Il falso problema

 In POLITICA

Continua a girare in rete una clip video, postata su youtube dall’unica emittente libera del nostro Paese, La Cosa, nella quale l’on. citt. dep. Carla Ruocco, del Movimento Cinque Stelle, interviene sul debito pubblico.

Poiché non possiamo certo dubitare della competenza della quasi quarantenne napoletana (domenica è il compleanno, auguri! Speriamo che non debba festeggiarli in aula!), funzionario tributario e abilitata all’esercizio della professione commercialista (quindi nemmeno scema in quanto non ingegnere), ci si trova spiazzati di fronte alle cifre che la dottoressa Ruocco che ovviamente hanno grande appeal nell’opinione pubblica della rete e dei social network.

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Oltre al fatto che parla di occupazione delle istituzioni, senza nemmeno guardarsi attorno e magari avrebbe notato che l’80 per cento dei parlamentari alla sua destra, quelli di PD e SEL per intenderci, sono nuovi, la cittadina pentastellata pone l’accento sulla cifra di oltre 2.041 miliardi di debito pubblico, definita come la più grossa rapina del secolo.

Ora naturalmente in questa sede non si vuol certo affermare che il debito italiano non sia elevato, tuttavia – in qualunque corso base di economia (credo persino alle scuole elementari) – si comprenderebbe che la cifra “assoluta” è una di quelle panzane da far rivoltare nella tomba tutti i geni matematici e fisici della storia dell’umanità!

In qualunque corso di economia si impara che i parametri per giudicare il debito non sono certo basati sulla cifra assoluta, che è una cifra senza senso se non viene analizzata nel suo rapporto con il PIL, nella sua sostenibilità in termini di rifinanziamento, tassi di interesse e di spread, quel famoso termine che per i pentastellati, con a capo il futuro Premio Nobel per l’economia Beppe Grillo, non conta nulla.

Eppure se gli onesti cittadini della rete si prendessero la briga di consultare quella stessa rete che essi idolatrano, scoprirebbero ad esempio – basta wikipedia – che certo il debito italiano non è in assoluto la cifra monstre che essi propagandano.

Scoprirebbero, per esempio, che il debito pubblico americano (federale) ha raggiunto e superato i 15.000 miliardi di dollari nel marzo scorso (circa 11.000 miliardi di euro), quindi 7,3 volte quello contratto dalla nostre finanze pubbliche, nonostante il rapporto fra le due popolazioni sia inferiore (un quinto).

Scoprirebbero per esempio che il debito pubblico europeo più elevato è quello tedesco, con una popolazione non di molto superiore a quella italiana. E che il debito pubblico giapponese si avvicina a quello statunitense.

Insomma la cifra assoluta non vuol dire una beneamata cippa!

Quindi forse il problema non è che il nostro debito sia di 2.500 o di 10.000 miliardi di euro! Ma la sua sostenibilità sui mercati finanziari internazionali e soprattutto la riduzione del rapporto fra debito e PIL perché come sa anche un bambino alle prime armi con le frazioni se il denominatore aumenta, il quoto/quoziente diminuisce. Ma se la parte bassa della frazione dimunisce ecco che allora quel rapporto schizza alle stelle!

È interessante questo intervento dell’esponente grillina perché ci fa comprendere come – da un punto di vista economico – questo movimento sia un ripetitore – su scala istituzionale – delle assurde teorie economiche di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che dall’alto della loro noia di anziani benestanti pensano che gestire la cosa pubblica sia la stessa cosa di un’associazione di volontariato o magari di un condominio di dieci appartamenti.

Nelle parole piene di rabbia, saccenteria, arroganza dell’on. Ruocco, c’è tutta la summa teologica della teoria economica del Movimento, quello che teorizza una decrescita (non metto l’aggettivo felice perché nella decrescita di felicità non ne vedo molta!) e una rinegoziazione del debito pubblico, mentre nel contempo parla di spesa sociale, sanitaria, educativa, come se questa spesa non fosse appunto … una spesa.

L’arroganza di questi personaggi, così ossessionati sugli stipendi dei parlamentari, sulle fatture e sugli scontrini, che adesso stanno addirittura facendo ostruzionismo per difendere il Parlamento dall’attacco alla Costituzione che i brutti e cattivi stanno compiendo (mentre magari dimenticano tutte le menate sulle Quirinarie, la marcia sul Quirinale provvidenzialmente fermata dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, la minaccia di piazza per circondare Montecitorio), è l’altra faccia della medaglia di una classe dirigente (che è unica e comprende anche il Movimento di Grillo ormai) ormai impantanata nel dibattito fra presunti esponenti della società civile (come non ricordare il meraviglioso noi siamo le parti sociali dell’ex capogruppo grillino Roberta Lombardi nell’ormai storico streaming con Bersani) e supposti esponenti della casta, parola ormai talmente tanto inflazionata da essere persino diventata inutile.

Se da un lato abbiamo una maggioranza bloccata dai reciproci veti, e in attesa della sentenza della prossima settimana sul processo Mediaset, dall’altro lato del Parlamento abbiamo il maggior gruppo di opposizione che non ha la più pallida idea di cosa significhi un governo di un Paese, confondendo assemblearismo con parlamentarismo, ignorando la basi, l’ABC, delle stesse istituzioni repubblicane, continuando a utilizzare le stesse identiche parole di Grillo e del Fatto Quotidiano senza avere né il talento comico dell’uno né l’autorevolezza giornalistica del secondo.

Così sbeffeggiano durante il loro ostruzionismo il Presidente della Repubblica, chiamandolo Re Giorgio, dopo che averne apprezzato le idee durante l’ultimo incontro che hanno avuto al Quirinale, squalificandosi essi stessi come a clown della legislatura, in un Parlamento che già era stato abbondantemente ferito a morte con la faccenda di Ruby nipote di Mubarak. Forse i presidenti dei due rami del Parlamento dovrebbe anche lasciare polemizzare ancor di più questi deputati pentastellati perché tanto si stanno screditando soli.

Su questo Marco Bracconi – su repubblica.it – ha ragione da vendere.

Questo fare le vittime senza mai assumersi una sola responsabilità è uno degli aspetti più irritanti dei cittadini a Cinque Stelle, e andrebbe contrastato nel merito con maggiore coraggio e determinazione politica.“, chiosa il giornalista del quotidiano on line.

E se non bastassero tutti questi episodi che ormai quotidianamente viviamo da quando al Parlamento c’è questo gruppo, rimando alla lettura di questo minipost sul blog dello stesso ex comico genovese:

Il M5S si dissocia dall’emendamento presentato dal suo esponente della Camera Girolamo Pisano“: ma come? Ma questo deputato non dovrebbe essere un mero portavoce dei cittadini? Com’è che ha presentato un emendamento non concordato con il proprio gruppo? Come un DC qualsiasi?

Se ci fosse il reato per truffa aggravata agli elettori e per circonvenzione di esasperati Beppe Grillo e i suoi andrebbero processati!

 

 

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