensato soltanto a due categorie di persone: coloro che lo hanno votato e che adesso strepitano contro il Caimano seguendo le orme poco democratiche di un altro dittatorello in nuce, e coloro che nel 2001 – comprensibilmente delusi dalle divisioni del centrosinistra di governo – anziché turarsi il naso alla Indro Montanelli decisero di votare Rifondazione (responsabile della caduta del Primo Governo Prodi) o uno di quella miriade di partiti e partitini fuori dai due contenitori principali pur di pensare di essere più puri dei puri, più a sinistra della sinistra.
Perché il 2001?
Perché dopo le elezioni vinte su Francesco Rutelli nacque il secondo e più longevo governo della Repubblica guidato da Silvio Berlusconi, proprio negli anni in cui egli ha commesso il reato. In quegli anni in cui – dopo le Torri Gemelle – la crisi economica cominciò a mordere, negli stessi tempi in cui Berlusconi decideva la politica economica del nostro Paese, delle nostre spese pubbliche, delle tanto decantate e mai realizzate riforme, ecco in quegli stessi anni continuava a curare i propri affari, frodando il fisco (cioè tutti noi) e persino la sua creatura principale, quella Mediaset, che esce incredibilmente come una delle vittime proprio da questo enorme meccanismo criminale messo in atto dagli imputati.
E lo ha ben spiegato Travaglio, ospite della diretta fiume di Enrico Mentana, quando ha precisato che proprio Il gruppo televisivo non c’entra proprio nulla con il processo e che se ci fosse stata una responsabilità aziendale alla sbarra – fino alla fine – ci sarebbero stati i vertici di quell’azienda.
Se i puri più puri avessero votato Ciccio Bello, se la sinistra fosse stata riconfermata al Governo, se noi elettori di sinistra fossimo stati meno masochisti e per una volta non cedevamo alla solita tentazione di spararci sugli zebedei, forse oggi il nostro Paese non sarebbe lo zimbello della stampa internazionale sempre a causa di questo uomo.
E trovo patetico leggere alcune reazioni in rete di individui, che conosco anche personalmente, che difendevano a spada tratta Berlusconi dall’attacco dei comunisti (unica trincea rossa ormai l’Italia, evidentemente), e che adesso ripetono come un mantra l’equazione grillo-travagliesca pdmenoellepiuelle, il partito unico. Se c’è un responsabile questi signori, anziché trovarlo sempre nei confronti di qualcun altro, che sia Bersani, D’Alema o Renzi, e credere sempre all’Uomo della Provvidenza, ieri il Cavaliere oggi il Comico, provassero a guardarsi un attimo allo specchio.
Perché Silvio Berlusconi non è stato quattro volte Capo del Governo per virtù dello Spirito Santo, a dispetto della sua blasfemia nel definirsi l’Unto del Signore (e oggi Libero raggiunge vette ineguagliabili paragonandolo in prima pagina persino al Risorto); non ha per due volte compiuto delle rimonte pazzesche in campagna elettorale per puro culo (pardon!): se ciò è accaduto è in primis responsabilità di coloro che hanno messo una croce sul suo nome e sul suo simbolo, credendo alla favola dell’italico Libertador, al self-Made man, alle tante e impossibili promesse alle quali come allocchi hanno creduto milioni e milioni di persone. E confesso che leggere adesso reazioni in rete di ghigno da coloro che lo avevano osannato, respingendo a priori tutte le tesi di chi si trovava su sponde opposte e che postulava la natura criminale del pregiudicato Berlusconi, ecco adesso un po’ di schifo, per questi ominuncoli, lo provo.
Ma il nostro Paese è purtroppo figlio di questo berlusconismo, una classe politica ossessionata dalle cose piccole e incapace di volare alto.
E la cosa più assurda è – come dice Vittorio Zucconi su questo post che condivido in pieno – che il Parlamento della Repubblica non abbia un minimo di decenza per votare immediatamente la decadenza da senatore di questo individuo che con il suo comportamento criminale ha distrutto l’immagine che tanto faticosamente i nostri avi erano riusciti a dare al nostro Paese, annientando soprattutto il rispetto istituzionale che ciascun lavoratore pubblico dovrebbe avere in animo di provare. Come può un Brunetta qualsiasi accusare i dipendenti pubblici di essere fannulloni e di non servire il Pubblico quando è il suo capo e padrone il primo a non rispettare le Istituzioni di questo Paese?
Vada agli arresti domiciliari Berlusconi, si goda le innumerevoli dimore che possiede (chissà quante frutto di affari illeciti), si diverta con i suoi harem ma se vuole veramente bene al Paese come ha sostenuto nel suo remake del video messaggio del 1994, allora ci liberi da lui e dallo stuolo di cloni che ha creato.